{{IMG_SX}}Amstetten (Austria), 1 maggio 2008 - Vivevano come prigionieri con il terrore di essere uccisi da un momento all'altro: Josef Fritzl, il padre austriaco che ha sequestrato la figlia per 24 anni obbligandola a un rapporto incestuoso che ha portato alla nascita di 7 figli, minacciava le sue vittime di avvelenarle con il gas se gli fosse successo qualcosa.


Sei esperti hanno effettuato delle "verifiche" nel rifugio sotterraneo di 60 metri quadri dove da decenni erano rinchiusi Elisabeth e tre dei suoi figli, per sapere se un simile diabolico meccanismo esisteva realmente, ha spiegato il portavoce della polizia criminale Helmut Greiner all'Afp. "Abbiamo controllato se del gas poteva veramente essere introdotto (nel sotterraneo, ndr) nel caso in cui gli fosse successo qualcosa", ha precisato.
"Andava verificato se si trattava unicamente di minacce per spaventare i suoi prigionieri, cioè la figlia e i suoi figli", ha aggiunto Greiner.
Gli esperti hanno esaminato inoltre il sistema di chiusura elettronica, con telecomando, della porta in cemento armato di 300 chili attraverso la quale il padre-padrone accedeva al bunker senza finestre. Secondo gli inquirenti, Fritzl ha spiegato di aver realizzato un'apertura automatica delle porte con un leggero "ritardo", ma di aver anche posto all'interno del nascondiglio, vicino alla porta, degli strumenti necessari per disinnescare il dispositivo nel caso in cui non fosse riuscito a raggiungere i suoi ostaggi.

Pare tuttavia che il padre-mostro avesse deciso di liberare i suoi detenuti: l'anno scorso avrebbe fatto scrivere una lettera alla figlia Elisabeth nella quale la donna spiegava che dopo la fuga nella setta voleva tornare a casa, ma che "non era ancora possibile". Le prove del Dna, ha spiegato l'agente Franz Polzer, dimostrano che Elisabeth, rinchiusa nella cella da quando aveva 18 anni, ha scritto la lettera alla sua famiglia. "Potrebbe avere programmato di mettere fine alla prigionia ad un certo punto", secondo Polzer.