{{IMG_SX}}Roma, 17 marzo 2008 - Nonostante le sofferenze causate da una grave forma tumorale, Chantal Sebire non ha il diritto di esser sottoposta a un'iniezione letale. Lo ha stabilito oggi un tribunale di Digione, chiamato a esprimersi su un caso che ha appassionato e diviso la Francia. Madre di tre figli, 52 anni, Chantal è dal 2002 affetta da un estensioneuroblastoma: una forma di tumore rara e dolorosa, che le ha sfigurato il volto.

 

Secondo la procura di Digione, la domanda di Chantal non rientra nei limiti di una legge del 2005 che vieta "l'accanimento terapeutico" e dà diritto a "lasciar morire" ma non legalizza l'eutanasia. La donna chiede di poter morire con un'iniezione di penthotal e ha dichiarato di esser pronta a recarsi in Svizzera, Belgio od Olanda: Paesi, questi, dove l'eutanasia è consentita dalla legge.

 

Il caso di Chantal ha avuto ampia eco nella stampa e nella politica francesi. Il presidente Nicolas Sarkozy si è detto "molto toccato" dalla vicenda e ha proposto di chiedere il parere di una commissione di esperti universitari. Il ministro della Giustizia Rachida Dati, invece, ha sostenuto che "non è permesso porre fine volontariamente alla vita di qualcuno".


La donna, un'ex insegnante madre di tre figli, ha detto di "non poterne più" e di essere pronta a recarsi in Svizzera, Belgio o Olanda per porre fine alle proprie sofferenze, se la Francia non risponderà al suo appello.
E' la prima volta che un caso simile - la richiesta di subire l'eutanasia da parte di un medico - si presenta in Francia, dove la legge sulla fine di vita, introdotta nel 2005, contempla in alcuni casi l'eutanasia passiva, il lasciarsi morire con la sospensione del trattamento medico, ma non permette ad un medico di intervenire attivamente per indurre la morte.


Residente a Plombieres les Dijon, Chantal Sebire soffre dal 2002 di un estesioneuroblastoma, una forma di tumore rara alla cavitá orale e alle vie aerodigestive.
Nel mondo si contano solo 200 casi negli ultimi venti anni. La malattia provoca una deformazione irreversibile del volto e sofferenze "atroci", come le definisce la stessa signora Sebire.


"Ormai sono arrivata al limite della sopportazione, mio figlio e le mie figlie non possono più vedermi soffrire così" scrive la donna, che non vuole suicidarsi e che si dice pronta a recarsi in Svizzera, Belgio o nei Paesi Bassi, dove l'eutanasia è consentita.


Il presidente Nicolas Sarkozy si era detto "molto toccato" dalla lettera ricevuta dalla donna e aveva proposto di richiedere un consulto medico "di professori universitari al massimo livello".
Per parte sua il ministro della Giustizia, signora Rachida Dati, aveva ribadito che "non è consentito porre fine volontariamente alla vita di qualcuno".


La sua vicenda sta rilanciando il dibattito sull'eutanasia in Francia. Un altro caso eclatante, quello del giovane Vincent Humbert, rimasto tetraplegico, muto e cieco dopo un incidente, era stato all'origine della legge del 2005. Humbert, che aveva pubblicato un pamphlet a favore dell'eutanasia rivolto all'allora capo dello Stato Jacques Chirac intitolato "Vi chiedo il diritto di morire", aveva ricevuto l'eutanasia dal suo medico con il consenso di sua madre. Ne era seguito un processo dal quale i due sono usciti prosciolti.