{{IMG_SX}}Gaza, 3 marzo 2008 - Dopo un'offensiva durata cinque giorni e costata la vita a oltre 115 palestinesi (metà dei quali civili) Israele ha ritirato all'alba di oggi carri armati e blindati dalla Striscia di Gaza. Hamas canta "vittoria", ma il premier israeliano, Ehud Olmert, ha minacciato nuove operazioni se non cesserà il lancio di razzi contro Israele che, afferma il capo dell'intelligence militare israeliana, sono di fabbricazione iraniana. Hanno un calibro di 122 mm e hanno una gittata di circa 20 chilometri, il triplo rispetto ai più comuni Qassam di fabbricazione palestinese, finora impiegati.

 

Israele ritiene che oltre 100 di questi ordigni siano stati fatti passare di contrabbando attraverso la frontiera con l'Egitto negli ultimi mesi. Sulla decisione di Israele di ritirarsi hanno influito le pressioni degli Stati Uniti, anche in vista dell'arrivo domani del segretario di Stato, Condoleezza Rice, che dovrà tentare di riannodare il dialogo tra Olmert e il presidente palestinese, il moderato, Abu Mazen.

 

"Siamo ancora nel mezzo di un'azione di guerra. Quella che c'è stata negli ultimi giorni non è stata un'operazione isolata", ha detto Olmert ascoltato dalle commissioni Esteri e Difesa della Knesset, "L'obiettivo è ridurre il lancio di razzi e indebolire Hamas". Questa mattina altri tre razzi 'qassam' sono caduti nella regione di Eshkol e un 'katyushà ha colpito un edificio ad Aschelona, senza fare vittime.

 

Il ministro degli Esteri italiano, Massimo D'Alema, ha sottolineato che l'esito della conferenza internazionale dello scorso novembre ad Annapolis è "appeso a un filo" e ha ribadito l'opportunità di aprire un dialogo con Hamas. "È difficile che vada avanti il processo di pace se non si apre il dialogo con la parte palestinese che governa a Gaza", ha detto il titolare della Farnesina in un incontro con la stampa estera. D'Alema, che ha sottolineato l'urgenza di una tregua, ha affermato che "non si può fare la pace con metà dei palestinesi e la guerra con gli altri".

 

Il capo del servizio segreto egiziano, Omar Suleiman, da tempo coinvolto nell'azione diplomatica per riannodare il dialogo israelo-palestinese, ha annullato una missione in Israele in segno di protesta, mentre in diversi Paesi arabi si sono svolte manifestazioni anti-israeliane. Un giornale cairota ha riferito che il viaggio di Suleiman, fissato per mercoledì, è stato rinviato a data da destinarsi.

 

Migliaia di palestinesi e siriani hanno manifestato a Damasco. Un centinaio di persone a Il Cairo. Diverse centinaia di scolaretti sono stati portati in piazza da Hezbollah a Beirut in segno di solidarietà con i bambini rimasti vittima dell'offensiva israeliana a Gaza.