{{IMG_SX}}Mosca, 2 marzo 2008 - Quarantadue anni, nato sotto il segno della Vergine e rinato sotto quello di Gazprom. Il nuovo Capo di Stato russo, Dmitri Medvedev, appare molto diverso per stile dal suo predecessore e mentore Vladimir Putin. E lontano anni luce dal primo presidente della Federazione Boris Eltsin. Medvedev è il prototipo della Russia moderna. Un po' sgobbona. Un po' cicala. Raffinato nel vestire, con qualche scivolone qua e là. Amante della musica rock. Appassionato di sport individuali. Sulla carta nessun legame con i Servizi di Sicurezza. Nel passato nessuna macchia significativa.


Il primo vice premier sale al Cremlino lasciandosi tre carriere alle spalle. La più significativa in Gazprom, per oltre 8 anni. E sotto Medvedev il colosso dell'oro blu ne ha viste di scintille. Non soltanto attraverso guerre del gas con i vicini ex sovietici. Ma battaglie intestine, lotte di potere, capovolgimenti: tutto è scivolato via a Medvedev come acqua su un impermeabile.

 

L'agosto del 2000 in molti se lo ricordano per la tragedia del sottomarino Kursk. Con i suoi marinai ingabbiati a morte sul fondo del Mare di Barents. Ma in quell'estate iniziò qualcosa di altrettanto storico. Benché ancora immerso negli abissi dell'economia russa. La velocità con cui Medvedev ottenne il controllo di Gazprom ha il suo start a giugno 2000, quando venne scelto in maniera del tutto inattesa come presidente del consiglio dei direttori. L'esperienza di lavoro non gli mancava, ma nessuno avrebbe potuto predire che l'esperto di libertà civili avrebbe sostituito alla testa di Gazprom, il creatore della società Viktor Chernomyrdin.

 

Dimostrando grande pazienza, per un anno Medvedev ha convissuto tranquillamente con l'amministratore della vecchia gestione Rem Viakhirev; tuttavia, a maggio 2001 il signore in questione viene sostituito da Aleksey Miller, oggi la vera figura chimerica della compagnia. Medvedev a febbraio 2002 cede a Viakhirev persino il posto di presidente del consiglio dei direttori. Ma ad agosto 2002 torna, e tiene Viakhirev come consigliere. Chi ha partecipato a una riunione del consiglio, non definirebbe la presenza di Medvedev "decorativa".


Passa da San Pietroburgo il filo rosso che lo collega al presidente uscente Vladimir Putin. Proprio nella capitale degli zar infatti, 17 anni fa, l'allora sindaco Anatolij Sobchak, raggruppò nella sua 'squadra', tutti i nomi oggi al vertice della politica russa: da Putin allo stesso Medvedev. Allora il futuro presidente di Gazprom insegnava all'università e aveva davanti un futuro da brillante avvocato. Sobchak, eletto sindaco il 12 giugno 1991, fu colui che l'8 settembre dello stesso anno cambiò il nome di Leningrado in San Pietroburgo. All'epoca - periodo di transizione per l'intero paese - i diritti sul nome da dare alla città dovettero essere difesi a livello internazionale. Da un giovanissimo legale portato in squadra da Putin: era appunto Medvedev.

 

Volto noto fuori dai confini nazionali. Dal Forum di Davos ai maxicontratti bilaterali del gas, firmati da Gazprom con le principali compagnie europee e mondiali, Medvedev è un personaggio di alto profilo, esponente della Russia liberale. Si augura come futuro collega a Washington qualcuno che assumi "posizioni moderne, piuttosto che quelli i cui occhi riflettono scorci del passato".

 

Nato nella città sul Baltico il 14 settembre 1965, Medvedev si è laureato alla facoltà di legge dell'università statale nel 1987. Dottore in scienze nel 1990. La sua prima nomina a primo vicepremier del governo russo è avvenuta il 14 novembre 2005. A Mosca era stato chiamato da Putin stesso nel 1999, nominato a dicembre dello stesso anno vice capo dello staff presidenziale.

 

Sposato con un figlio, Ilya. La futura first lady Svetlana è nota alle cronache mondane pre la sua passione per l'Italia, l'arte e le sfilate di moda milanesi.

 

Primo viaggio da quasi leader del Cremlino nel cuore slavo dell'Europa: in Serbia. Niente succede per caso. Il cuore più nazionalista dell'elettorato, si sa per chi batte. E oggi insieme con Putin, per il duetto finale. Davanti al presidium del consiglio per i progetti nazionali prioritari.

 

Putin è stato funzionale a Medvedev per vincere oggi. Ora però inizia un'altra musica. E come noto Medvedev preferisce l'heavy metal e il rock più duro alle sviolinate melodiche. Putin ha già annunciato che farà il premier, su invito dello stesso delfino. Ma l'equilibrio dei poteri tra un capo di governo forte e un presidente sempre più a suo agio, nel ruolo di leader supremo, potrebbe riservare sorprese alla stabilità. E si farà di tutto per ridurre il pericolo. Dal momento dell'insediamento, anzi anche prima, partirà la 'macchina' per affievolire il ruolo di influenza di Putin.

 

Dettaglio da non trascurare: sui cartelloni della campagna elettorale, dove Putin e Medvedev figurano uno accanto all'altro, non compare soltanto il tricolore russo. O il giubbottino da aviatore indossato da Vladimir Vladimirovich, che svecchia un po'. In fondo a destra un palazzo nuovo e una nave militare. Come dire, un Paese ancora tutto in costruzione. Una superpotenza militare che riemerge dalle acque. Per fare questo, un fantoccio non basta.