{{IMG_SX}}Rangoon, 25 ottobre 2007 - Il leader dell'opposizione birmana, Aung San Suu Kyi, ha lasciato la sua residenza di Rangoon per colloqui con un rappresentante della giunta militare al potere, sulla scia delle pressioni sul regime e della nuova missione nel Paese dell'emissario delle Nazioni Unite.

 


Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace, "ha lasciato la sua casa alle 14 locali (le 9 italiane). Deve incontrare il ministro del Lavoro in una residenza ufficiale", ha indicato una fonte dall'ex Birmania. Il ministro del Lavoro, Aung Kyi, è stato nominato l'8 ottobre dalla giunta militare birmana allo scopo di mantenere "relazioni" con il leader filodemocratico.

 


Il premio Nobel per la pace, privata della libertà per dodici degli ultimi diciotto anni e che presiede la Lega nazionale per la democrazia (Lnd), aveva lasciato l'ultima volta la sua residenza il 2 ottobre per incontrare a Rangoon l'inviato Onu Ibrahim Gambari. L'emissario, che dovrebbe tornare nel Paese a inizio novembre, aveva sollecitato che la giunta designasse un responsabile per mantenere contatti con l'opposizione.

 


Il leader della giunta, il generale Than Shwe, aveva incaricato l'8 ottobre Aung Kyi "di proseguire nel futuro i rapporti con Daw Aung San Suu Kyi". Alcuni giorni prima, Than Shwe aveva fatto un primo passo proponendo un colloquio con Suu Kyi, a condizione tuttavia che il leader filodemocratico abbandonasse la sua politica di "scontro" e di sostegno alla politica occidentale della "sanzioni".

 


Questa prima riunione odierna tra il leader dell'opposizione e un rappresentante della giunta arriva mentre la pressione internazionale sul regime militare birmano si sta intensificando.
"In modo molto chiaro, (la giunta) tenta di mostrare che incontra Aung San Suu Kyi e che intrattiene con lei discussioni", ha spiegato un analista della situazione in Birmania che vive in Thailandia, "Il regime percepisce chiaramente le pressioni e ha bisogno di dare una risposta, ma alcune riunioni non saranno sufficienti, il regime deve mostrare un'attitudine molto chiara", ha aggiunto l'analista.

 


Rappresentanti della Lega nazionale per la democrazia hanno indicato di essere a conoscenza di questa incontro tra il loro leader e il governo. La riunione non è stata neppure confermata dai diplomatici stranieri. "E' tempo che le discussioni (con la giunta) comincino", ha indicato un diplomatico straniero, sotto richiesta di anonimato, "Auspichiamo che si instauri un vero dialogo".

 


Gambari, attualmente in tour in sei Paesi asiatici per rafforzare la campagna mondiale a favore di una democratizzazione dell'ex Birmania, si recherà nuovamente nel Paese nella prima settimana di novembre. Oggi Gambari si è detto soddisfatto dei suoi incontri nella sua visita di due giorni in Cina e ha definito "molto buoni" i colloqui di ieri con il segretario di Stato cinese agli Affari esteri, He Yafei.

 


Le autorità di Rangoon hanno represso nel sangue a fine settembre le manifestazioni di protesta contro il regime, che hanno provocato almeno tredici morti. In totale circa tremila persone sono state arrestate in questo periodo: di questo, almeno cento monaci restano in carcere.