{{IMG_SX}}Gerusalemme, 23 agosto 2007 - I navigatori arabi frequentano i siti porno israeliani. Lo rivelano gli operatori di numerose pagine Web a sfondo pornografico, secondo cui una percentuale che varia dal 2 al 10% dei propri visitatori provengono da Paesi musulmani come l'Arabia Saudita, la Tunisia, la Giordania, l'Egitto e i Terrirori palestinesi. Ed è proprio per andare incontro a questi consumatori che molti web master hanno deciso di offrire servizi anche in lingua araba.

 

 


Nir Shahar, manager del sito porno 'Ratuv' (wet), dichiara a Yediot Ahronoth che la sua compagnia produce film porno che ha ambientazioni tipiche israeliane, con donne soldato, agenti donne del Mossad e poliziotte. Un'alta domanda per questi contenuti viene da Paesi che vengono considerati "stati nemici". Il video più popolare tra i clienti arabi è 'Nome in codice: investigazione profondà che descrive una "parodia sul caso Vanunu con agenti che investigano in senso erotico".

 

"Negli ultimi mesi - precisa Shahar - abbiamo notato un aumento di contatti dai paesi che non hanno relazioni diplomatiche con Israele, compreso l'Iran, l'Iraq, l'Arabia Saudita, il Kuwait e l'Egitto". Ed è proprio per soddisfare questa domanda che Shahar ha aggiunto una versione araba al suo sito. "Noi abbiamo ricevuto molti ringraziamenti dai navigatori arabi - prosegue -. Molti di loro chiedono se le donne soldato servono veramente nell'IDF".

 


A fargli eco è Gil Naftali, proprietario e operatore di un altro sito Web ebreo, SexV, secondo cui «noi abbiamo centinaia di contatti di navigatori che vivono in Paesi dove il porno è proibito. Non abbiamo una versione araba perchè per vedere foto e video non c'è bisogno di spiegazioni».

 


Stando alle statistiche, lo scorso mese si sono registrati oltre duemila contatti da Riad, la capitale dell'Arabia saudita. Il tempo medio trascorso dai navigatori sauditi su SexV è di 17 e 23 minuti. I dati mostrano inoltre che il 10 per cento dei visitatori del più popolare sito porno d'Israele, Domina, sono di lingua araba. "Questo perchè noi offriamo contenuti nella loro lingua", dichiara Tzahi, che lavora al sito. Nulla, poi, sembra fermare gli internauti sauditi in cerca di contenuti pornografici, nemmeno le difficoltà tecniche.

 

"In molti posti è proibito collegarsi con Israele: nel momento in cui si digita il suffisso ».co.il« il collegamento viene bloccato. Per questo i navigatori si appoggiano su un altro server e riescono a raggiungerci», spiega l'operatore. A muovere iniziative di questo tipo ci sono ragioni puramente economiche e il desiderio di mettere in contatto tra di loro le persone tramite il linguaggio internazionale del porno. «Israeliani e arabi non comunicano sul Web. Ideologia? No, è solo business - ride Tzahi -. Il porno non c'entra con la pace, ma almeno togliamo qualche soldo dai portafogli dei nostri nemici".