Londra, 4 maggio 2007 - Il testa a testa è finito. E gli incubi, per il Labour e per il Cancelliere Gordon Brown, diventano realtà: lo Scottish National Party ha vinto le elezioni, seppur di misura. Lo strapotere laburista in Scozia volge al termine - dopo ben 50 di vittorie consecutive. "In futuro potranno forse esserci altri governi laburisti", ha dichiarato un raggiante Alex Salmond, leader dell'SNP, "eppure mai più il Labour potrà pensare di avere per diritto divino il potere di governare la Scozia".



La strada, però, per il partito Nazionalista è tutt'altro che in discesa. Il margine, infatti, è minimo: 47 seggi per l'SNP, 46 per i laburisti. Seguono i Liberal-Democratici con 17, i Tories con 16, i Verdi con 2, e a chiudere il seggio vinto dall'indipendente Margo McDonald, ex membro dell'SNP e acerrima nemica di Salmond - una sorta di nemesi politica per il leader nazionalista. E ora, ironia della sorte, la McDonald potrebbe teoricamente avere nelle proprie mani il famoso ago della bilancia.



Più realisticamente, tutti gli occhi sono puntati sui Lib-Dem: con chi si alleeranno? Sir Menzies Campbell, leader dei Liberal-Democratici, ha detto chiaro e tondo che non ci sarò nessuna intesa se i nazionalisti proseguono nel loro obiettivo primario: l'indipendenza. "Noi siamo contro la secessione", ha detto Campbell, "questa è sempre stata la nostra posizione e certo non cambia". Dopo il verdetto delle urne, è il turno dei giochi politici. Con una maggioranza tanto risicata, non è ancora detto che Salmond divenga il prossimo 'first minister', il primo ministro scozzese.



Ma se così sarà, Gordon Borwn - scozzese anch'egli e quasi certamente il successore di Blair a Downing Street - dovrà rimangiarsi le parole dette all'inizio della settimana, ovvero che un rapporto tra lui e Salmond semplicemente "non potrebbe funzionare". "Ma non è pensabile", sottolinea il Guardian grazie alla penna di Iain Macwhirter, "che il futuro primo ministro della Gran Bretagna non parli con il leader del più grande partito scozzese".



Blair, dal canto suo, minimizza. "La gente", ha dichiarato il premier alla BBC, "pensava che il Labour patisse una disfatta totale, e così non è stato. Si paga sempre alle elezioni di medio termine quando si è al governo, ma questi risultati sono di ottimo auspicio per vincere le prossime politiche". Blair spera infatti di ripetere la performance del 2005, quando il Labour vinse le politiche nonostante la batosta delle locali targate 2003.

Si votava infatti anche per le amministrative in parte dell'Inghilterra e per il parlamento autonomo del Galles. Secondo le proiezioni BBC, i Conservatori totalizzano il 40% delle preferenze su base nazionale, mentre i laburisti si fermano al 27%, un punto in più rispetto alle locali dell'anno passato - il risultato più basso mai ottenuto dal Labour. C'è da dire che l'anno scorso le elezioni non coinvolgevano 39 milioni di cittadini come quest'anno.

Nello specifico - mentre si aspettano i risultati definitivi in Inghilterra - i Conservatori guadagnano ben 830 seggi consolidando la loro presenza sul territorio inglese con 5.074 scranni rispetto ai 1.794 dei laburisti - che ne perdono invece 477. Oltre la soglia dunque dei 600 posta da David Cameron per centrare un risultato incoraggiante in vista delle politiche del 2009 o del 2010. Il giovane leader dei Tories canta ovviamente vittoria e definisce la performance "strabiliante". "Siamo maggioranza", ha detto Cameron, "e parliamo a nome di tutto il Paese. Il partito si trova veramente dove dovrebbe essere e da ora in poi possiamo guardare al futuro con positività".


Per quanto riguarda il Galles, invece, il Labour rimane la prima forza nell'Assemblea anche se deve cedere tre seggi. Circostanza che non impedisce a Nick Robinson, commentatore politico della BBC, di definire il risultato dei laburisti "misero, anche senza paragoni con gli avversari".