Romanzo 1984 vietato a Minsk: quando un libro fa paura

Al bando il capolavoro di Orwell sul totalitarismo. Ma Lukashenko non è il solo: dal romanzo maledetto di Huxley ai versetti censurati di Rushdie

L’autore inglese George Orwell, pseudonimo di Eric Arthur Blair (1903-1950)

L’autore inglese George Orwell, pseudonimo di Eric Arthur Blair (1903-1950)

Roma, 20 maggio 2022 - Può un libro intimorire un tiranno? Chi ne dubitava, certo che un’altra tirannia, quella di Internet, avesse preso il sopravvento, si deve ricredere. Sì è possibile. Per esempio ‘1984’ di George Orwell. Fu scritto 73 anni fa, ma la sua metafora graffiante e profetica costituisce tuttora una minaccia per i cattivi della Terra. E non solo per i cattivi.

Tiranni. Limitiamoci ai cattivi. L’aggancio viene da Minsk, capitale della Bielorussia. Lo rivela un giornale ucraino. Il presidente, anzi il dittatore bielorusso Aleksandr Lukashenko è il più ardente alleato della Russia di Putin. Ebbene Lukashenko ha ordinato di mettere al bando ‘1984’. Sequestrate le copie non solo nelle librerie ma anche nelle case private come è accaduto a Andrei Yanushkevich, editore. Costui naturalmente è stato arrestato. Due anni fa, nel pieno delle proteste anti regime, aveva osato pubblicare in lingua bielorussa il notissimo romanzo. Un romanzo distopico, nel senso che nel 1949, quando fu scritto, descriveva l’oppressione, la repressione, la censura che già venivano praticate da quello che i comunisti di casa nostra descrivevano invece come il paradiso socialista del riscatto proletario e dell’eguaglianza.

Vendite. Il divieto di Lukashenko per ora si riferisce alle edizioni in lingua bielorussa. Non a quelle in lingua russa. E’ presumibile che venga esteso. Il motivo? Orwell è vendutissimo anche in Russia. Il suo ministero della Verità somiglia molto alla disinformazione confezionata dentro le mura del Cremlino. Anche Putin presumibilmente sa quanto i libri abbiano influenzato, condizionato, cambiato la storia del mondo.

Rivoluzioni. Nel 1917 Lenin e compagni trovarono le radici nel Capitale di Marx. Quell’utopia liberticida tradotta in pratica creò a sua volta le fondamenta di uno dei due mostruosi totalitarismi del ventesimo secolo. L’altro totalitarismo era il nazionalsocialismo tedesco. Anch’esso nato da un libro, deprecato nell’Europa liberale. L’aveva scritto un certo Adolf Hitler. Già nel suo Mein Kampf, la Mia Lotta, si potevano anticipare gli orrori che ne sarebbero seguiti. Dalla criminale spartizione della Polonia fra Germania e Unione Sovietica, all’invasione di mezza Europa, allo sterminio degli ebrei, mentre il complice e poi nemico Stalin non aveva bisogno di alcun libro per sterminare a sua volta milioni di kulaki e invadere la Finlandia.

Destini. Nota J. Rufus Fears nel suo enciclopedico Books That Changed History (Libri che Hanno Cambiato la Storia): da secoli, certamente da Guttenberg in poi, i libri hanno cambiato i destini dell’umanità. Nel bene e nel male. Dal Principe di Machiavelli sul cinismo del potere a Alexis de Tocqueville che magnificava la giovane democrazia americana mentre l’Europa tornava alla restaurazione prerivoluzionaria. Da Guerra e Pace di Tolstoi al John Steinbeck delle discriminazioni sociali nella Grande Depressione. Da Adam Smith sul primato del mercato libero al libretto di Mao che quel mercato demonizzò e infiammò le epurazioni delle guardie rosse. Una menzione a parte va a Aldous Huxley. Il suo A Brave New World, Un Mondo Nuovo, è un capolavoro di finzione satirica. Fu scritto nel 1932 e si proponeva di mettere in guardia l’umanità dagli effetti dell’espansione di un progresso biotecnologico senza controlli. Ma la sua finzione non venne presa come tale in un’Europa alle prese con l’ascesa al potere di Hitler. Anzi l’intellighenzia nazista se ne sentì confortata. Il suo Mondo Nuovo si basava sulla riproduzione genetica di una razza superiore. Bambini uno eguale all’altro, con l’eliminazione clinica delle nascite difettose e con incentivi economici ai coniugi desiderosi di figliare abbondantemente. Ma con un obbligo inderogabile: i genitori avrebbero dovuto produrre un certificato di "purezza razziale". Era un monito, una visione, un paradosso contro aberrazioni che poi si sarebbero materializzate sul serio. Huxley come Orwell precorreva i tempi per scongiurarne il pervertimento.

E 33 anni fa gli ayatollah iraniani censurarono ’I versetti satanici’ di Salman Rushdie: la fatwa che lo colpì e lo costrinse a nascondersi per nove anni. In realtà di sacrilego non c’era nulla, era in gioco il potere politico. Nell’Islam fondamentalista religione e potere sono la stessa cosa. Sono l’essenza della teocrazia.