Una lettera al giorno: Y come Yes man

Complice il taglio dei parlamentari i segretari si sono circondanti di fedelissimi a scapito di competenti. Dopo il voto, la resa dei conti

Matteo Salvini, segretario della Lega

Matteo Salvini, segretario della Lega

C'è una nuova categoria politica in queste elezioni: gli esclusi. Quelli che pensavano di avere il biglietto per il parlamento si sono ritrovati cancellati. Complice il taglio dei parlamentari, in quasi tutti i partiti hanno fatto un bel repulisti di persone in qualche modo scomode, forse perché non a sufficienza yesman o forse perché troppo yesman schierati sul segretario, insomma, una bella flotta di persone ha toppato, in modo vario e variegato,il rush finale verso le urne. La rabbia per l’esclusione in molti casi è stata tanta, al netto di promesse abbastanza aleatorie di un ripescaggio nel grande calderone del sottogoverno.

Tra i più contestati, sul fronte della compilazione delle liste, ma soprattutto per la scelta di inserire dentro prima i suoi fedelissimi, poi tutti gli altri, è stato Matteo Salvini. Che nella Lega, per scherno, hanno paragonato ad Enrico Letta, che con le liste del Pd ha fatto più o meno la stessa cosa. Ma ora che ci si avvicina alle urne e che le previsioni non promettono nulla di buono per il Carroccio, forse addirittura superato dai 5 stelle nel prossimo Parlamento, ecco che questa scelta di favorire gli yesman a scapito di chi ha lavorato duro negli anni dentro il partito, ma casomai non è simpatico a Salvini, si potrebbe trasformare in una resa dei conti drammatica per la segreteria della lega. Si dice, soprattutto dopo il raduno di Pontida, che se davvero la Lega scendesse sotto il 10% il Capitano dovrebbe lasciare la segreteria immediatamente.

Questo il refrain, secondo quanto ricostruito attraverso fonti di primo piano del partito, che circola tra i big di via Bellario. "Ai competenti sono stati preferiti gli yes man, è stata premiata la fedeltà al segretario anziché le capacità dei singoli", spiega un big leghista. Come a dire; Salvini teme per il suo futuro e si è circondato di fedelissimi per blindare la poltrona. Accuse pesantissime, che vedono però, già da tempo in corsa per la segreteria del Carroccio il governatore friulano Massimiliano Fedriga. L’iniziativa capeggiata dall’ex numero uno alla Camera e oggi presidente della Conferenza delle Regioni è stata ribattezzata dal Foglio come la “cordata dei duchi”, forse perché chiamarli dogi sarebbe stato segnare troppo l’impronta di Zaia. Ma così è. Subito dopo le urne, dunque, ci saranno parecchie rese dei conti, contro quelle segreterie che si sono circondate di yesman e hanno comunque perso la partita. Insomma, il 26 settembre sia i fedelissimi dei segretari di Lega e Pd potrebbero avere un brutto, bruttissimo, risveglio..