Ci sta capendo davvero poco. Perchè, alla fine, dalla campagna elettorale è sparito il ‘feticcio’ che pareva, all’inizio, il più ingombrante. E, forse, anche il più pericoloso: il sovranismo. Alla fine - perché ormai manca davvero poco alle elezioni - scopriamo che quello che governava con Draghi è improvvisamente caduto dal letto e ha riscoperto la vena perduta del movimentismo e il territorio del Nord. Quella che a Draghi si opponeva, sembra ora Draghi in gonnella.
Davvero, quali miracoli compie una crisi economica alle porte, quali giravolte e quali ripensamenti costringe a fare. Però, tant’è. Eppure, il sovranismo c’era eccome, le posizioni estreme pure, ma alcuni commentatori ritengono che il neo atlantismo di Salvini e Meloni – cioè diligentemente allineate all’Occidente e alla NATO – siano scelte dettate solo dall’opportunità, cioè quella di mostrarsi moderati e istituzionali e garantirsi così un atteggiamento non ostile dei principali alleati internazionali dell’Italia, fra cui Unione Europea e Stati Uniti. È questo un dibattito che nei mesi scorsi si è sviluppato soprattutto sui giornali stranieri: prima con un articolo di analisi dell’edizione europea di Politico, poi con un pezzo del NYT scritto dall’attivista e politologo David Broder. In questi testi si spiega che Salvini ha capito che per evitare di farsi superare dal M5S e finire quarto doveva rispolverare un po’ di movimentismo, l’unico motore che, appunto, muove i voti. Per questo ha ripreso a martellare contro le sanzioni alla Russia, a parlare di generosi scostamenti e ha perfino costretto il povero Giancarlo Giorgetti a battere la Valtellina in felpa, come un candidato qualunque. Ma l’impressione è che sia tardi, troppo tardi. Il governo con Mario Draghi, resta una pietra tombale su ogni credibilità sovranista o - appunto - barricadera.
E poi la Meloni. Per anni ha battuto criticando spesso le decisioni di politica estera di Stati Uniti e Ue per noi della fascinazione per Putin e la Russia. Per anni, per esempio, aveva chiesto di rimuovere le sanzioni europee decise contro la Russia dopo l’invasione e l’annessione della Crimea, come del resto faceva in quel periodo tutta l’estrema destra europea, per non parlare dell’insofferente verso alcuni settori della società come la finanza e i media, strizzando l’occhio sempre a Putin. Ecco, tutto questo adesso non c’è più. Il sovranismo è dunque morto? Macché, è solo sepolto male. Le radici, a destra, non le dimenticano mai, le nascondono solo per cogliere l’opportunità del momento. L’elettore sovranista, dunque, non ha di che temere…