Governo, Salvini vicepremier. Ultima offerta al posto del Viminale

Torna l’ipotesi di un vertice a tre, con Tajani e il leader della Lega al fianco della Meloni

Matteo Salvini (Lega)

Matteo Salvini (Lega)

Roma, 9 ottobre 2022 - Giorgia Meloni ieri aveva deciso di staccare un giorno e restare in casa con la figlia Ginevra. Ma un giorno di quiete è vietato, per la premier in pectore. E così ecco che ieri vola a Milano per partecipare, nella villa di Arcore, all’incontro con il padrone di casa, Silvio Berlusconi, e l’altro ospite, Matteo Salvini.

La nota finale è unitaria e secca. Molto formale. Dice, in buona sostanza il nulla: "Si è conclusa la riunione tra Meloni, Salvini e Berlusconi. I leader si sono confrontati sulle prossime scadenze istituzionali e sulla necessità di avere un governo forte e capace di rispondere alle urgenze del Paese, a partire dall’emergenza dovuta ai costi dell’energia. Sono stati fatti importanti passi avanti in questa direzione ed è volontà comune del centrodestra procedere più speditamente possibile per formare l’esecutivo".

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Il vertice è stato breve, poco più di un’ora, ma le scadenze urgono: elezione dei presidenti delle Camere e formazione del governo. Una sciarada difficile. Il messaggio della presidente di FdI a Salvini e Berlusconi è stato secco: "Se e quando dovessi ricevere dal capo dello Stato Sergio Mattarella l’incarico di formare un governo, io voglio essere pronta subito. Le urgenze del Paese sono così pressanti e le questioni in ballo così importanti che non possiamo perdere tempo".

I tre leader del centrodestra si sono lasciati con l’impegno di rivedersi nei prossimi giorni. Nel prossimo incontro sarà affrontato il tema delle presidenze delle Camere, che è impellente: giovedì, al Senato, si inizierà già a votare mentre, alle Camere, si ritarderà al massimo di un giorno.

Qualche schiarita arriva su chi saranno i nuovi presidenti delle due Camere: Ignazio La Russa al Senato, Giorgetti o Molinari alla Camera. Ancora molti dubbi sulla formazione del governo, invece. Sia per quanto riguarda i dicasteri chiave, sia su un’altra scelta. È giusto, o meno, avere due vicepremier (l’onnipresente Salvini e il non meno presente Tajani) che circondino la Meloni, in una sorta di cordone sanitario che lei non vuole? Un busillis ancora aperto. Un sacrificio cui la premier in pectore potrebbe cedere solo perché, così, si libererebbe della (fastidiosa) Opa lanciata da Salvini sul Viminale.

In cambio del ruolo di vicepremier e di un dicastero minore come l’Agricoltura, il Capitano rinuncerebbe agli Interni e – chissà – Tajani mollerebbe gli Esteri. Ma è ancora tutto in aria. Filtra solo, dalla Lega, che Salvini "non ha avanzato alcuna pretesa né rivendicazione personale", ma ha ribadito un "concetto generale, per la Lega: ha in mente nomi all’altezza dei ruoli, nessun tecnico". L’obiettivo è "trovare la quadra per un governo di centrodestra all’altezza". In teoria, è quanto vuole anche Meloni. Ma i desiderata dei due non collimano.