Roberto Castelli: "La mia Lega non esiste più. Salvini ha sbagliato"

L'ex ministro: "Il Nord non è più rappresentato e i Cinque Stelle sono la Lega del sud". E su Bossi...

Umberto Bossi e Roberto Castelli in Parlamento

Umberto Bossi e Roberto Castelli in Parlamento

Roma, 28 settembre 2022 - "La mia Lega non esiste più e ormai il Nord non ha più un partito che lo rappresenti". L'ex ministro Roberto Castelli, 76 anni, tessera della Lega Lombarda dal 1987, non riesce a nascondere l'amarezza del dopo voto. Non solo per il risultato elettorale (9%), quanto soprattutto per il futuro del movimento che deve registrare addirittura la mancata rielezione del suo carismatico fondatore, Umberto Bossi, di cui Castelli è sempre stato un fedelissimo. La bocciatura del "senatur" è in qualche modo la cifra di un arretratmento, di svolta epocale che pone seri dubbi sulla leadership di Matteo Salvini e sulla proposta politica del Carroccio.

Un colpo duro, la mancata elezione di Bossi? "Durissimo da digerire, lo confesso. Al di là dell'aspetto umano che mi lega a lui, Umberto Bossi è stato l'anima della Lega e ha segnato un'epoca nella storia politica italiana. E sia chiaro, non è colpa di nessuno: era il primo della lista, quindi nessuno sgambetto. Semplicemente Umberto è stato travolto dal tracollo della Lega".

L'ha sentito? "No". 

Tutta colpa della strategia di Salvini? "Salvini semplicemente non ha capito il cambiamento nell'elettorato. Ai miei tempi la campagna si faceva in strada, attaccando di notte di cartelli elettorali e stando in mezzo alla gente. In quegli anni c'era un voto di appartenenza: l'operaio votava comunista, gli scontenti del nord noi. Oggi l'elettorato è erratico, cambia e segue di più l'onda. E se non riesci a distinguerti fai una brutta fine, come è accaduto a Renzi ad esempio".

Salvini ha dimenticato il nord insomma? "Il primo errore è stato proprio togliere la parola "Nord" dal simbolo del partito, che per me è stata una ferita. Poi non si è più parlato di autonomia, che era alla radice della nostra proposta: è normale che poi si sia perso consenso soprattutto al nord. Da vecchio federalista e autonomista, io stesso non mi sento più rapprsentato da alcun partito".

Maroni ha chiesto un cambio alla guida delle Lega. Che ne pensa? "Non mi interessa il cambio di segretario, serve un cambio di programma, altrimenti rischiamo di fare come il Pd. Non sono gli uomini sbagliati, è il progetto che manca".

Come farà la Lega di Salvini a recuperare terreno? "Guardi, non lo so. So solo che sarà difficile: i voti persi non tornano più facilmente, come dimostra la parabola di Forza Italia. L'unica eccezione è il Movimento 5 Stelle: con il reddito di cittadinanza Conte è riuscito a trasformarlo nella Lega del sud, una cosa tristissima ma molto reale".  

Il reddito di cittadinanza come l'autonomia? "No, non scherziamo. Quello dei 5 Stelle suona come un voto di scambio, la nostra è da sempre una proposta politica precisa. Il vero punto è che oggi non c'è più alcun partito che porta avanti gli interessi del nord, degli imprenditori e di quel tessuto economico che tieni davvero in piedi il paese. Parlo dei 50 miliardi di residuo fiscale che in Lombardia: al sud chiedono le strade e paga Roma mentre noi se le vogliamo fare, le dobbiamo fare a pedaggio".