Venerdì 19 Aprile 2024

Renzi-Nardella, c'eravamo tanto amati: attacchi e polemiche tra gli ex amici fiorentini

Dal ticket a Palazzo Vecchio nel 2014, quando Matteo aveva in mano il Pd, alla rottura deflagrata con l'ultima campagna elettorale

Dario Nardella e Matteo Renzi in una foto ormai "d'epoca"

Dario Nardella e Matteo Renzi in una foto ormai "d'epoca"

Firenze - Il sigillo dell'alleanza Renzi-Nardella arriva pochi giorni dopo il San Valentino 2014. Il 17 febbraio l'allora sindaco di Firenze, il rottamatore Renzi, dopo aver ricevuto dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano l’incarico di formare il nuovo governo, nel suo ultimo atto come primo cittadino nomina Dario Nardella, deputato dem, vicesindaco 'reggente' di Firenze con il compito di guidare la città fino alle elezioni del maggio 2014. Dopo aver votato la fiducia al governo Renzi, Nardella rassegna le dimissioni dalla carica di deputato  e prende nuovamente casa in Palazzo Vecchio. Poi primarie ed elezioni comunali: Nardella diventa sindaco benedetto da Renzi. Patto di ferro tra i due giunto all'apice.

Il momento più distante tra i due, Dario candidabile alla nuova segreteria del Pd dopo la sconfitta alle Politiche del settembre 2022 e Matteo, leader di Italia Viva, stratega della mossa del cavallo che lo ha portato ad accodarsi ad Azione di Carlo Calenda, a due passi da un campo di tennis. Sabato sera a Firenze entrambi sono spettatori della semifinale dell'Atp 250 a Palazzo Wanny, stessa fila della tribuna, ma molto distanti. Epilogo di un sabato movimentato e di giorni di accuse. Motivo (o pretesto?) l'aumento esponenziale delle multe da velocar a Firenze. "L'idea di una pubblica amministrazione borbonica che fa cassa coi problemi dei cittadini è inaccettabile. Non si può governare con un atteggiamento in cui il cittadino, specie in un momento di crisi come questo, fa da bancomat alla città. A Firenze negli ultimi tre mesi c'è stata una esplosione di multe, +620%: questo è solo per far cassa. La lotta per la sicurezza stradale è per me una delle priorità più importanti da quando faccio politica", dice Renzi annunciando il lancio di una petizione popolare a Firenze su questioni di sicurezza stradale.

Il sabato di Renzi è un uno-due contro il già amico Nardella. Prima lo attacca dai microfoni di Sky Tg24 in diretta da Firenze e poi rincara la dose in una conferenza stampa tenuta in una bar davanti a Palazzo Vecchio. "Lui ha bisogno di litigare con me per un motivo molto semplice, perché se uno litiga con Renzi come minimo nel Pd lo fanno segretario nazionale". E poi: "Per fare il sindaco di Firenze bisogna avere uno molto forte che ti spinge come è successo a Nardella: a lui è successo quando ho deciso di mandare la Saccardi in Regione, Giani in Regione e Nardella vicesindaco. Era un momento in cui me lo potevo permettere perché avevo il 40% nel Paese e il 60% a Firenze e facevo il sindaco. Oppure lo decidono i cittadini. Il prossimo sindaco non lo decideranno Nardella e Renzi: lo decideranno i cittadini".

Insomma, zero diplomazia e attacchi ripetuti. Nardella preferisce non replicare. Il Pd manda avanti i segretari cittadino e provinciale: "Bizzarro che il leader nazionale di Iv Matteo Renzi abbia deciso di esporre le sue critiche da un locale davanti a Palazzo Vecchio, i problemi si risolvono dentro il Comune, non al bar di fronte. E altrettanto bizzarro ci pare il fatto che lanci una petizione popolare dato che non è all'opposizione ma è al governo della città con un suo assessore", dicono il segretario metropolitano Pd Monica Marini e quello cittadino Andrea Ceccarelli.  

Già in campagna elettorale Renzi aveva attaccato Nardella per le posizioni 'ondivaghe' sul potenziamento dell'aeroporto di Firenze e gli aveva chiesto di votare per il Terzo polo e non  per Ilaria Cucchi (Sinistra italiana) che sullo scalo aveva mostrato 'titubanze'. Il sindaco di Firenze aveva glissato e confermato il voto per la coalizione di centrosinistra. Poi il flop elettorale e la corsa per la segreteria. Nardella entra in campo e alla direzione del Pd dice: "Qualcuno ha teorizzato in questi giorni che il 'Pd è morto', il 'Pd non serve più a niente'. Vorrei dire a queste persone, a partire da coloro che sono stati nel nostro partito e poi lo hanno abbandonato, che noi non abbiamo bisogno di curatori fallimentari o avvoltoi, ma di sognatori e di persone generose, orgogliose della propria storia". E via a nuove polemiche tra i due. 

Mai stati così distanti. Renzi leader di Italia Viva, lontanissimo anni luce dal vertice dem e accasato con Carlo Calenda. Nardella guida del fronte dei sindaci, forza intrinseca del Pd che ora più che mai alza la testa e vuol incidere nel partito prossimo futuro. C'era una volta l'alleanza tra l'ex Margherita Matteo e il giovane Ds, prodiano e vicino a Vannino Chiti, ex ministro e governatore della Toscana, Dario. Entrambi dentro il Pd per anni in solida alleanza. Ora profondamente divisi e non solo sulla tribuna del torneo di tennis.