Venerdì 19 Aprile 2024

Non solo Renzi-Letta, quando la politica è una questione di feeling

Una lunga storia di simpatie e antipatie. Basta pensare a Craxi e De Mita

Il passaggio di consegne fra Letta e Renzi nel 2014, dopo il famoso 'stai sereno Enrico'

Il passaggio di consegne fra Letta e Renzi nel 2014, dopo il famoso 'stai sereno Enrico'

9 agosto 2022 - Se ci fossero stati i media di oggi, chissà quanti "stai sereno" avremmo registrato nella storia della politica. Che, come è noto, non è fatta solo di strategie, dinamiche nazionali e internazionali, equilibri economi, rapporti di potere. Questo, senza dubbio. Ma come tutte le cose che camminano sulle gambe degli uomini, la variabile rapporti umani è  tutt'altro che secondaria. Feeling, simpatia, antipatia: impossibile non tenerne conto. Senza andare alla storia più lontana che monitorata distrattamente questo connotato, possiamo partire ricordando la antipatia tra Craxi e De Mita che ha reso spesso difficile e tumultuosa la navigazione dei governi di centro sinistra. P

ochi mesi prima di morire, De Mita ha confidato in una intervista: "Mi ha fregato una volta, la seconda si è fregato da solo. Io i socialisti non li conoscevo, erano un po’ saccenti e superbi… se dovessi dire che lavoravo per l’alleanza con loro direi una bugia. Io ho avuto buoni rapporti con i vecchi socialisti appena eletto parlamentare, personaggi di grande saggezza poi fatti fuori da Craxi. Ma c’è un episodio. Io Craxi non lo conoscevo, ero a Roma e uscivo dall’albergo accompagnato da Marcora. Lui e Craxi erano amici politici, entrambi di Milano, Marcora lo saluta e lui risponde con una volgarità. Io rimasi un po’ così…".

Per venire ai giorni nostri,  gli esempi si sprecano oltre al classico Renzi-Letta che ha ristretto nelle ultime settimane il campo largo del centro sinistra e allargato le possibilità di vittoria del centro destra il prossimo 25 settembre.

Ricordiamo ad esempio il discorso di Conte il 20 agosto del 19 in Parlamento dopo il ritiro della fiducia della Lega al governo giallo verde in cui accusò Salvini, che stava seduto di fianco a lui, di inseguire obiettivi personali. Giudizio politico, certo, ma anche sfogo rincorso verso un compagno di viaggio che non aveva mai amato. Assolutamente ricambiato. Un po' come l'amicizia,  tra virgolette, tra Di Maio e Salvini, o tra Di Maio e Grillo. Mai sbocciata la prima, e sfiorita la seconda. Il tutto non senza conseguenze, come vediamo, su alleanze politiche e tenuta dei governi. Con una morale, se vogliamo. Che la simpatia tra leader non è richiesta. Ma l'antipatia rischia di essere spesso cattiva consiliera.