Giovedì 25 Aprile 2024

Elezioni: 12 domande a Letta e Meloni. I programmi di Pd e FdI a confronto

Dal fisco alle pensioni, dal reddito di cittadinanza alla riforma del lavoro. E poi ancora la politica estera, il ruolo dell'Italia in Europa, la gestione del nodo migranti. Le posizioni dei due leader

Enrico Letta e Giorgia Meloni

Enrico Letta e Giorgia Meloni

Il forum di QN: dopo Carlo Calenda e il Terzo Polo, prosegue con il segretario del Pd e la presidente di Fratelli d'Italia il nostro ciclo di confronti con i leader delle coalizioni al voto. 

1. Le misure di riforma fiscale per famiglie e imprese da fare subito? 

2. Che cosa contesta delle proposte fiscali degli altri competitor?

3. Come agire per contrastare il caro energia e il crollo del potere d'acquisto dei salari?

4. Quali interventi intendete mettere in campo per rendere flessibili le uscite pensionistiche?

5. Correggere o cancellare il reddito di cittadinanza?

6. Quali misure per sostenere il lavoro povero e contrastare l’instabilità dei contratti?

7. Quali soluzioni per fronteggiare e regolare l’immigrazione clandestina?

8. Quale ruolo deve avere l’Europa nella gestione dei flussi migratori? 

9. Quali interventi ipotizzate per rendere più sicure le città anche a tutela delle donne?

10. Russia e Cina rappresentano minacce incombenti per l’Occidente: come tutelarsi?

11. Sull’atlantismo che ruolo deve avere l’Italia anche in termini di spese militari? 

12,L'Europa mostra fragilità nei meccanismi decisionali: come riformarla?

1 - Le misure di riforma fiscale per famiglie e imprese da fare subito?

Letta: abbassare le tasse sul lavoro - La prima cosa da fare è abbassare in modo radicale le tasse sul lavoro, per alzare le buste paga fino a una mensilità in più a fine anno: è possibile farlo subito, tagliando i contributi Inps a carico dei lavoratori. Con il Pnrr, l’Italia si è impegnata in maniera vincolante a recuperare oltre 12 miliardi di evasione fiscale entro il 2024: la nostra proposta è destinare tutte queste risorse al taglio delle tasse sul lavoro.  Si tratta non solo di un’operazione di giustizia sociale, ma anche di un messaggio culturale fortissimo. Altrettanto importante è semplificare il fisco. Penso alle detrazioni fiscali: dovrebbero aiutare il ceto medio, ma di fatto oggi rappresentano un sistema così complicato che riesce ad usufruirne a pieno solo chi può permettersi un eccellente commercialista. È un paradosso. Noi proponiamo di trasformare le detrazioni in trasferimenti diretti sui conti correnti degli italiani, le tecnologie per farlo oggi esistono. Così come esistono le tecnologie per superare finalmente il sistema saldo-acconto per le partite Iva: l’alternativa che proponiamo è l’introduzione di un’opzione di autoliquidazione mensile delle imposte per partite Iva, autonomi e liberi professionisti.

Meloni: maxi aumento dell'assegno per i figli - In Italia non c’è mai stata una seria scelta di campo per sostenere famiglie e natalità. Nel corso della legislatura vogliamo portare a regime il quoziente familiare, in modo che la tassazione tenga conto del numero dei figli a carico. Intendiamo aumentare del 50% l’assegno unico per ogni figlio, portandolo a un massimo di 260 euro e fino a 300 euro per il primo anno di vita del bambino. Ha un costo di circa 6 miliardi, che possono essere recuperati dai troppi bonus inutili. Per le imprese puntiamo su taglio al cuneo fiscale e riduzione della tassazione per chi crea ricchezza e posti di lavoro in Italia con la formula “più assumi e meno paghi”.

2 - Che cosa contesta delle proposte fiscali degli altri competitor?

Letta: la flat tax è ingiusta, aiuta solo i ricchi - Sono ingiuste, creano debito, si tradurranno in tagli alla spesa sociale: ospedali, scuola, assistenza. Su questo - il mix debito pubblico e tagli lineari sulla carne viva del Paese - Tremonti è il maestro indiscusso. Meloni lo ha richiamato in servizio, candidandolo. Evidentemente non era bastato ad entrambi mandare col governo Berlusconi (di cui tutti e due facevano parte) il Paese sull’orlo della bancarotta. La verità è che la flat tax abbassa le tasse principalmente agli ultra-ricchi, con la conseguenza di tagliare i servizi pubblici essenziali di cui usufruiscono soprattutto le persone con redditi medi e bassi. E il programma di coalizione di destra non parla neanche una volta di lotta all’evasione fiscale. Non è una dimenticanza, è un segnale politico. Si continua a strizzare l’occhio a un certo tipo di elettorato, a scapito degli interessi collettivi.

Meloni: verso una tassa piatta per tutti - La sinistra ha una passione smodata per le tasse e ogni proposta è buona per rilanciare qualche forma di aumento della pressione fiscale o di patrimoniale. FdI ritiene che l’unica strada sia quella di favorire lo sviluppo economico e la produzione di ricchezza perché così si genera maggior gettito fiscale con cui garantire servizi, realizzare investimenti e far calare il debito. Dobbiamo offrire un quadro stabile e favorevole alla crescita. Un esempio concreto: molti titolari di Partita Iva in regime forfettario rinunciano a fatturare più di 65 mila euro, o peggio ricorrono all’evasione, per non uscire dalla flat tax. Proponiamo di riportare questa soglia a 100 mila euro e di lavorare ad una tassa piatta per tutti, da applicare inizialmente sulla parte incrementale di reddito/fatturato.

3 - Come agire per contrastare il caro energia e il crollo del potere d'acquisto dei salari?

Letta: bollette dimezzate e tetto al prezzo del gas - Alzare i salari, dimezzare le bollette. Quindi, subito, giù le tasse sul lavoro. E poi rateizzazione dei pagamenti delle bollette già arrivate e raddoppio del credito d’imposta. Sono poi necessari interventi a livello nazionale ed europeo per mettere un tetto al prezzo del gas. Noi vogliamo introdurre anche un nuovo contratto “bolletta luce sociale”, totalmente da fonti rinnovabili, che fornisca metà della fornitura a costo zero alle famiglie a reddito medio e basso e alle microimprese. Penso ai negozi, ai piccoli esercizi commerciali, agli artigiani.

Meloni: sfruttare i nostri giacimenti di gas - Necessari due interventi: il tetto al prezzo del gas a livello europeo e svincolare il costo dell’energia prodotta con il gas da quella prodotta con altri fonti. Mi stupisce la timidezza di Letta nel dire chiaramente che oggi non si riesce a realizzare il tetto al prezzo del gas per l’opposizione di quella stessa Europa che lui definisce di ‘serie A’. Servono inoltre interventi diretti dello Stato, partendo dall’azzeramento dell’extra-gettito per lo Stato che deriva dall’inflazione per il caro energia. La crisi energetica ci ha messo davanti alla drammatica dipendenza dell’Italia e dell’Europa dalle forniture russe: bisogna investire sulle rinnovabili, riattivare i giacimenti di gas che sono stati bloccati per eccesso di ambientalismo ideologico e fare dell’Italia un hub energetico europeo. 

4 - Quali interventi intendete mettere in campo per rendere flessibili le uscite pensionistiche?

Letta: pensione in anticipo per i lavori usuranti - Vogliamo rendere strutturali tutti gli strumenti che permettono anticipi pensionistici a chi svolge lavori usuranti, alle donne e a chi si prende cura di un familiare non autosufficiente. Penso in particolare ad APE Sociale (che vogliamo estendere agli autonomi) e ad Opzione Donna. Inoltre, per chi lo desidera, vogliamo introdurre nuove misure di flessibilità a partire dai 63 anni, la natura del sistema contributivo lo permette senza mettere a rischio i conti pubblici. Le proposte della destra invece non solo rischiano di far saltare il bilancio dello Stato (scaricando i costi sulle giovani generazioni), ma sono anche estremamente rigide: gli stretti criteri di Quota 100 hanno fatto sì che i principali beneficiari siano stati uomini del Nord con un reddito medio-alto. È assurdo e ingiusto.

Meloni: semplificare l'uscita. E pensiamo ai giovani - Bisogna rafforzare tutti gli strumenti di flessibilità in uscita, compatibili con la tenuta dei conti pubblici e del sistema pensionistico. Certamente va rinnovata la misura Opzione donna e bisogna avere grande attenzione nei confronti lavori usuranti. Oltre a ciò, tutte le forme di flessibilità che consentono al lavoratore di modulare età della pensione e assegno pensionistico vanno semplificate. Dobbiamo inoltre cominciare a ragionare in modo serio della situazione di chi andrà in pensione interamente con il sistema contributivo. Fin dalla riforma Amato delle pensioni, passando per il famigerato scalone di Prodi, si è sempre scaricato il conto della tenuta pensionistica sulle giovani generazioni. È tempo che la politica affronti quella che potrebbe diventare a vera bomba sociale. Avremo persone che matureranno il diritto alla pensione a 70 anni con un assegno da fame. Quindi dobbiamo bloccare l’adeguamento automatico dell’età pensionabile alla speranza di vita.

5 - Correggere o cancellare il reddito di cittadinanza?

Letta: reddito di cittadinanza da correggere - Correggere, modificare e potenziare dove necessario. Negli ultimi anni, il Reddito di Cittadinanza ha evitato che circa un milione di cittadini scivolasse sotto la soglia della povertà assoluta e fornito sostegno a 76mila persone con disabilità che vivono da sole. Ma è innegabile che alcuni aspetti del reddito vadano rivisti.  Penso ad esempio alle distorsioni che penalizzano le famiglie più numerose. Ma penso anche al collegamento con il mercato del lavoro. Questo è un altro dei punti su cui emerge tutta la distanza tra le posizioni in campo in queste elezioni: per noi la povertà è un dramma e una sconfitta per la società a cui rimediare; per le destre, e con loro un Renzi particolarmente accanito nella sua caccia al povero, è una colpa.

Meloni: cancellare il reddito di cittadinanza - Il Rdc va cancellato perché non ha funzionato, né sul lato del contrasto alla povertà né su quello delle politiche attive. Vogliamo mantenere e e rafforzare le misure di sostegno per categorie fragili (over 60 privi di reddito, pensionati, invalidi e famiglie in difficoltà con minori a carico), mentre per le persone tra 18 e 60 anni abili al lavoro e senza minori a carico prevediamo di rafforzare i percorsi formativi finanziati dal fondo sociale europeo. Percorsi che, per particolari situazioni di indigenza, possono prevedere un rimborso spese per il beneficiario.

6 - Quali misure per sostenere il lavoro povero e contrastare l’instabilità dei contratti?

Letta: salario minimo e basta stage gratis - L’introduzione del salario minimo è sicuramente il primo passo. L’abbiamo proposto noi del Pd ed eravamo vicini all’approvazione, ma la caduta del Governo Draghi ha bloccato tutto: è una responsabilità che Salvini, Berlusconi e Conte devono assumersi. Dobbiamo dire poi stop al precariato a vita, seguendo il modello del Governo spagnolo di centrosinistra e abolendo l’anomalia tutta italiana di stage gratuiti e finti tirocini. E per aiutare i giovani, vogliamo introdurre un contratto di Primo lavoro a tasse zero fino ai 35 anni di età. Perché per noi il lavoro è dignità. Esattamente ciò che la destra vuole negare.

Meloni: più controlli, no al salario minimo - Serve intervenire sul cuneo fiscale, detassare i premi produttività e innalzare la soglia di esenzione da tassazione dei cosiddetti ‘fringe benefit’, riconosciuti dal datore di lavoro in favore dei propri dipendenti. Bisogna incentivare la contrattazione di prossimità: dare fiducia all’autonomia collettiva vuol dire non invadere le regole della libera contrattazione con atti legislativi. No quindi ad una legge sulla rappresentanza e no ad una legge sul salario minimo. Il dumping contrattuale e il lavoro irregolare si possono contrastare potenziando gli strumenti già esistenti, in primis le ispezioni del lavoro mirate. Il problema salariale è legato soprattutto al lavoro irregolare, a contratti che prevedono un numero di ore lavorative retribuite inferiore rispetto a quelle effettivamente svolte, al mancato rispetto dei minimi previsti dai CCNL, ai contratti di lavoro fintamente associativi delle cooperative e al diffusissimo lavoro nero. Problemi che possono essere contrastati attraverso maggiori controlli, non con l’introduzione del salario minimo. Il problema riguarda semmai alcune tipologie di lavoro parasubordinato, alcuni settori e alcuni lavoratori non coperti da CCNL, spesso a rischio sfruttamento. In questi casi siamo favorevoli all’introduzione di un minimo orario e delle estensioni delle tutele previste dalla contrattazione collettiva. 

7 - Quali soluzioni per fronteggiare e regolare l’immigrazione clandestina?

Letta: immigrazione regolata in maniera legale - L’Italia ha bisogno di superare l’approccio emergenziale e securitario applicato alle politiche migratorie. È una questione di diritti e di doveri insieme, di dignità e di interesse nazionale. Criminalizzare chi arriva non serve a nessuno. Non ascoltare chi ha paura nemmeno. L’immigrazione deve essere governata, non sfruttata cinicamente a fini elettorali. La nostra proposta è un sistema che - al contrario di quanto accade oggi - permetta in maniera legale, ordinata e coordinata l’ingresso in Italia per motivi di lavoro, sulla base delle indicazioni che arrivano dal mondo delle imprese e del terzo settore. Il modello che immaginiamo investe sul lavoro e sulla formazione come motore di integrazione e come risposta alle principali sfide economiche, sociali e demografiche. Per questo vogliamo rafforzare il modello di accoglienza del SAI, basato su piccoli centri diffusi sul territorio, dove le tensioni si riducono, i percorsi di integrazione sono più facili e le possibilità di costruire percorsi condivisi con il tessuto sociale locale si moltiplicano.

Meloni: hot spot e controlli, stop ai clandestini - La soluzione è una missione europea, in accordo con le autorità del Nord Africa, per contrastare le partenze clandestine. Contestualmente occorre creare degli hot spot gestiti dalla Ue nei territori extra-europei di origine e transito, dove poter valutare le richieste di asilo è così stabilire chi ne ha davvero bisogno e chi no. Ai primi andrà garantita non solo l’accoglienza, ma anche un viaggio legale e sicuro. Statisticamente si tratta dell’8% di coloro che sbarcano in Italia. Ai secondi, infatti, dovrà essere impedito di mettersi in mare, e di consegnare la propria vita nelle mani dei trafficanti di esseri umani. Dovranno attendere di poter entrare legalmente attraverso il ripristino dei flussi migratori.

8 - Quale ruolo deve avere l’Europa nella gestione dei flussi migratori?

Letta: solidarietà europea nell'accoglienza - Un ruolo di guida. Qui in passato ci sono stati troppi errori per colpa degli egoismi nazionali, a partire dai Paesi dei leader amici di Meloni, Polonia e Ungheria in testa. È invece proprio sul terreno europeo che si deve giocare la partita dell’accoglienza. Negli ultimi anni, l’Europa ha cambiato passo. Di fronte alla pandemia, con Next Generation EU, abbiamo visto un vero passaggio dall’Europa dell’austerità all’Europa della solidarietà.  Lo stesso deve avvenire anche sul tema migrazione. Se ancora non è accaduto, è colpa, come dicevo, dei veti dei Paesi alleati di Meloni e Salvini. Noi siamo pronti a mettere insieme i Paesi europei disposti a costruire una reale solidarietà reciproca e un sistema di accoglienza diffusa, anche andando oltre i Trattati europei, con la cooperazione rafforzata tra i Paesi che condividono questa priorità.

Meloni: non escludo il pattugliamento se serve - La Ue deve muoversi di concerto, perché la pressione migratoria nel Mediterraneo non può essere un problema solo degli Stati costieri come l’Italia. D’altronde, quando la Germania è stata sotto pressione, non si è perso tempo nel finanziare un accordo con la Turchia per bloccare gli arrivi dalla rotta balcanica.  È arrivato il momento di riprendere quello che di buono era stato immaginato dalla Ue. Nel mandato della missione Sophia, ad esempio, si prevedeva il pattugliamento, l’individuazione delle barche sospettate di traffico di uomini e ogni azione per fermare il traffico, anche lo smantellamento dei natanti. Questo non è stato mai portato a termine sino in fondo, ma può essere una base per riscrivere accordi di natura simile e fermare la tratta di esseri umani.

9 - Quali interventi ipotizzate per rendere più sicure le città anche a tutela delle donne?

Letta: città più sicure se riqualificate ​- Parlare di sicurezza spesso per la sinistra è stato un tabù. Ma sono convinto che sia invece un tema profondamente nostro perché le conseguenze di città insicure ricadono prima di tutto sui più deboli e sul ceto medio. La prima cosa da fare è riqualificare. La rigenerazione urbana vuol dire interventi urbanistici e anche luoghi di aggregazione sociale e sportiva, centri servizi polifunzionali, presidi pubblici riconoscibili. E poi ovviamente più agenti. Per questo vogliamo alleggerire la Polizia di Stato dalle mansioni amministrative come il rinnovo dei passaporti e dei permessi di soggiorno, così da avere più agenti impegnati in strada o nelle attività investigative.

Meloni: stalking, braccialetto elettronico sempre - In generale serve potenziare gli organici delle forze di pubblica sicurezza e le loro dotazioni e sostenere gli enti locali negli investimenti sulla pubblica illuminazione e sulla riqualificazione delle periferie. Una città sicura non ha “zone d’ombra”, quartieri ghetto e aree dove lo Stato è assente.  Serve aggiornare la normativa sulla violenza domestica e di genere con l’applicazione autonoma del braccialetto elettronico, indipendentemente da eventuali misure cautelari personali, consentendo sempre alla vittima di dotarsi di un dispositivo di allerta e richiesta d’aiuto in caso di violazione della distanza da parte dello stalker. Serve incisività, rapidità e garanzia di pene giuste e certe.

10 - Russia e Cina rappresentano minacce incombenti per l’Occidente: come tutelarsi?

Letta: l'Europa si salva se resta unita - Restando uniti come Europa. È cambiata un’epoca, dobbiamo averne consapevolezza e assumere scelte coraggiose, se vogliamo ancora esistere ed essere influenti nel mondo di domani. Solo più Europa ci salva. Se seguiremo le sirene dei sovranisti e dei nazionalisti, se non resteremo uniti, ci toccherà un futuro da piccoli paesi, ininfluenti.

Meloni: l'indipendenza da Russia e Cina ci salverà ​-Le derive del processo di globalizzazione e le esitazioni dell’Occidente hanno rafforzato la Cina, che spadroneggia sui mercati tra dumping e concorrenza sleale, e la Russia, che aggredisce e destabilizza gli Stati confinanti, consapevole del suo ruolo di grande ‘supermercato’ delle materie prime. L’Europa è la prima a pagarne le spese. Le dinamiche di mercato non hanno portato più democrazia ma hanno accentuato le tendenze autoritarie di Putin e le pretese egemoniche di Pechino, specialmente nell’area indo-pacifica.  La guerra in Ucraina ci pone di fronte al tentativo di queste potenze di sovvertire gli attuali equilibri internazionali per costruire un nuovo ordine mondiale. Europa e Occidente devono esserne consapevoli. Per questo, la Ue deve puntare all’autosufficienza in particolare sul piano alimentare ed energetico, diversificando le fonti di approvvigionamento e rilanciando le sue produzioni. Serve una seria riflessione sulla transizione ecologica attuata dall’Ue e sui concreti rischi di una nuova e più pericolosa dipendenza dalla Cina, che detiene quasi il monopolio delle materie prime destinate all’elettrico.

11 - Sull’atlantismo che ruolo deve avere l’Italia anche in termini di spese militari?

Letta: gli impegni si rispettano - Il ruolo che ha sempre avuto, di grande Paese del G7. L’Italia è una delle potenze mondiali, dobbiamo difendere e rivendicare questa posizione nel mondo.  Il modo migliore per farlo è dimostrare serietà e affidabilità, per quanto riguarda la nostra collocazione internazionale, i nostri valori e il rispetto degli impegni presi. Non possiamo permetterci ambiguità e purtroppo ne vedo troppo nella coalizione di destra.

Meloni: una Nato più forte e più attenta a noi - Oggi più che mai, l’Italia deve fare la sua parte, insieme agli alleati della NATO, per rafforzare l’Alleanza Atlantica e limitare le nuove minacce globali. Il rispetto di questi impegni è un presupposto fondamentale per l’Italia e i membri europei della NATO, nel senso di una ridefinizione dei suoi equilibri interni e della futura e necessaria costruzione della sua “colonna europea”. Non essere considerati più come alleati minori e magari inaffidabili significa, soprattutto per l’Italia, riportare l’attenzione della NATO anche al Mediterraneo allargato e all’Africa.

12 - L’Europa mostra fragilità nei meccanismi decisionali: come riformarla?

Letta: basta veti, la Ue scelga a maggioranza - Anzitutto, superando il criterio dell’unanimità nelle decisioni. L’Unione europea è insostituibile, ma è una costruzione fragile, spesso bloccata dalla politica dei veti incrociati degli Stati membri. Per questo va riformata e resa all’altezza delle aspettative e dei bisogni dei suoi cittadini. Oggi i veti nazionali bloccano l’azione della Ue in settori determinanti come l’energia, la difesa, la politica estera, la salute, l’immigrazione, le politiche sociali. Ma non possiamo più permetterci questi freni. L’Europa di domani dovrà essere una forza di pace e prosperità, equità e progresso. Un’Europa sociale e sostenibile.

Meloni: Bruxelles si fondi sui valori cristiani - La proposta dei Conservatori è chiara: una confederazione di Stati sovrani che si occupi delle grandi materie (dalla politica estera alla difesa) e lasci agli Stati membri tutto il resto. È il principio di sussidiarietà: non faccia Bruxelles quello di cui si può occupare Roma, non si occupi Roma di quello che da sola non può risolvere. È fondamentale difendere le radici classiche e giudaico-cristiane dell’Europa e i valori di libertà, democrazia e solidarietà sui quali si fonda.

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