Tasse, i programmi dei partiti a confronto. Dalla flat tax all'imposta di successione

Definite le linee di Pd, centrodestra, Cinque Stelle e terzo polo Cavalli di battaglia, scelte di continuità e (poche) innovazioni. Ecco per quali idee voteremo il prossimo 25 settembre

Si andrà al voto il 25 settembre

Si andrà al voto il 25 settembre

Roma, 15 agosto 2022 - Presentati i programmi, ogni partito ha le sue parole d’ordine e le sue bandiere per la politica economica da realizzare: dalla Flat tax alla rottamazione, dalla pace fiscale al meno tasse per chi più assume, dalla lotta alla precarietà alla tassa di successione sui patrimoni più elevati, dal reddito di cittadinanza al salario minimo, fino al cashback fiscale e al superbonus 110 per cento. O al taglio del cuneo fiscale alla sforbiciata alle aliquote Iva sui beni primari.

CENTRODESTRA: FLAT TAX E PIÙ ASSUMI, MENO PAGHI

Il meno tasse per tutti è stata sempre la bandiera del centro-destra berlusconiano e tale rimane nella versione "meloniana". Al centro di tutto la flat tax. Nel programma non sono definite le aliquote (FI ha proposto il 23%, la Lega il 15%), ma si parla di "estensione della flat tax per le partite Iva fino a 100mila euro di fatturato" e, come richiesto da Fd’I, di "flat tax su incremento di reddito rispetto alle annualità precedenti". Oggi la flat tax è al 15% per le partite Iva con reddito fino a 65mila euro. Il centrodestra dice anche "no a patrimoniali dichiarate o mascherate": il riferimento è alla proposta Letta, ma anche a inasprimenti tributari sulla casa. Nel pacchetto si inserisce la pace fiscale, che per alcuni è un condono mascherato e per altri è una rottamazione più spinta a saldo e stralcio, estesa all’emersione del contante. È di diretta impronta "meloniana" la proposta di misure ispirate al principio del "chi più assume, meno paga". Il tutto accompagnato da interventi per le famiglie (quoziente familiare), innalzamento dell’uso del contante, reintroduzione dei voucher per i lavoretti, cancellazione del reddito di cittadinanza, con la riforma degli ammortizzatori anche per gli autonomi. Semaforo verde, però, per il salario minimo ma di origine contrattuale.

CENTROSINISTRA: LOTTA ALLA PRECARIETÀ E TASSE DI SUCCESSIONE

Il taglio delle tasse sui redditi da lavoro, a cominciare da quelli medio-bassi, è la bandiera storica del Pd. Come lo è il rafforzamento dell’assegno unico per i figli. E tali rimangono anche in vista del voto del 25 settembre. Mentre sul versante delle imprese si ipotizza la riduzione dell’Irap. Ha fatto rumore la proposta di Letta sull’aumento della tassa di successione dal quattro al 20 per cento per la parte eccedente i cinque milioni, con l’obiettivo di finanziare la dote per i diciottenni. Il capitolo lavoro si fonda, oltre che sul salario minimo, sul contrasto della precarietà, con il divieto di stage gratuiti, l’incentivo per l’apprendistato, un intervento sui contratti a tempo determinato, sul modello di quanto fatto in Spagna, riproponendo la necessità di introdurre la causale fin dall’inizio del rapporto di lavoro, e rendendo strutturalmente più vantaggioso il contratto a tempo indeterminato rispetto a quello a tempo determinato. Solo correzioni per il Reddito di cittadinanza.

M5S: SUPERBONUS, SALARIO LEGALE, REDDITO DI CITTADINANZA

Il programma grillino è nel solco delle loro battaglie tipiche. Così si va dalla conferma integrale del Reddito di cittadinanza, senza correzioni, neanche rispetto al rifiuto dell’offerta di lavoro che provenga da privati. Al via libera al salario minimo legale a 9 euro l’ora lordi, secondo la proposta dell’ex ministra Nunzia Catalfo. Dalla spinta ulteriore al superbonus del 110 per cento al cashback fiscale per le spese detraibili. Ma nel menù ci sono anche: il rafforzamento delle misure del decreto Dignità in chiave anti-precarietà, con anche il divieto di stage e tirocini gratuiti, la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. Come anche: la maxi-rateizzazione delle cartelle esattoriali.

AZIONE E ITALIA VIVA: DIGITAL TAX E ZERO TASSE AI GIOVANI

Azione e Italia Viva, invece, mirano a ridurre la tassazione sul lavoro con l’introduzione della digital tax. Ma, soprattutto, a introdurre "un taglio delle tasse totale per i giovani fino a 25 anni e del 50% per chi è nella fascia di età tra i 26 e i 30". Nettamente contrari al sussidio grillino sia Matteo Renzi sia Carlo Calenda. Ma nel Programma repubblicano di Azione si insiste anche su "una lotta senza quartiere alla povertà lavorativa facendo una legge sulla rappresentanza per cancellare i contratti pirata, stabilendo un salario minimo legale, nel solco della direttiva europea, per proteggere chi non è coperto dalla contrattazione collettiva e chiudendo le cooperative nate solo per sottopagare i lavoratori".