Mercoledì 24 Aprile 2024

Elezioni, il presidenzialismo oltre gli slogan

Il dibattito sta prendendo la forma di un incontro di boxe. Dimenticando il principio di realtà. La lezione vale per tutti i partiti

Il palazzo del Quirinale (Ansa)

Il palazzo del Quirinale (Ansa)

Del presidenzialismo o del semipresidenzialismo ognuno pensa ovviamente ciò che vuole e può fare tutte le considerazioni che crede. Stesso dicasi per le forze politiche, che del tema stanno facendo (o non facendo) una bandiera. D’altra parte le campagne elettorali servono a questo. L’unica cosa consigliabile sarebbe, specie per la forze politiche, non forzare il principio. Al Pd per esempio sarebbe consigliabile guardare i sondaggi svolti negli ultimi mesi, secondo i quali la maggior parte degli italiani chiede di eleggere direttamente il Presidente della Repubblica. Nel pieno delle discussioni sull’ultima elezione di Mattarella, ne fu svolto uno da Demos, secondo quale ben il 74 per cento degli italiani era favolevole. L’80 per cento (circa) stavano nel centrodestra, oltre il 60 nel centrosinistra. Nel mese scorso c’è ne è stato un altro, Termometropolitico, e anche in questo caso il risultato finale era che gli italiani la pensavano in quel modo (56 di nettamente favorevoli).

Onde evitare l’ennesima battaglia di retroguardia, Letta e gli altri un’occhiata a questi dati farebbero bene e darla. Gli stessi non perderebbero tempo se alzassero gli occhi, e vedessero realtà molto vicine a noi rette da sistemi presidenziali o semipresidenziali. L’esempio più limpido è la Francia. Macron è stato eletto (due volte) dai cittadini francesi. Ora, cercando di mantenere un minimo di onestà intellettuale, si può obiettivamente sostenere che quello francese è un vulnus democratico? Discorso simile vale per gli Stati Uniti, e se ne potrebbero elencare altri.

Ma anche gli altri, il centrodestra, farebbero male ad allargare lo sguardo. La paura dell’uomo forte dietro qualsiasi riforma presidenziale sarà certo esagerata, ma certo le perplessità che negli ultimi vent’anni hanno impedito al paese, su spinta decisiva del centrodestra, di dotarsi una efficace e 'vera' disciplina del conflitto di interessi e in particolar modo legato al possesso di tv e mezzi di comunicazione ci sono tutte. Davvero il centrodestra, anche qui con la stessa dose di onestà intellettuale, poteva pensare che sarebbe stato tutto normale qualche anno fa eleggere Presidente della Repubblica l’uomo che possedeva il maggior gruppo televisivo del Paese, oltre a settimanali e quotidiani? Ora Berlusconi non corre più il rischio di andare al Quirinale, ma niente impedisce che, a legislazione inalterata, un caso simile possa ripetersi in futuro.

La polvere della campagna elettorale è alta, e resterà ancora alta. Ma i cittadini di qualche elemento per riflettere hanno bisogno.