Politiche 2022, Renzi: "Letta ha sbagliato tutto. Solo il terzo polo può riportare Draghi"

"I big del Pd pensano già al congresso dopo le elezioni e i lavoratori scappano dal partito che non parla più a loro"

Matteo Renzi, leader di Italia viva

Matteo Renzi, leader di Italia viva

Senatore Renzi, il 26 settembre se il terzo polo arriva al 10 per cento, lei che fa? Fuochi d'artificio e brindisi, balla lungo i fori imperiali con Italia Viva? "Sono stato sobrio anche quando abbiamo fatto il 41%, figuriamoci se mi metto a ballare adesso. La verità è che più della percentuale mi interessa il nome del premier. Ormai è chiaro a tutti che le alternative sono due: o Giorgia Meloni o resta Mario Draghi. Se il terzo polo va molto bene, il premier è Draghi. Se noi non facciamo il botto, ci va la Meloni. Tutto qui". Si parla di una ipotetica maggioranza Ursula post voto con l'accoppiata Renzi-Calenda in soccorso al centrosinistra al fine di mettere in difficoltà Mattarella nella scelta dell'incarico. Ci crede? "Ma figuriamoci se vogliamo mettere in difficoltà Mattarella. Chi ha messo in difficoltà Mattarella – e l’intero popolo italiano – è stato chi ha portato il Paese alle elezioni anticipate: Conte, Salvini, Berlusconi. Dobbiamo discutere di gas, inflazione, guerra. E abbiamo un governo che non può governare con la stessa forza e efficacia degli altri esecutivi per una scelta egoista e irresponsabile. Chi oggi chiede a Draghi di intervenire dopo averlo sfiduciato due mesi fa è un ipocrita". Il Pd per ribaltare le previsioni dovrebbe essere il partito più votato. Glielo augura? Crede sia possibile? "Purtroppo Letta ha sbagliato tutto. A me dispiace per i tanti del Pd che sono militanti appassionati ma la strategia del nuovo segretario porterà il Pd a una disfatta. Metta in fila senza ideologismi: ha proposto di aumentare le tasse, vuole abbracciare l’agenda Draghi ma si è alleato con chi ha sempre votato contro Draghi, ha regalato un seggio a Di Maio dopo tutto quello che Di Maio aveva detto del Pma ha rotto coi centristi, si è alleato con chi vuole abolire la proprietà privata, cominciando dagli aerei. Letta non è cattivo: semplicemente non credo che la politica sia il suo forte. E temo che per colpa sua la Meloni possa ambire a Palazzo Chigi. Non è un caso se i principali dirigenti del Pd più che alle elezioni stanno pensando al congresso del giorno dopo: tutti lo dicono in privato, nessuno lo confessa in pubblico". Lei ha detto che l'alleanza Italia Viva-Azione vivrà anche dopo il voto delle Politiche in prospettiva di poter incidere ancor di più per le elezioni Europee. Continuerete ad andare d'accordo nel solco di un progetto comune? "Per me sì. Le idee che condividiamo, da Industria 4.0 all’Europa, dalla semplificazione amministrativa alla questione educativa sono ben più numerose delle differenze che abbiamo. E dunque credo che il progetto del Terzo Polo vada molto al di là delle elezioni del 25 settembre e guardi – come minimo – alle Europee del 2024. Abbiamo gettato un seme, la pianta ha bisogno di tempo". Vive con entusiasmo la campagna elettorale, ma in un ruolo più defilato. E' stato ribattezzato il Pirlo del terzo polo. Non preferisce essere il Pecci della Fiorentina del 1982? "Beh, il mio cuore viola ha tatuato tutta quella Fiorentina, da Giovanni Galli a Daniele Massaro, passando per Eraldo Pecci e naturalmente l’inarrivabile Giancarlo Antognoni. Ma l’importante è non finire come in quella partitaccia a Cagliari con l’arbitro Mattei che annulla il gol regolare di Graziani. Battute a parte: ho fatto un passo indietro perché altrimenti il progetto non sarebbe mai nato. Mi hanno insegnato che in politica bisogna coltivare anche la generosità. Se hai un’idea forte, non importa qual è il tuo ruolo: è più importante il sogno collettivo". Il caro energia sta facendo una strage. Non sarà un autunno caldo, ma spento visto che aziende e negozi rischiano di chiudere e i Comuni di abbuiare le strade, le famiglie di ridurre i consumi. La politica si accapiglia su polemiche inutili. Chi pensa al paese reale?   "Noi. Chi è che sei anni fa proponeva le trivelle, il Tap, i rigassificatori, lo sblocco delle rinnovabili? Noi. E ci insultavano, dandoci dei venduti alle lobby. Oggi gli stessi che allora ci contestarono copiano le ricette che avevamo dato: emblematica l’ipocrisia della Meloni che oggi chiede di non lasciare le trivelle ai croati dopo aver votato un referendum perché questo accadesse. Noi abbiamo le carte in regole per il passato e siamo gli unici ad avere una strategia per il futuro: sono fiducioso che alla prossima riunione europea si risolva la questione del tetto al prezzo. Ma poi bisogna chiedere ai politici di essere seri. E non dire no agli impianti solo per paura di tre critiche sui social". Calenda andrà a Piombino tra pochi giorni, perché non va anche lei? "Carlo ci va a nome di tutti noi. Poi ci torneremo in tanti". Il rigassificatore è diventato un caso nazionale. Lei ha detto subito: facciamolo. Ma Piombino sconta ritardi e abbandono. Il polo dell'acciaio lì non è mai ripartito. La gente è stanca delle promesse.  D'accordo con la necessità di un decreto ad hoc con tutte le compensazioni necessarie? "Va benissimo qualsiasi compensazione sia ritenuta utile. Ma questo non può essere un ricatto. Il rigassificatore è una questione di emergenza nazionale. E Piombino è oggi per il rigassificatore quello che era il Salento per il Tap: si discute di un falso problema, stretti tra la paura e la demagogia. La nave rigassificatore non è pericolosa. Punto. Poi va benissimo ogni compensazione, ma prima si deve chiarire questo punto: non c’è alcun pericolo come non c’era alcun pericolo in Salento". Gli operai votano sempre meno Pd. I giovani sono disorientati. Cova la protesta. Teme l'astensionismo anche come sconfitta culturale di un popolo che se ne frega? "Per forza i lavoratori scappano: il Pd ha smesso di parlare di lavoro dopo il Jobs Act e parla solo di reddito di cittadinanza. L’astensionismo è un problema ma mi preoccupa ancora di più il populismo. Quelli che votano sulla base di slogan senza conoscere i problemi. Quelli che odiano sui social, che aggrediscono le idee altrui, che insultano gli avversari".

Immaginiamo Meloni premier. Ha paura di un Paese che arretra in Europa e nei diritti civili? "No. I diritti civili sono stati conquistati anche grazie al coraggio di chi ha messo la fiducia sulle unioni civili e su altre leggi: nessuno le toccherà. Ho paura di un Paese che rischia di perdere qualche opportunità. Io non credo che Meloni sia fascista: con lei non è a rischio la nostra democrazia, ma è a rischio il nostro portafoglio. Le sue idee, infatti, dal PNRR al sovranismo dipingono un Paese chiuso. E invece l’Italia è affacciata sul mondo, ha bisogno del mondo, vende in tutto il mondo. L’Italia è una patria della globalizzazione, non del sovranismo. Spero che lo capisca anche la Meloni". Renzi, domani alle 20 tornerà a parlare al suo popolo al Palazzo dei Congressi di Firenze. Da quel luogo è partita la sua avventura politica. "Sono felice di tornarci, è un luogo a me caro. Riparto dalla Sala Rossa del Palazzo dei Congressi con lo stesso entusiasmo con cui sono partito per Palazzo Vecchio 14 anni fa. Anche domani, come nel 2008, ricorderemo che la politica è una cosa bella, nobile, che si fa col sorriso sulle labbra e con coraggio. Poltrone e rendite di posizione non ci interessavano allora, men che mai adesso".