Mercoledì 24 Aprile 2024

Politiche 2022, la guerra dei manifesti tra i partiti. "Servono ancora, nell'epoca social"

Paolo Iabichino, scrittore e pubblicitario, analizza i contenuti e le novità dei 6x3. Da Letta a Meloni al terzo polo, ecco chi vince la gara

I manifesti elettorali di Giorgia Meloni (Ansa)

I manifesti elettorali di Giorgia Meloni (Ansa)

Il professor Paolo Iabichino, scrittore e pubblicitario, spiega che “le tre maggiori coalizioni hanno scelto una parola secca nei loro slogan elettorali. Da pubblicitario non sono rimasto indifferente. Tutti e tre hanno usato un titolo assertivo composto di una sola parola. Il ‘Credo’ di Salvini per continuare la narrazione filo-cristiana tutta chiesa, cuore e amore patriottico. Non credo ci creda ancora persino lui“.

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Giorgia Meloni?

“Lo slogan della Meloni è un colpo di fioretto in risposta al discorso di congedo di Draghi: il ’siete pronti?’ ai partiti. La Meloni risponde con ’Pronti’, sui suoi manifesti, senza neanche l’accortezza di rinunciare al maschile sovra-esteso, per strizzare l’occhio all’elettorato femminile“.

Letta sembra coinvolgere elettori ed elettrici nei suoi manifesti, con un imperativo semplice e diretto: ’Scegli’.

“Non so se sarà sufficiente, ma almeno testimonia un atteggiamento maggiormente dialettico, nell’apertura verso chi legge e chi elegge. Gli altri due mettono in scena slogan autoriferiti“.

Sul ‘Credo’ anche la Cei ha avuto da ridire…

“Al di là della Chiesa, è un trucco da quattro soldi, per dirla con Carver. Un misero artificio retorico, più da imbonitore che da esponente politico, per sostenere una narrazione che fa della paura il proprio grimaldello emotivo e delle promesse populiste una bandiera identitaria“.

Quelli di FdI sono davvero ‘pronti’?

“Sono sicuro lo siano sul fronte pubblicitario, l’hanno dimostrato battendo sul tempo gli altri con una massiccia campagna di comunicazione nelle principali città, mentre gli altri si trastullavano, tra Telegram e Whatsapp, per mettere insieme un’alleanza credibile. La Meloni avrebbe potuto rischiare la corsa in solitaria (era ‘pronta’ da mesi) e, probabilmente, è quello che comincerà a fare dal 26 settembre in avanti“.

Il Pd ha scelto uno slogan che ha scatenato le ironie social. I colori rossoblù ricordano il Milan, la squadra di Letta (e di Berlusconi)…

“Con quello slogan Letta delega all’elettorato la responsabilità dei risultati del 25 settembre. I meme sui social dimostrano ancora una volta come le tastiere siano diventate pietre della contemporaneità da scagliare per alimentare l’indignazione narcisistica, le frustrazioni di una mancata carriera nella satira, o il mancato tavolo dell’analista per la propria ossessione: la paura dell’invisibilità. I colori dei manifesti del centro-sinistra sono l’ultimo dei loro problemi. Salvini ha esordito con la bandiera ucraina, ma i suoi ‘amici’ russi ci sono passati sopra…“.

Cosa ne pensa del ’sono Emma’ della Bonino?

“Dà evidenza al racconto. È la più coerente del bailamme con un’affermazione incontrovertibile, di grande autorevolezza e carisma. Solo lei poteva permettersi un’affermazione così presuntuosamente veritiera, che fa leva sulla sua storia. Invece Berlusconi ripropone come in disco rotto gli slogan della stagione più fortunata“.

Degli altri partiti (M5s, Terzo Polo) che dire?

“Sarebbe opportuno chiedersi: ‘che fare?’…“.

Le affissioni pubblicitarie e la cartellonistica contano ancora qualcosa nel ‘regno’ dei social?

“Anche nella pubblicità commerciali le affissioni continuano a essere un presidio necessario, all’interno di un buon marketing mix. E sempre più vengono realizzate per essere condivise sui social, ne sfruttano il registro e l’immediatezza. Non è un caso che i tre partiti abbiano scelto un linguaggio asciutto, diretto. Un esercizio che a Calenda non sarebbe mai riuscito: a lui stanno stretti anche i 140 caratteri di Twitter…“.