Elezioni 2022, una lettera al giorno: P come Pnrr

La road map definita con Bruxelles è vincolante da qui al 2026, ma si potrà trattare sul percorso di attuazione alla luce delle mutate condizioni geopolitiche

Paolo Gentiloni, commissario Ue agli affari economici e monetari

Paolo Gentiloni, commissario Ue agli affari economici e monetari

La fotografia è quella che ha scattato il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, all’indomani della decisione della Bce di alzare i tassi di interesse di 75 punti base.”L’Italia - ha detto Visco - è da troppi anni caratterizzata da un eccesso di debito e carenza di Stato.L’efficenza dei servizi pubblici e l’efficacia dello Stato nell’economia stentano a migliorare, vi sono rilevanti ostacoli al funzionamento dei mercati, in particolare nei servizi”.

Il Pnrr serviva - e servirà, se non ci saranno intoppi - proprio a questo, a rendere lo Stato in grado di sostenere la situazione di crisi che stiamo vivendo diventando più moderno ed efficiente. E’ dunque ineludibile che quanto stabilito dal governo Draghi con l’Europa non dovrà subire mutamenti. Pena la perdita, anche parziale, dei fondi del Pnrr che per l’Italia diventerebbe drammatica. La road map definita con Bruxelles è vincolante da qui al 2026, sia per quel che riguarda il percorso di attuazione delle riforme che per la partita degli investimenti. In sostanza, qualsiasi sia il colore politico del governo che si formerà dopo le elezioni del 25 settembre, quei vincoli dovranno restare immutati.

Si potrà tuttavia (e probabilmente lo si farà) avviare una riflessione per calibrare con maggiore precisione il percorso di attuazione del Pnrr alla luce degli effetti delle mutate condizioni geopolitiche, a partire dalle conseguenze del caro prezzi e dell’impennata del costo dell’energia sulle singole economie. Ma si dovrà trattare di aggiustamenti marginali, che non potranno in alcun modo alterare quanto stabilito nel programma europeo. Spetterà al nuovo governo illustrare a Bruxelles e ai partner europei la strategia di politica economica, che non potrà che collocarsi in linea con le raccomandazioni della Commissione e con gli assi portanti del NGEU (transizione ecologica e digitale in primis).

Su questo, il commissario Ue, Paolo Gentiloni, è stato chiaro: "Senza un successo italiano il successo di questo programma europeo è impossibile". Lo è perché il nostro paese con 191,4 miliardi è il maggiore beneficiario del NGEU, ma anche perché senza il pieno sostegno dell’Italia si aprirebbe una inevitabile spaccatura con altri paesi tradizionalmente più severi nella gestione dei conti pubblici, a partire dai paesi nordici, e si bloccherebbe anche il programma di finanziamento sul mercato dei fondi, attraverso l’emissione di bond comuni garantiti (in primis dal punto di vista politico) da tutti i 27 paesi dell’Unione.

Il rispetto degli impegni è fondamentale per evitare - per dirla ancora con le parole di Visco - quel “ristagno del sistema produttivo e di difficoltà ad adattarsi ai cambiamenti” che l’Italia non può più permettersi”. Il Pnrr serve alle prossime generazioni, deve esserci “una strategia su investimenti pubblici e privati”. Quindi “c’è una possibilità di colmare i ritardi su molti fronti”, come le infrastrutture. La Meloni è avvertita.