Pd, crisi e congresso: l'ironia corre sul web

Ci mancava il sindaco dem: "Avrei votato Meloni se fossi stato un cittadino libero"

Enrico Letta, segretario dimissionario del Partito Democratico

Enrico Letta, segretario dimissionario del Partito Democratico

Roma, 4 ottobre 2022 - La decbacle elettorale. L'emorragia di voti che non si arresta. Il segretario Enrico Letta che ha già annunciato di voler farsi da parte. E un congresso alle porte da cui dovrà uscire un nuovo "timoniere" ma soprattutto l'identità di un partito mai nato. Sono giorni difficili per il Partito democratico, bersagliato dall'ironia sui social.

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Sono i giorni più difficili dalla nascita (2007) a giudicare dalle parole che Luca Lotti consegna alle agenzie: "Facevo parte della classe dirigente che nel 2018 subì quella che venne definita la "peggiore sconfittà del Pd e del centrosinistra dal Dopoguerra. Adesso quella sconfitta è diventata la "seconda peggiore", superata da quella del 25 settembre". A creare ancora più imbarazzo però sono le dichiarazioni del sindaco Pd di Velletri, Orlando Pocci, che candidamente ha confessato: 

Avrei votato Meloni se fossi stato in cittadino libero

Apriti cielo, un macigno su un partito che in campagna elettorale ha ripetuto il mantra del "chi non dovete votare" (la destra fascista, gli anti-Draghi, i grillini anti-atlantisti) senza indicare rotta e progetto, la medesima tattica perdente che anni fa non aveva pagato contro il nemico numero uno di sempre, Silvio Berlusconi. La strategia di sventolare spauracchi non ha pagato tra gli elettori e il risultato è lì da vedere: vittoria di Giorgia Meloni e del centrodestra ma soprattutto un crollo dei consensi, passati dai 12 milioni del debutto del Pd veltroniano nel 2008 ai cinque delle ultime politiche. Ora c'è da svoltare, sì ma come? Cambiare segretario o anche nome? Il solo lifting non basterà per un partito che una volta difendeva gli interessi della classe operaia e che oggi appare addirittura "antipatico" (parola di Achille Occhetto), che in Lombardia persde consensi ovunque tranne che in centro Milano. "Ci votano solo i ricchi ormai", dicono dalla base che appare sempre più scollata dalla dirigenza. Intanto però la corsa alla leadership è già partita tra correnti e correntine mentre gli ex alleati (Conte e i 5 Stelle) e gli ex amici (Matteo Renzi e Carlo Calenda) stanno alla finestra per capire che ne sarà del partito democratico. E soprattutto dei suoi elettori che fanno gola a molti.