Elezioni 2022, delusione Pd: non arriva al 20%, Letta sotto processo

Maggioranza saldamente nelle mani del centrodestra, risultato Dem deludente. Segretario sotto accusa, inizia l'assedio. Congresso più imminente

Enrico Letta

Enrico Letta

Roma - Pd al 18-19% circa, o che in ogni caso pare non arrivare al 20%. Coalizione di centrosinistra che agguanta il 27% ma ci riesce solo tra mille stenti e fatiche, con gli alleati ‘minori’ praticamente polverizzati, tranne i ‘cocomeri’ di Verdi-SI, i soli oltre il 3%. Maggioranza di governo, e pure ben salda, in entrambe le Camere, in mano al centrodestra. Il Terzo Polo che non sfonda, ma sta il 7 e l'8%. L’incubo peggiore che poteva materializzarsi, davanti agli occhi esterrefatti, del Nazareno, è fatto di tanti, piccoli e grandi, drammi e dolori.

Live: i risultati in tempo reale - Tutti i dati - Lo speciale

Si materializzano, prima ancora che davanti ai teleschermi, davanti ai sondaggi riservati che ‘girano’, in modo vorticoso e frenetico, su WA. I pochi che facevano ben sperare erano tutti fake. I primi risultati  ‘veri’ non sono invece positivi.  A notte fonda al Nazareno non erano soddisfatti. I partiti ‘minori’ manco si fanno vedere. I dirigenti dem, e Letta, restano da soli. Certo è che la sconfitta che si staglia all’orizzonte – per Letta, la sua segreteria, il suo partito – è netta, rotonda, totale.

Nel 2018, al culmine dell’era Renzi, il Pd prese, sia alla Camera che al Senato, il 18,7%: non c’era stato il taglio del numero dei parlamentari, ma l’affluenza (72,9%) era stata molto più alta di ieri, il che vuol dire che quello che Letta definì, e più volte, "il peggior risultato nella storia del Pd e della storia della sinistra italiana", l’era Renzi, è una cifra elettorale che, vista con gli occhi di oggi, diventa quasi tonica, fresca, rinfrancante. In pratica, il Pd attuale, quello di Letta, che pure ha inglobato, al suo interno, Articolo 1 (la ex Leu, che nel 2018 valeva il 3,5%), il Psi (valeva lo 0,5%) e Demos (non valeva nulla), non si muove di una virgola decimale dall’aborrito Pd di Renzi.

Il 18-19%, se fosse confermata, sarebbe una debacle del Pd, da tutti i punti di vista. I parlamentari saranno un numero davvero esiguo, quasi imbarazzante (35-40 al Senato, 75-80 alla Camera). Pure la coalizione è stata un flop, anche perché puramente elettorale e mai politica. Gli elettori lo hanno capito fin troppo. Si ferma, il centrosinistra, al 25-27%. Nel 2018, certo, fu un disastro, dato che si fermò al 22,8%. Ma i partiti ‘fratelli’ sono andati malissimo: Impegno civico di Di Maio polverizzato, sotto l’1%, con i suoi voti letteralmente ‘buttati’; +Europa ferma, e di molto, sotto il 3%, inutile; Verdi e SI che restano i soli a superare il 3%. Per trovare risultati simili e similmente drammatici bisogna tornare al Pds di Achille Occhetto che, nel 1994, prese il 20,3% (ma, come coalizione, arrivò fin ben al 32,9%) e al 1948, quando Pci e Psi, uniti nel Fronte democratico popolare, presero soltanto il 30,9% dei voti validi. Il problema è che l’asticella iniziale era alta: il Pd puntava al 30% e il centrosinistra alla vittoria. Restare sopra il 20% rappresentava la linea del Piave, sotto è una brutta, devastante, Caporetto. Le richieste di dimissioni, per Letta, diventeranno pressanti e il congresso anticipato è già alle porte.

Rimani aggiornato in tempo reale su tutte le notizia di politica: iscriviti al nostro canale Telegram