Il ministro delle Risorse agricole: "La sovranità alimentare non è un concetto di destra"

Lollobrigida e la rotta del Made in Italy: "Dobbiamo difendere la nostra agricoltura. Le priorità: sostenibilità della filiera e promozione di Dop e Igp. No ai cibi sintetici"

Roma, 24 ottobre 2022 - "Sovranità alimentare non è un concetto di destra, non a caso l’hanno messa in costituzione anche paesi socialisti, come Ecuador, Venezuela, Mali. L’autarchia non c’entra, il concetto nasce da una organizzazione che si chiama Vita Campesina, è stato promosso da organizzazioni internazionali e noi lo condividiamo perché è un concetto giusto: se una cosa funziona a noi va bene, senza schemi ideologici. I prodotti d’eccellenza e la qualità vanno difesi mettendo al centro il rapporto con i coltivatori. E io intendo farlo". Così Francesco Lollobrigida, neoministro delle Risorse agricole, delle foreste e della sovranità alimentare.

Cibo sintetico, Coldiretti si mobilita. Il professore: dalla carne al latte, cosa succede

Francesco Lollobrigida, ministro dell'Agricoltura (Ansa)
Francesco Lollobrigida, ministro dell'Agricoltura (Ansa)

Ministro, quale è il vostro modello di agricoltura?

"La sovranità alimentare è un principio che nasce dal diritto dei popoli di tutelare la loro economia agricola dalle aggressioni indiscriminate di un modello produttivista che non tiene conto del metodo di produzione e spesso produce più quantità che qualità. Noi invece vogliamo una agricoltura che metta al centro la qualità, sia della produzione che dei prodotti. Che sia socialmente e ambientalmente sostenibile".

È vero che volete aumentare le superfici coltivate?

"Vogliamo togliere il limite ai terreni incolti con un piano strategico di coltivazione dei terreni, che non può prescindere da contratti di filiera chiari (finanziati nel Pnrr) che garantiscano al produttore un prezzo di vendita equo e competitivo. Abbiamo 1 milione di ettari coltivabili, non basta quello che ci mette a disposizione l’ Europa e quindi è necessaria una riforma della Pac che si liberi dall’ ideologia intrinseca del Farm to Fork, perché la sensibilità ambientale è sentita anche in Italia, che può dire di avere una delle agricolture da sempre più sostenibili"

Una agricoltura ambientalmente e socialmente sostenibile, di qualità, è anche economicamente sostenibile?

"Certo che lo è. Le degenerazioni globaliste, la rincorsa ai prezzi più bassi a prescindere, hanno portato ad alcune criticità che noi paghiamo. Ad esempio l’abbandono delle campagne contribuisce ad aggravare il dissesto idrogeologico. La manutenzione del territorio, frutto di un sistema di produzione che mette al centro l’agricoltore, permette di ridurre un costo ambientale. E poi in Italia ormai abbiamo poche eccellenze. Tra queste c’è l’enogastronomia, dove il Made in Italy è sinonimo di qualità. La tipicità del nostro prodotto è vincente e va difesa".

Quindi la massima priorità alla tutela della filiera porta alla promozione di Dop e Igp, no ai cibi sintetici...

"Assolutamente. Il cibo sintetico è innaturale e dannoso per la nostra economia. Se si riuscirà ad evitarne la diffusione con normative internazionali, bene, altrimenti interverremo in ogni modo per scoraggiarlo, anche utilizzando la leva fiscale. Quanto alla promozione di Dop e Igp, lavoreremo alacremente in sede europea per difenderci dai prodotti ‘italian sounding’, spacciati per italiani, e lavoreremo per collegare le filiere. Rafforzeremo in ogni modo il Made in Italy".

È favorevole agli Ogm? A parte il dibattito sulla loro sicurezza, sono pensati una agricoltura estensiva, che pare l’opposto di quella che vi piace...

"Abbiamo sempre avuto una posizione molto critica rispetto all’utilizzo degli Ogm. Questo tema sarà oggetto di confronto con le organizzazioni agricole per dare vita a una strategia complessiva che sappia coniugare la difesa della qualità con una maggiore produttività. Gli Ogm non fanno parte del nostro modello".

Il tema della sovranità energetica è quantomai attuale con la guerra in Ucraina. Sovranità energetica significa anche più rinnovaili. Lei è favorevole alle rinnovabili in agricoltura e alle biomasse?

"È un elemento sul quale dobbiamo discutere. Sicuramente siamo favorevoli all’installazione di impianti per rinnovabili sui tetti dei fabbricari agricoli. Le foreste rapprentano una patrimonio da gestire e da curare, e in quest’ottica le centrali a biomasse costituiscono un tassello importante di una filiera di valore come quella del legno. Quello che va ovviamente preservato, anche qui, è un sano equilibrio".

I cambiamenti climatici stanno incidendo già oggi sul territorio e anche sull’agricoltura. È giunto il momento di avviare un piano di adattamento che crei più invasi per garantire quell’acqua che sempre più manca?

"È ormai fondamentale. Le siccità stanno diventando sempre più frequenti e sull’adattamento ai cambiamenti climatici siamo in ritardo. Lavoreremo rapidamente in questa direzione".