Governo, il toto ministri: Giorgetti vicino al Mef. Berlusconi s'impunta: Giustizia a FI

La lunga trattativa. Salvini diserta, Meloni va da sola al vertice con il Cavaliere. Il leader leghista: "Voglio Viminale e Senato". Poi abbassa il tiro. Nelle ambizioni di Forza Italia anche gli Esteri e lo Sviluppo economico

Giancarlo Giorgetti (ImagoEconomica)

Giancarlo Giorgetti (ImagoEconomica)

Roma, 13 ottobre 2022 - "Entro l’alba il centrodestra sarà compatto su due nomi per i presidenti delle Camere. Non serve un accordo su tutto adesso", butta lì il forzista Giorgio Mulè. E così mette il dito nella piaga: l’errore è stato fare un partita unica, aver mescolato la nomina dei successori di Casellati e Fico con la squadra di governo. Di qui, l’impasse: vuoi per alzare il prezzo, vuoi perché ci tengono davvero, Salvini e Berlusconi puntano i piedi e l’intesa complessiva non c’è. Ostenta ottimismo Giorgia Meloni, sicura che oggi Ignazio La Russa diventerà presidente del Senato, dunque il vice di Mattarella. Probabilmente ha ragione: risolvere il rebus delle presidenze è di interesse vitale per l’intero centrodestra. Ma per quanto riguarda la formazione del governo tutto lascia pensare che di qui al 21 ottobre, quando dovrebbe essere conferito l’incarico, i botti non mancheranno.

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Con chi? Con entrambi gli alleati. Quando nel pomeriggio, scortata proprio da La Russa, la leader tricolore varca il cancello di Villa Grande si sente chiedere oltre agli Esteri per Antonio Tajani, ministeri pesanti come la Giustizia e il Mise: "Un risarcimento, visto che la guida di Montecitorio andrà alla Lega", spiega il padrone di casa. Senza dimenticare l’eterno caso Ronzulli, pure se derubricata da candidata della Salute a ministra del Turismo e dello Sport accorpati. Giorgia è negativa su tutta la linea: pollice verso per entrambi i dicasteri e resta il no sull’ingresso in squadra di donna Licia, che Berlusconi considera un inaccettabile "veto ad personam". E che ove persistesse (FdI fatica anche a mettere sul piatto un ministero senza portafoglio) potrebbe far planare la Ronzulli sulla poltrona di capo dei senatori azzurri. Fatto sta che la pace tra il Cavaliere e la sua ex giovanissima ministra è lontana anche se, per amore o per forza, oggi eleggeranno insieme La Russa.

Salvini si è mosso ieri con uno stile schiettamente bossiano. Mentre tutti lo aspettavano da un momento all’altro nella residenza romana del leader forzista per completare la tolda di comando lui – fresco d’incontro con la futura premier lontano da occhi indiscreti – ha convocato il federale della Lega per sparare a zero fin dalle primissime parole: "Sulla presidenza del Senato e sul Viminale non mollo". Le conclusioni poco dopo confermano l’incipit: "Siamo pronti ad occuparci di temi fondamentali come economia, sicurezza, opere pubbliche e autonomia. Sappiamo come farlo e con chi farlo".

Non è più la linea del giorno precedente, quando il leghista pretendeva di inserire Giancarlo Giorgetti all’Economia in quota Meloni reclamando altri cinque ministeri per il suo partito. Stavolta la richiesta è circoscritta, precisa dunque più significativa e tuttavia esorbitante. In una situazione del genere, su vertici a tre alla luce del sole era meglio soprassedere. Certo: i contatti non si sono mai interrotti, tanto che con il Carroccio qualche ingranaggio sembra funzionare meglio in nottata. Non che il braccio di ferro sia concluso, ma Giorgetti sembra oramai davvero vicino al Mef con Maurizio Leo (FdI) come vice e sarebbe questo il perno dell’intesa anche se il numero due del Carroccio scherza: "Ho un’offerta della Juventus per sostituire Allegri". E il nodo Viminale? Avverte il vicesegretario Andrea Crippa: "Salvini sarebbe il candidato migliore, ma è ovvio che si tratta di un punto di partenza". Mai costituito un problema gli altri due dicasteri, ovvero Infrastrutture, dove potrebbe andare proprio al leader del Carroccio e gli Affari regionali.

Battaglia per il Senato, poi l’intesa. Oggi voto su La Russa e Molinari

In somma, scavallato quel ritorno al ministero dell’Interno del Capitano che lui stesso sa essere impossibile, sul fronte leghista i problemi sembrano più risolvibili. Le cose vanno peggio con Forza Italia, anche perché Berlusconi considera quasi offensivo l’atteggiamento "arrogante" dell’alleata. È certo che insisterà sui due ministeri che gli sono stati negati, con l’obiettivo di portarne a casa uno. Quello che gli interessa davvero, quello da cui dipende la revisione della legge Severino: il ministero dellla Giustizia. Ma sia con l’alleato azzurro che con quello verde nessuno si illude più di arrivare alla soluzione senza nuove fibrillazione e nuove notti brave. Oggi il voto comune, brindisi, festeggiamenti poi colpi bassi fino al 21.