Mercoledì 24 Aprile 2024

Nuovo governo, messaggio all’Europa: radici giudaico cristiane e ricerca del dialogo

Segnali di apertura, Orban non è più il modello

Giorgia Meloni ha abbandonato l’euroscetticismo a favore del pragmatismo. Pochi si sarebbero aspettati un ammorbidimento di tale portata verso l’Unione Europea in così poco tempo, dopo che per anni Meloni si è rivolta al modello ungherese e polacco come fronte di ispirazione politica europea del suo partito. Una operazione di real politik che mostra la maturità oramai raggiunta dalla Meloni e che trasmette affidabilità ai partner europei e ai mercati. "Uniti nella diversità" è la sintesi efficace del pensiero della premier. L’unità risiede nella comune tradizione giudaico-cristiana e nella necessità di affrontare insieme temi complessi e sovranazionali per natura.

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Di conseguenza, Meloni ricorda il ruolo centrale dell’Italia, sia nella cultura classico-cristiana sia come Paese fondatore dell’Unione Europea. La presidente del Consiglio sprona le istituzioni comunitarie a farsi trovare più pronte su temi come l’energia e gli approvvigionamenti, approccio già segnato dal premier uscente Mario Draghi. Anche sul Pnrr Meloni mostra un intento unitario: il piano sarà attuato, le modifiche saranno "aggiustamenti" e verranno concordati con la Commissione. Non ci saranno gli stravolgimenti che paventavano tanti suoi avversari in Italia e in Europa. Ma la diversità tra Paesi europei richiede anche un approccio "pragmatico" e "non ideologico", alcune idee che non hanno funzionato come il patto di stabilità, oramai considerato da molti anche a sinistra fuori fuoco, andranno riviste.

Allo stesso modo Meloni afferma che il debito pubblico va ridotto con la crescita, non con l’austerità. Mentre alcuni settori vanno ancora protetti con lo scudo dello Stato nazionale. Per questo sottolinea la necessità della "sovranità tecnologica" e l’aggiunta di clausole nazionali per le infrastrutture critiche. Infine, la diversità dell’Italia che, a causa della sua posizione geografica, non può essere l’unico approdo dei flussi migratori e di conseguenza la specificità italiana deve coniugarsi con l’unità europea. Questi ultimi sono gli unici accenni residui di sovranismo e protezionismo, condivisi però da molti leader europei moderati. Il quadro europeo che Meloni ci consegna è a geometria variabile: più integrazione su alcuni versanti, dove essa è possibile, sovranità statale quando si tratta di temi strategici o quando la nazione può fare da sé. Al di là della svolta realista della premier, pur ben visibile, si scorgono anche prospettive politiche.

Meloni non vuole fornire alcun pretesto agli altri grandi Paesi europei per non confrontarsi diplomaticamente con l’Italia, evitando qualsiasi rischio di isolamento del nuovo governo in Europa. Questo discorso repubblicano e moderato, più che conservatore o di estrema destra, è rivolto ai Macron, agli Scholz, ai Sanchez, ma anche ai partiti europei. In particolare modo, al partito popolare europeo, e ai partiti che ad esso aderiscono, con cui Meloni dovrà entrare in contatto presto. Questa apertura sarà utile al governo, per operare con efficacia nelle istituzioni, ma anche al centrodestra europeo. Nel 2024 ci saranno le elezioni europee e non è da escludersi che, anche attraverso il ruolo della premier italiana, popolari e conservatori possano riconciliarsi al fine di andare al governo di Bruxelles.