Giorgia Meloni: se vinco, la premier sarò io. Il toto-ministri: da Salvini a Tajani

Le previsioni danno un governo fortemente targato FdI. Ci sarà Crosetto. Il leader della Lega non avrà gli Interni

Giorgia Meloni nello studio di Porta a Porta (Imagoeconomica)

Giorgia Meloni nello studio di Porta a Porta (Imagoeconomica)

Roma, 7 settembre 2022 - "Se vinco le elezioni e FdI è il primo partito, a palazzo Chigi vado io" dice Giorgia Meloni nel salotto di Bruno Vespa. L’affermazione è forte, ma i sondaggi parlano chiaro: se si tramuteranno in voti (46-48%) e soprattutto in seggi (58-60%), il governo lo guiderà lei e lei deciderà con chi. Il resto delle cose dette da Vespa (presidenzialismo, nessun extradeficit, sanzioni alla Russia restano), è puro contorno. La leader di Fratelli d’Italia ha però, ben altre preoccupazioni, dubbi, incertezze.

Per quanto riguarda il genere ‘toto-ministri’, i nomi sono tanti, ma i principali sono di FdI. Una sola certezza: se non andrà a guidare BankItalia, come ‘caldeggia’ l’attuale premier, Mario Draghi, sarà Fabio Panetta, oggi nel board della Bce, farà il titolare del Mef. In alternativa, si scalda Luigi Buttiglione, già funzionario di via Nazionale e poi della banca di investimento Brevan Howard.

Al netto di Crosetto, il solo che ha l’imbarazzo della scelta, sempre che ‘scelga’ di andarci, al governo (Difesa, Mise, Lavoro…). Si parla con insistenza di Carlo Nordio (Giustizia), Raffaele Fitto (Affari regionali), Giovanni Donzelli (Turismo/Mare), Adolfo Urso (Interni), mentre Giulio Tremonti non avrebbe più che i Beni culturali e non, cioè, un ministero ‘economico’. Invece, per quel che conterà la Lega (non molto), Salvini sarà al governo, ma di certo non agli Interni, di sicuro ci sarà posto per Giorgetti (Mise), Garavaglia e Centinaio (Agricoltura) che dovrebbero essere confermati.

Il pezzo da novanta di FI, Antonio Tajani, è già predestinato agli Esteri (in alternativa è pronto l’ambasciatore Pontecorvo), ma ci sarà spazio anche per Licia Ronzulli (Istruzione) e Paolo Barelli (Sport). Ciliegina sulla torta, Marcello Pera, alle Riforme istituzionali. Meloni stessa lo vuole in quel posto.

Tra le altre preoccupazioni, c’è la ‘grandezza’ della vittoria del centrodestra. Lega e Forza Italia continuano a subire emorragie di consensi e questo, paradossalmente, preoccupa ‘Giorgia’: ‘teme’ che i suoi alleati diventino troppo deboli. Meloni vuole vincere ma non vuole ‘stravincere’.

Salvini ("Abbiamo dei battibecchi", ammette lei) non la aiuta. Paradigmatica la foto di Cernobbio: lui parla e lei si mette "le mani nei capelli". Berlusconi, invece, non ‘deve’ risultare ininfluente perché l’anello che la collegha al Ppe. L’ostilità della ‘catena di comando’ dell’Ue attuale (Commissione-Consiglio, in mano a Ppe-Pse, e pure della Bce) resterà forte, pesante. Meloni ha in agenda un tour nelle capitali Ue. Molto più rassicurante, da questo punto di vista, è il rapporto con gli Usa, che resta saldo: Meloni (e Berlusconi) terranno a freno il putiniano Salvini.

Ma la situazione sociale e economica del Paese "oggi è drammatica e lo sarà ancor di più nei prossimi mesi. La Ue, sul price cup al tetto del gas, non ha deciso nulla, i rincari delle bollette e la crisi occupazionale stanno mettendo in ginocchio le aziende e a rischio il futuro di milioni di famiglie che non hanno più un reddito. Servirebbe un clima di concordia nazionale, di pacificazione, ma temo scontri, proteste, il fuoco" – ragionava, ieri, con degli amici - uno dei più fidati ‘consiglieri’ di Meloni, Guido Crosetto. Il quale non si è ricandidato e vorrebbe restare a fare quello che fa (presiede l’Aiad, aerospazio), ma potrebbe svolgere, nel governo Meloni, ruoli chiave. Un dicastero di peso, certo, forse di più. E’ una ‘garanzia’ per molti centri di potere che contano: un Gianni Letta in formato extralarge.