Martedì 23 Aprile 2024

Meloni al voto di fiducia. Energia, politica estera, riforme: "Il nostro manifesto"

La neo premier oggi alla Camera illustrerà un programma di legislatura articolato su 5 anni. Ieri nessuna uscita pubblica: ha passato tutta la giornata chiusa in casa a limare il discorso

Roma, 25 ottobre 2022 - Al vero debutto Giorgia Meloni deve rassicurare il suo mondo e la sua maggioranza. Sin qui si è preoccupata delle inquietudini delle istituzioni italiane ed europee. Le resta ora da dimostrare che il primo governo politico dal 2011 sarà "politico davvero" e non, come moltissimi a destra cominciano a temere, una sorta di governo tecnico travestito. Ecco perché il discorso che pronuncerà stamani alle 11 alla Camera per la fiducia (domani il bis al Senato) non può che essere un "manifesto programmatico, la base di lavoro nella prossima legislatura, che punta ad attuare gli impegni presi con i cittadini", come assicurano i collaboratori. Non solo un orizzonte, anche una lista dei provvedimenti necessari per trasformare quella visione in realtà, senza però formalizzarsi troppo sui tempi.

Governo, la diretta: il discorso di Giorgia Meloni. Ora il dibattito, alle 19 la fiducia

Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni è attesa a un discorso molto importante
Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni è attesa a un discorso molto importante

Perché la nuova inquilina di Palazzo Chigi sa che al momento si può fare molto poco, le riforme promesse, sulle quali martelleranno gli esponenti della sua maggioranza, arriveranno ma nell’arco dei cinque anni. Insomma, una garanzia accompagnata da un monito: non aspettatevi tutto e subito. E ricordatevi: dopo di me, c’è solo il voto.

La premier che deve all’atlantismo sbandierato prima della crisi la sua credibilità internazionale e che conta moltissimo sull’ombrello americano ribadirà con forza il pieno sostegno all’Ucraina. Ma già sull’europeismo sarà più prudente, tanto più che l’ha particolarmente irritata quel nuovo richiamo alla vigilanza sui diritti da parte di Macron al termine dell’incontro di domenica. Europa sì, dunque, senza ambiguità però difendendo l’interesse nazionale in tutto, e in particolare su migranti e sbarchi, cavallo di battaglia su cui è rimontato ieri Salvini ma che è identitario pure per lei.

I guai si affollano sul fronte economico. Giorgia prometterà di affrontare il caro bollette ("bisogna salvaguardare il sistema Paese, concentrando gli sforzi sui sostegni a famiglie e imprese") ma senza entrare nei dettagli: non si scosterà molto dal percorso tracciato da Draghi sull’energia, tanto più che a consigliarla sarà l’ex ministro Cingolani. I temi che il Carroccio ieri ha messo all’ordine del giorno – flat tax e quota 41 – sono più spinosi: i margini per intervenire sulle tasse sono ristrettissimi, sulle pensioni invece qualcosa si dovrà fare per evitare il ritorno della Fornero, probabilmente senza andare oltre la possibilità di pensione anticipata con una decurtazione tale da disincentivare quasi tutti.

La Meloni difficilmente non rilancerà il presidenzialismo e, se non parlerà di autonomia differenziata nel discorso, dovrà farlo nella replica perché l’insistenza del Carroccio è fortissima. L’ipotesi a cui pensa è far marciare in sincronia le due riforme con tanto di dibattito parlamentare e tempi lunghi. La prima donna premier non potrà glissare sul tema e su ciò che significa declinare il potere al femminile, come sulla famiglia e sulla natalità; marcherà i valori identitari del suo schieramento, senza mettere in discussione i diritti acquisiti come l’aborto. Un discorso non breve (durerà all’incirca un’ora) sui cui la premier – che invita i fan a seguirla oggi in diretta su Facebook – lavora da giorni con la supervisione del fido Giovanbattista Fazzolari. Chiusa in casa, l’ha corretto e limato fino all’ultimo.

Basterà a tranquillizzare una maggioranza terrorizzata dalla spettro di Draghi? Si capirà solo nel corso del dibattito, nel quale gli interventi del centrodestra andranno seguiti con attenzione perfino maggiore di quella riservata ai più prevedibili discorsi di Letta, Conte e Richetti. Soprattutto, la replica sarà essenziale quanto l’intervento iniziale perché si capirà lì se la nuova inquilina di Palazzo Chigi ha la tempra necessaria per superare resistenze e immobilismi all’interno della sua maggioranza che rappresentano uno scoglio ben più arduo da superare di una opposizione spappolata e divisa. Che saranno comunque accomunati nell’appello alla responsabilità. Insomma, sappiamo chi è stata la Giorgia Meloni leader di partito: alla fine di queste due giornate inizieremo a sapere chi è la Giorgia Meloni presidente del Consiglio.