Landini: "Colpire gli extraprofitti. Una mensilità in più a lavoratori e pensionati"

Il segretario Cgil chiede un intervento immediato per l’emergenza: "Sì alla Cassa Covid e non è da escludere un nuovo blocco dei licenziamenti. La Meloni? Giudicheremo dai fatti. Ma la Costituzione non si tocca"

Maurizio Landini, segretario Cgil (Imagoeconomica)

Maurizio Landini, segretario Cgil (Imagoeconomica)

Roma, 11 settembre 2022 - Lavoratori, pensionati e famiglie in ginocchio e imprese a rischio chiusura per l’emergenza gas e prezzi non possono attendere il nuovo governo. Maurizio Landini lo scandisce senza mezzi termini. E, di fronte alla dicotomia di una crescita esponenziale degli extra-profitti in certi settori e di un contestuale impoverimento di sempre più larghe fasce della popolazione, il leader della Cgil incalza: "In una situazione di emergenza come quella attuale, quando hai metà del Paese che non arriva a fine mese e hai tante imprese che riducono la produzione, è indegno che chi abbia fatto extra-profitti faccia resistenza per non metterli a disposizione. Serve, al contrario, che queste risorse vengano recuperate rapidamente e utilizzate per un provvedimento immediato".

Serve un provvedimento di questo governo, dunque? "Sì di questo governo, che mi pare abbia dentro il 90 per cento dei partiti. Anche perché il decreto Aiuti di luglio, non ancora approvato dal Parlamento, è già superato e si sta discutendo di un altro decreto".

Che cosa occorre fare subito? "Occorre una manovra per i prossimi mesi che, oltre a prorogare e aumentare le misure in atto (innalzando l’Isee per il bonus sociale sull’elettricità e il gas), preveda almeno una mensilità in più per lavoratori e pensionati. Ma abbiamo anche milioni di persone che hanno 10-11 mila euro lordi l’anno e che non ce la facevano prima, figuriamoci ora: serve un segnale straordinario anche su questo fronte".

C’è bisogno anche di una nuova forma di Cassa Covid? "Sì, serve una forma di cassa integrazione come è stata per il Covid, ma con integrazione, da parte dello Stato e delle imprese, dell’indennità erosa dal caro-prezzi, perché la cassa protegge dal licenziamento però non tutela il reddito".

Ipotizza anche un nuovo blocco dei licenziamenti? "Non escludo nulla. Penso sia interesse di tutti in questo momento proteggere tutti i posti di lavoro e le imprese, a partire dall’utilizzo degli ammortizzatori sociali".

Non bastano certo i 12-13 miliardi ipotizzati. Il governo, però, non vuole scostamenti di bilancio. Come se ne esce? "Quella sullo scostamento rischia di essere una discussione finta, da campagna elettorale: rimane un problema da affrontare nel rapporto con l’Europa in sede di legge di Bilancio. Ma nell’immediato è un falso problema, che nasconde la volontà di non mettere mano agli extra-profitti. E, invece, si tratta di andare a prendere i soldi dove sono stati fatti oltre l’ordinario: è un punto di giustizia sociale".

L’intervento fatto fino a oggi non ha prodotto granché. "È inaccettabile. Non parliamo di utili ordinari, ma di extra-profitti, frutto di speculazione e dell’impennata dei prezzi, e in tutta Europa si è aperta la discussione per intervenire. Qui sono stati tassati solo al 25 per cento: c’è il 75 per cento di quegli extra-profitti che sono lì. C’è un’operazione immediata da fare".

L’autunno si preannuncia caldo anche sul fronte della legge di Bilancio. "Siamo mobilitati per l’emergenza, ma anche per il futuro. Non a caso il 14 a Bologna ci sarà una grande assemblea di 5 mila delegate e delegati nella quale chiederemo di essere ascoltati da tutto il Paese, anche attraverso iniziative nei luoghi di lavoro e nei territori".

All’orizzonte, si profila, però, la flat tax. "Noi siamo per la progressività del fisco (chi più ha, più contribuisca), mentre la flat tax premia i redditi alti. L’altra priorità è la lotta all’evasione: questo permette di riduzione la tassazione sui redditi più bassi da lavoro e da pensione, perché non è accettabile che paghino di più delle rendite finanziare".

Lotta alla precarietà e salario minimo sono altre due vostre richieste forti.

"Facciamo i conti con politiche sul lavoro di governi di destra e di sinistra che consideriamo sbagliate, perché hanno aumentato la precarietà. Dunque, occorre modificare radicalmente il cosiddetto Jobs Act, eliminando forme di lavoro precario, tornando alle “causali puntuali” per i contratti a termine, introducendo un contratto unico di inserimento al lavoro fondato sulla formazione e che punti alla stabilità. Mentre pensiamo a un provvedimento legislativo che affronti insieme salario minimo e rappresentanza, estendendo così a tutti i lavoratori di un settore il trattamento complessivo assicurato dai contratti firmati dalle parti comparativamente più rappresentative".

Sulle pensioni, contro la riforma Fornero, potrete trovare la Lega d’accordo. "Faccio notare che in questi anni i governi con la Lega non hanno cambiato la riforma, al punto che, se non si interviene, dal primo gennaio torniamo alla situazione precedente. L’uscita con 41 anni di contributi, del resto, è solo uno dei punti della nostra piattaforma".

Una nota finale: come vi ponete di fronte alla prospettiva di un governo di Giorgia Meloni? "In questi cinque anni il sindacato ha dovuto fare i conti con tre diversi governi con differenti ispirazioni politiche. Non è che abbiamo cambiato le nostre piattaforme a seconda dei governi e ci siamo mobilitati quando abbiamo ritenuto giusto farlo senza guardare a chi stava a Palazzo Chigi: ricordo lo sciopero generale per cambiare la legge di Bilancio del governo Draghi. Noi, dunque, giudicheremo i governi per quello che faranno e sosterremo le nostre rivendicazioni con qualsiasi governo ci dovesse essere: questo è il mestiere del sindacato. E, per essere espliciti, aggiungo anche, però, che noi pensiamo che la Costituzione del nostro Paese vada applicata e realizzata, non cambiata, e l’abbiamo difesa sia con Berlusconi sia con Renzi".