Giovedì 18 Aprile 2024

Mara Carfagna, avviso ai naviganti: "Nessuno sperperi l’eredità di Draghi"

La ministra per il Sud: la credibilità del premier in Europa è inarrivabile "Un governo stabile non verrà né dalla destra né dalla sinistra Giorgia Meloni premier? Se accadrà, la giudicheremo dai risultati"

Mara Carfagna

Mara Carfagna

Roma, 26 agosto 2022 - Tra gli addii che hanno lacerato Forza Italia è stato il più inatteso e forse il più doloroso. Quello di Mara Carfagna, ministra per il Sud e prima ancora delle Pari opportunità, da sempre vicinissima a Berlusconi.

Dopo una separazione politica ma anche umana che è stata certamente difficile, ha più sentito il Cavaliere?

"No, non lo sento da allora. Fino all’ultimo mi sono battuta perché FI non si consegnasse al leghismo e al sovranismo: la decisione di mandare a casa Mario Draghi mi ha convinto che quella battaglia era persa, in modo definitivo".

Per una donna che si è sempre riconosciuta nella destra moderata, è normale parlare di un pericolo della destra al governo?

"È un rischio cancellare l’esperienza di Draghi in nome di programmi che risultano molto fumosi e di una credibilità europea che di sicuro non è all’altezza di quella dell’attuale premier".

Il leader del suo partito, Carlo Calenda, ha proposto di sospendere la campagna elettorale per consentire a Draghi di attivare un piano d’emergenza per il gas. Le pare un’ipotesi realistica?

"Partiti davvero interessati al bene degli italiani avrebbero risposto: ci siamo, porti il piano in Parlamento e lo approviamo in due giorni. È successo il contrario, silenzio o dichiarazioni ostili. La dice lunga sul presunto patriottismo della destra e della sinistra".

Perché ha definito sovietica la proposta di Letta sull’asilo obbligatorio dai 3 anni d’età?

"L’ho definita sovietica e demagogica e lo confermo. Sovietica perché oltre il 90% dei bambini italiani fra i tre e i sei anni già frequenta l’asilo, mi sembra davvero illiberale obbligare alla frequenza forzata la piccolissima quota che non ci va. Demagogica perché circa la metà degli asili italiani sono scuole paritarie: l’obbligo imporrebbe ai Comuni di raddoppiare l’offerta pubblica, Letta dove pensa di trovare le risorse? Il vero vulnus italiano, soprattutto al Sud, è la mancanza di nidi per l’età fino ai tre anni, un enorme ostacolo per le madri che vogliono lavorare. Il governo Draghi ha stabilito e finanziato il Livello Essenziale di Prestazione che ogni Comune dovrà raggiungere in 5 anni: 33 posti ogni 100 bambini. Questo è un modo serio di affrontare i problemi"

Lei è da sempre sensibile al tema dei femminicidi. Molte leggi sono state fatte, ma evidentemente non bastano.

"Sono inorridita da questa escalation, l’ultimo delitto a Bologna è veramente orribile. Anche in quel caso, l’imposizione del braccialetto elettronico all’assassino avrebbe forse salvato una vita. C’è una proposta delle ministre Cartabia, Lamorgese e Bonetti, che ho collaborato a definire, per fermare i violenti prima che colpiscano: purtroppo il Parlamento è andato a rilento nell’esaminarla, ma la riproporremo nella prossima legislatura".

Motivo di grossi scontri è il tema dei diritti: c’è la possibilità di trovare una mediazione?

"Il tema dei diritti è fonte di conflitto solo quando le parti preferiscono lo scontro ideologico alla risoluzione dei problemi. Da ministro delle Pari opportunità, nel 2009, rifiutai questo modello e riuscii a portare all’approvazione col voto quasi unanime delle Camere la legge che definiva e sanzionava il reato di stalking. È la riprova che punti di intesa si trovano, se si vogliono trovare".

Sinceramente, non pensa che il Sud in questa campagna sia stato dimenticato?

"Il Sud è e sarà al centro della campagna e dell’attività politica di Azione–Italia Viva. Quando diciamo che vogliamo difendere e mantenere il metodo Draghi parliamo anche di questo: per la prima volta questo governo ha trattato il Sud non come una ’causa persa’ dello sviluppo, ma come un’area che deve essere riportata alla crescita con investimenti mirati. Abbiamo blindato a Sud il 40% di ogni singolo bando del Piano nazionale di ripresa proprio per questo. Il mio timore è che una vittoria della destra affondi questa speranza: rinegoziare il Pnrr, come propone Giorgia Meloni, fermerebbe un percorso positivo già avviato".

Secondo lei il reddito di cittadinanza va cancellato?

"Dobbiamo fare tre cose. Primo, cambiargli nome. ’Reddito’ dà l’idea di qualcosa di permanente, è più giusto chiamarlo assegno sociale: un contributo che sostiene le persone e le famiglie mentre si attrezzano a superare una situazione di difficoltà. Secondo, riequilibrarlo perché attualmente è sbilanciato a favore dei single. Terzo, riformare integralmente il meccanismo delle offerte di lavoro a chi prende l’assegno: va aperto ai privati e collegato a seri corsi di formazione".

Giorgia Meloni primo premier donna: come la vede?

"Vale la stessa regola degli uomini: se diventerà premier, la giudicheremo sulla base dei risultati che otterrà".

Ecco, il leader di Azione sostiene che, chiunque vinca, il governo non durerà più di sei mesi. Ha ragione? Anche lei vede Draghi dopo Draghi?

"Da cittadina italiana spero in Draghi dopo Draghi, o almeno nella continuità del suo metodo. Sia la destra sia il Pd in questa campagna elettorale nascondono divisioni profonde, dubito che possano garantire un governo stabile ed efficace agli italiani".