Lotti fuori dalle liste Pd: "Io escluso per far posto a Di Maio"

Il leader della corrente Base Riformista attacca il segretario Letta: "Non avrei regalato seggi a chi non appartiene alla storia del Pd"

Luca Lotti (Dire)

Luca Lotti (Dire)

Firenze, 19 agosto 2022 - "Stacco il telefono, voglio distrami". Scritto il lungo post su Facebook sulla sua esclusione dalla corsa per il Parlamento, Luca Lotti, deputato Pd uscente, leader con Lorenzo Guerini di Base riformista, ha chiuso la valigia ed è partito. È lui la testa più pesante tagliata dal segretario Enrico Letta. Domenica mattina aveva capito che non c’era più partita. "Ha vinto il rancore e l’odio oltre che la vendetta" aveva detto prima del pranzo di Ferragosto. Non ci voleva credere Lotti anche se aveva annusato l’aria; sabato aveva scherzato con i suoi dicendo "se Messi non è nella lista del Pallone d’oro, posso stare alla finestra io per quelle del Pd". Poi l’ironia si era trasformata. In amarezza e indignazione. "Non ho un piano B, non ci ho mai pensato perché io sono rimasto dentro il Pd dopo l’addio di Renzi convintamente". E a chi gli ricordava le sue vicende giudiziarie lui ha sottolineato anche in queste ore: "Ho sempre rispettato il codice etico del partito. Cammino a testa alta".

Raggiunto al telefono, Lotti risponde prima di togliere la batteria allo smartphone. Obiettivo: dedicarsi alla famiglia. Chi lo conosce dice che andrà in "ritiro ma per tornare presto".

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Onorevole Lotti, amarezza, rabbia, delusione?

"Una presa d’atto. Rabbia no. Il dispiacere, confesso, è per le centinaia di persone che mi stanno scrivendo in queste ore, per le elettrici e gli elettori ai quali comunque dico che viene prima il Pd e che l’avversario rimane a destra. Ma non tollero l’ipocrisia. La mia esclusione è stata una scelta politica".

Le scelte di Letta. In un momento storico come quello che sta vivendo il centrosinistra non era meglio affidarsi alla squadra esperta per provare a vincere?

"Il segretario pro tempore è lui. Certo, io non avrei regalato seggi a chi non appartiene alla storia del Pd – a Di Maio o a Crisanti solo per fare due nomi – rinunciando invece a chi ha sempre e solo lavorato per le nostre idee e per un partito riformista".

Lei ha scelto di rimanere nel Pd. Pentito della scelta fatta?

"No. Anzi, rivendico con orgoglio di aver contribuito a far nascere il Pd. Così come rivendico di essere rimasto nel partito quando alcuni compagni di strada hanno fatto scelte differenti. Senza di noi, intesi come Riformisti, il Pd oggi non ci sarebbe. Ma la coerenza in politica è merce rara. Men che meno la riconoscenza. Mi faccia però ringraziare i sindaci dell’Empolese che hanno sottoscritto un documento a mio sostegno e i restanti sindaci della provincia di Firenze e consiglieri regionali che si sono espressi per una mia riconferma".

Vendetta, rancore verso gli ex renziani. È così davvero?

"A mio parere una battaglia elettorale come quella che abbiamo davanti avrebbe richiesto l’inclusione e non l’esclusione per motivi che molti leggono come personali. Ma riparleremo di queste scelte dopo il 25 settembre. Ne sono sicuro".

Ora pensa alla campagna elettorale o al congresso dem post voto?

"L’ho detto: adesso contano solo le elezioni. Il risultato e non i personalismi. Vede, ho vissuto sulla mia pelle molte cattiverie, specie negli ultimi giorni, e strumentali letture di parte. A qualcuno la mia esclusione farà pure piacere; fa parte del gioco. Ma a me premono gli elettori. Ho sempre voluto un Pd che guarda allo sviluppo del territorio. Piuttosto capisco chi si chiede se a Firenze il partito è per l’aeroporto o no, viste alcune posizioni alquanto discutibili e ambigue. Ma anche di questi temi – che sono decisivi per il futuro della nostra città e della nostra regione – torneremo presto a parlarne".

Il Terzo Polo Renzi-Calenda ha futuro politico? E Il progetto politico del M5S ha una prospettiva con Conte?

"Lo decideranno gli elettori. Penso tuttavia che dal 26 settembre cambieranno molte cose nei partiti…".