Legge elettorale attuale: come funziona il rosatellum. Le schede

E' in vigore dal 2017 e prende il nome dal suo relatore, Ettore Rosato, allora deputato del Partito Democratico

Elezioni, un seggio (foto Imagoeconomica)

Elezioni, un seggio (foto Imagoeconomica)

Dopo la crisi di governo, le dimissioni di Mario Draghi da Presidente del Consiglio e la fine dell’esecutivo cosiddetto di ‘unità nazionale’, c’è un'unica certezza: il 25 settembre si tornerà alle urne con il medesimo sistema elettorale adottato per le ultime consultazioni politiche, nel 2018. Parliamo del ‘Rosatellum’: è in vigore dal 2017 e prende il nome dal suo relatore, Ettore Rosato, allora deputato del Partito Democratico. Ma come funziona questa legge elettorale e cosa prevede? Come sarà eletto il prossimo Parlamento? Come si attribuiranno i seggi? Ecco, allora, un utile vademecum da portare con sé sotto l’ombrellone, per rinfrescarsi la memoria in vista della famigerata scadenza di fine settembre.

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1. Cosa eleggeremo?

Il voto di settembre porterà all’insediamento di due Camere (Camera dei deputati e Senato della Repubblica) per la prima volta in formato ‘ridotto’, decurtate cioè di oltre il 30% dei parlamentari. La riforma costituzionale n.1 del 19 ottobre 2020 ha infatti diminuito da 630 a 400 il numero dei deputati e da 315 a 200 quello dei senatori eletti: 600 parlamentari in tutto, dunque, ai quali si aggiungeranno i senatori a vita (non più di cinque, nominabili dal capo dello Stato). Una situazione inedita, che avrà inevitabili ricadute sull’attività parlamentare. A breve, ad esempio, le Commissioni permanenti caleranno da 14 a 10, poiché alcune saranno accorpate (Esteri e Difesa, Ambiente e Lavori Pubblici, Industria e Agricoltura, Lavoro e Sanità). La riduzione dei seggi nelle due Camere avrà anche un altro effetto: l’esclusione di molti tra gli attuali deputati e senatori, che non torneranno in aula dopo la prossima tornata elettorale. Saranno i parlamentari eletti a dover votare la fiducia al nuovo Presidente del Consiglio dei ministri, che viene scelto dal Presidente della Repubblica sulla base dei risultati elettorali e della maggioranza in Parlamento. Nel nostro Paese, è bene ricordarlo, il Presidente del Consiglio non viene eletto direttamente dai cittadini.

2. Quante schede riceveremo ai seggi?

Due: una per il Senato e una per la Camera. Il meccanismo di scelta è uguale per i due rami del Parlamento. Sulla scheda troveremo, per ciascuna coalizione (o lista singola, se non alleata), un candidato al collegio uninominale e, accanto a ogni simbolo, una breve lista di candidati per la parte proporzionale. Per votare, basta tracciare una croce su un simbolo della lista o sul nome del candidato dell’uninominale. Agli effetti della scelta del candidato, barrare il nome in alto o il simbolo è identico. In ciascun collegio uninominale sarà eletto il candidato che ottiene più voti.

3. Come funziona il sistema maggioritario sancito dall’attuale legge elettorale?

In questo tipo di sistema, il termine ‘maggioritario’ è associato a ‘uninominale’: uninominale vuol dire che ogni partito (o ogni coalizione, ovvero alleanza, di partiti) presenta il nome di un solo candidati. E vince solo uno, ovvero quello che ottiene la maggioranza relativa dei voti: basta avere un voto in più rispetto al concorrente. Si elegge così un parlamentare per ciascuno dei collegi (il collegio è una sorta di ‘zona’ elettorale) in cui è suddivisa l’Italia. I collegi uninominali, assegnati con il sistema maggioritario, sono 221 (147 per la Camera e 74 per il Senato). Ci sono poi i collegi plurinominali, in cui i seggi sono assegnati su base proporzionale: da qui usciranno gli altri due terzi degli eletti, rispettivamente alla Camera e al Senato.

4. Cosa significa ‘proporzionale’?

Il termine ‘proporzionale’ indica la modalità con cui sono eletti i restanti parlamentari: in proporzione, cioè, ai voti ricevuti dai singoli partiti. In Italia i collegi plurinominali – in cui, a differenza degli uninominali, si presentano più candidati - sono complessivamente 367, di cui 245 alla Camera e 122 al Senato. A questi si aggiungono i 12 collegi riservati ai deputati e ai senatori eletti all’estero (8 alla Camera e 4 al Senato). Nell’ambito del sistema proporzionale non è possibile esprimere la preferenza per un singolo candidato. Se procediamo, dunque, alla somma dei numeri finora elencati, avremo, alla Camera dei Deputati, 147 eletti uninominali (un terzo del totale), 245 plurinominali-proporzionali (due terzi) e 8 eletti all’estero, per un numero complessivo di 400. Meccanismo identico, ma numeri dimezzati al Senato: 74 eletti nei collegi uninominali, 122 nei plurinominali e 4 all’estero, per un totale di 200. A questo punto, Camera e Senato sono pronti per essere convocati.

5. È previsto il voto disgiunto?

No, il Rosatellum non prevede la scelta di un candidato all’uninominale che non sia collegato alla lista scelta per il proporzionale.

6. Cos’è la soglia di sbarramento?

Per poter sedere in Parlamento, i partiti devono superare una soglia minima di voti: se si presenta da solo, il partito deve ottenere almeno il 3% dei voti; se si presenta in una coalizione di partiti, quest’ultima deve ottenere almeno il 10%. Vi sono, tuttavia, alcune eccezioni, tra cui quelle previste per le rappresentanze delle minoranze linguistiche.