Mercoledì 24 Aprile 2024

La sinistra e la sindrome dell'Uomo Nero

Perché la sinistra non riesce a liberarsi dalle'idea che dietro a ogni riforma che rafforza i poteri dell'esecutivo e la stabilità ci sia un pericolo di ritorno al fascismo? Eppure con la Bicamerale D'Alema si arrivò a pensare al semipredenzialismo. Storia di un incubo ricorrente

D'Alema e Berlusconi ai tempi della Bicamerale (ANSA)

D'Alema e Berlusconi ai tempi della Bicamerale (ANSA)

Perché la sinistra, e in particolare il Pd di Letta - una sinistra che non ha più nulla a che fare con il Pci-Pds-Ds - ha ancora ‘paura’ dell’introduzione di un regime presidenziale o semi-presidenziale? Cioè la riforma che oggi propone la Meloni? Si chiama, in letteratura, non solo per l’infanzia, ma pure in politologia, “sindrome dell’Uomo Nero”. Un sentimento profondo, radicato nell'inconscio, quasi pre-politico, che viene da lontano.

Per chi ‘nasce’ dalla guerra di Liberazione, dopo la caduta del regime fascista, e contribuisce a scrivere la Costituzione, cioè i partiti di sinistra - il Pci, ma anche Psi, Psli, Pd’Az, Pri, Pli, etc, cioè tutti i partiti antifascisti che non erano la Dc – il primo compito è stato impegnarsi, in modo strenuo, per ‘impedire’ che il ‘fascismo’ possa ritornare. La Costituzione stessa, nella sua II parte, disegna e costruisce una Repubblica di tipo rigidamente parlamentare e poteri al Capo di Stato formali per la precisa richiesta delle sinistre che la Dc avallò. Poi, i Presidenti della Repubblica hanno acquisito sempre più peso, ma questo è tutt’altro discorso.

In sostanza, il timore dell’avvento di una qualche variante italiana di 'gollismo’ (il termine deriva da Charles De Gaulle che, nel 1956, torna al Potere in Francia e trasforma una repubblica parlamentare, la IV, in presidenziale, la V Repubblica), è sempre stato presente, una preoccupazione e un assillo costante, a sinistra, e condito pure dall’altro rischio. Quello di un ‘colpo di Stato’ che, in un Paese che vive sotto “l’ombrello della Nato”, dirà Berlinguer, rischiava di farci scivolare in un golpe di fatto. La ‘lezione’ dell'insurrezione comunista in Grecia (1947) cui seguì il ‘regime dei colonnelli’ e del colpo di stato di Pinochet in Cile (1973), è sempre stata un ‘pensiero fisso’ nelle menti dei dirigenti della sinistra. Non a caso, sia Palmiro Togliatti sia Enrico Berlinguer avevano talmente ‘immagazzinato’ il rischio (rischiare di finire fuorilegge o, persino, nelle patrie galere) che fecero di tutto – i governi di unità nazionale con De Gasperi Togliatti e i governi di solidarietà nazionale con Andreotti Berlinguer) – pur di evitare che ‘il fascismo’, prima o poi, ritornasse.

Questa paura che negli anni addietro poteva anche aveva qualche giustificazione, nella II Repubblica (1994) si è in modo del tutto irrazionale trasferita al Pds-Ds e, poi, è ‘trasmigrata’ nel Pd, con l'Uomo Nero’ per antonomasia che assunse le fattezze del Cavaliere Nero, cioè Silvio Berlusconi, fondatore di FI, per aver sdoganato la Lega di Bossi e AN di Fini. La paura dell'uomo forte si è così incarnata in Berlusconi, e il fatto che il leader azzurro fosse anche il padrobne del gruppo televisivo più importante del paese ha accentuato questo sentimento.  Niente di concreto, ma quando arrivò Berlusconi la sindrome da Eterno Ritorno dell’Uomo Nero, la sinistra, ormai post-comunista, l’aveva ormai talmente introiettata da non riuscire a liberarsene.

Per combattere “l’evidente” (sic) rischio di scivolare verso una ‘Dittatura’ (sic), bisognava non solo “scendere in piazza”, ma anche lottare. Termini e atteggiamenti anti-storici, degli di altri periodi ben più tragici, ma tant’è. Con una sola eccezione, a fine anni Novanta: il segretario degli allora Ds, Massimo D’Alema, tentò l’impossibile: dare vita a una commissione Bicamerale per le Riforme da condividere con Berlusconi, per cambiare in profondo l’ordinamento dello Stato, Bicamerale che prima di fallire era arrivata a trovare un'intesa sul semi-presidenzialismo. Il tentativo della Bicamerale D'Alema non ebbe seguito a causa di Berlusconi che alla fine si tirò indietro, ma la nomea di traditore della Sinistra, D’Alema, non se la scrollò più di dosso.

Infine, anche se Matteo Renzi ha tentato, a sua volta, di varare una riforma costituzionale (bocciata, in questo caso, dagli elettori, con il referendum del 2015), è stato a sua volta additato come un vero ‘ducetto’ (riforma che comunque non prevedeva l'elezione diretta del presidente della repubblica). Insomma, la Sinistra – anche quando guidata da figure nobili, riformiste, democratiche, ‘liberal’, dal segretario del Pd, Veltroni, all’attuale, Letta –proprio non ci riesce a liberarsi dal ‘complesso’, anche se i tempi sono cambiati. Un atteggiamento che in psicanalisi si definisce banalmente ‘coazione a ripetere’.