Mercoledì 24 Aprile 2024

Elezioni, una lettera al giorno: K come Kiev

Se escludiamo gli 'effetti' della crisi sul gas, nessuno parla più della guerra. Eppure la resistenza (e a volte il contrattacco) continuano. Come nel caso della Radio Kraina, una delle emittenti ucraina più diffuse

Il presidente ucraino, Zelensky (Ansa)

Il presidente ucraino, Zelensky (Ansa)

Kiev è lontana. Sempre di più, anche dalla campagna elettorale. E se non fosse perché i prezzi, l’inflazione, la speculazione e, insomma, tutto quello che ha a che fare con il nostro portafoglio non ci ricordassero ogni giorno che tutto ‘è colpa della guerra’, quasi non penseremmo che sono ormai otto mesi che è scoppiato questo conflitto e che è difficile fare un bilancio complessivo. Kiev, però, è al centro dei distinguo dei partiti politici su un tema, in particolare, quello delle sanzioni alla Russia. Con Matteo Salvini che dentro un centrodestra apparentemente granitico sul posizionamento atlantico e sulla prosecuzione della linea Draghi e Ue riguardo alle pressioni economiche su Mosca, di fatto vacilla anche parecchio. Come la settimana scorsa, quando ha detto che bisogna “rivedere le misure sulla Russia” e Letta gli ha risposto, piccato: “Putin non lo avrebbe detto meglio”.

Insomma, la guerra di logoramento prosegue mentre a Kiev si prova a resistere ancora. Anche attraverso la radio. Radio Kraina, una delle emittenti ucraine commerciali più diffuse, ora è diventata la voce della resistenza. Dall’inizio del conflitto, Kraina FM si è spostata dalla capitale a un luogo nascosto nei Carpazi, la catena montuosa nell’ovest dell’Ucraina: da lì dà quotidiani aggiornamenti sulla guerra, trasmessi in oltre venti città ucraine e ascoltati da moltissime persone (la radio ha circa un milione di ascoltatori, anche se ora è impossibile stabilire con precisione quanti siano). Kraina FM fa anche attività di coordinamento logistico per gli aiuti, trovando il modo di registrare ogni giorno nonostante i bombardamenti nelle vicinanze. I conduttori principali della radio, Roman Davydov e Bogdan Bolkhovetsky, hanno chiesto per ragioni di sicurezza di non identificare il luogo, che però si sa essere un ex resort sciistico diventato con la guerra un rifugio per molte persone.

La guerra in Ucraina ha reso di nuovo centrale il ruolo della radio. Attraverso la radio, infatti, è possibile intercettare le conversazioni dei soldati russi, che spesso usano segnali non criptati per le loro comunicazioni. Inoltre emittenti come la Bbc hanno ricominciato a mandare in onda i propri programmi d’informazione con le onde corte, per aggirare la censura. In situazioni ostili, a volte le tecnologie più vecchie e semplici sono anche le più accessibili, e possono fornire canali di comunicazione più affidabili di quelle più complesse e moderne che risentono, invece, della possibilità di censura, come Putin ha dimostrato di poter fare imbavagliando i social che viaggiano, appunto, sulla fragilità del web. Insomma, in Ucraina si continua a combattere, anche via radio, la guerra è lontana dal trovare una conclusione, ma il conflitto - al di là di qualche schermaglia di poco conto - non è tema portante di questa campagna elettorale italiana. Soprattutto per il centrodestra dove gli imbarazzi, rispetto al rapporto con la Russia, sono tutt’altro che superati. E superabili.

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