Elezioni 2022, Irene Tinagli: "Sulle tasse Salvini e Berlusconi vendono fumo"

La vice segretaria del Pd e presidente della Commissione Econ del Parlamento europeo: "La promessa della Flat tax non è credibile ed è infattibile"

Irene Tinagli, vice segretaria del Pd (Ansa)

Irene Tinagli, vice segretaria del Pd (Ansa)

Onorevole Tinagli, facciamo un po' di fact checking europeo alla partenza di questa campagna elettorale caratterizzato dalle promesse? "Facciamolo"

Partiamo dalle tasse. Quanto sono credibili le proposte di flax tax al 23 o al 15 lanciate dal centrodestra? "Sono per niente credibili, assolutamente infattibili e peraltro anche ingiuste".

La solita Europa matrigna. "No, guardi, l’Europa non c’entra niente. Basta solo intendersi minimamente di conti pubblici. Se tagli così tanto le entrate, il gettito si abbatte e non riesci più a garantire i servizi ai cittadini, dagli ospedali in giù. E’ molto semplice. La favola secondo cui cresci di più e il gettito aumenta non funziona nella realtà. Anche il tanto decantato Reagan ci battè la faccia".

Che cosa accadde a Reagan? "Fece un taglio netto delle tasse, i ricchi elettori furono felicissimi ma poi il bilancio dello stato sballò così tanto che poco dopo le dovette rialzare".

Perché parla di tagli ai ricchi? "La gente deve sapere che la flat tax aiuta soprattutto i ricchi. Se metto una flat tax al 23 i redditi bassi non ne hanno alcun beneficio perché ce l’hanno già l’aliquota al 23! I ceti medi ci guadagnano pochino, mentre chi davvero ci guadagna tanto sono i ricchi, che solo in minima parte reinvestono questi soldi in cose che producono crescita. Quindi si verifica una perdita netta. A spese di tutti gli altri cittadini, che dovranno subire tagli ai servizi per compensare il minor gettito allo Stato. E’ questo cui alludevo quando dicevo che sono proposte ingiuste".

Passiamo a un altro punto del fact checking. Il centrodestra e il Pnrr. Il gruppo di Giorgia Meloni non lo ha votato in Europa, anche se lei adesso rivendica il suo europeismo. "Lì c’è una contraddizione di fondo tra quello che la Meloni dice in Italia e quello che il suo gruppo politico fa in Europa. Loro sono un gruppo nazionalista, sostanzialmente contrario a ogni forma di solidarietà europea e di bilancio. Ognuno, secondo loro, si deve sostenere per conto proprio. Poi vengono in Italia e dicono che l’Europa è matrigna e ci deve aiutare di più. L’Europa che vuole la Meloni non avrebbe mai fatto il Pnrr, e anche tutte le battaglie che ora stiamo facendo su nuove forme di risorse e solidarietà europea non sono sostenute dal gruppo dei conservatori che lei presiede".

Veniamo adesso al Pd. Molti vi accusano di essere il partito dei garantiti e di prendervi poca cura dei non garantiti.  "Ci sono molte fasce di non garantiti, la nostra attenzione è ed è stata soprattutto verso quelle dei nuovi lavori. Le battaglie per la tutela dei giovani precari, dei riders, faccio un esempio tra i tanti, sono le nostre. La battaglia per il salario minimo è la nostra, e stiamo cercando di portarla avanti senza smontare la contrattazione collettiva, anche se siamo coscienti delle resistenze di alcuni sindacati. Nella scorsa legislatura abbiamo tolto il montante dei salari dall’Irap, abbassato l’Ires, ora stiamo cercando di abbassare il cuneo fiscale che fa comodo a lavoratore e impresa, avevamo varato, seppure per un tempo limitato, il pacchetto di sgravi alle assunzioni dei giovani più corposo nella storia del nostro Paese che a suo tempo abbasso’ molto la disoccupazione giovanile. Sono riforme che abbiamo fatto noi. Gli altri chiacchierano, noi facciamo".

Queste le avete fatte. Adesso qual è il cuore della proposta economica del Pd? "L’idea è quella di puntare sui giovani. Il nostro focus è questo. A parte gli slogan, finora ci sono state poche politiche vere e mirate. Vogliamo sostenerne l’autonomia e gli studi, la qualità della formazione. Letta ha parlato di far crescere gli stipendi dei professori: valorizzare l’istruzione è importante. Abbiamo dato spazio, al bonus psicologico dei giovani, ai nuovi Istituti Tecnici Superiori e all’ingresso nel mondo del lavoro. Ora vogliamo abolire l’uso distorto degli stage gratuiti e provare a rendere stabili gli sgravi fiscali a chi assume giovani. I giornali nei giorni scorsi hanno dato spazio solo al discorso della dote, ma il pacchetto giovani è di più". 

Il tema dell'immigrazione clandestina è tornato protagonista del dibattito politico. Oltre che problema di ordine pubblico è anche un tema economico. "Certamente. Ma l’immigrazione clandestina come la gestisce Salvini è un controsenso. I decreti sicurezza hanno buttato in mezzo alla strada migliaia di disperati, e di fatto fornito manodopera al nero che ha abbassato le paghe di tutti. Salvini ha fatto il contrario di quello che si deve fare. Invece che creare flussi regolari. Ha tolto le risorse per la formazione delle persone e il loro inserimento nel mondo del lavoro regolare, danneggiando così anche gli italiani che a parole vuole difendere".