Berlusconi: "Anche Giorgia Meloni può guidare il governo. La sinistra? È divisa"

Il Cavaliere: "Soddisfatto dell’incontro. Il centrodestra è unito. Da Letta e Calenda una operazione trasformista". La delusione per i fuoriusciti, il rilancio sull’agenda Draghi

Silvio Berlusconi, 85 anni, leader di Forza Italia

Silvio Berlusconi, 85 anni, leader di Forza Italia

Presidente Berlusconi, partiamo da quello che era lo scoglio principale: la leadership. Per lei sarebbe un problema Giorgia Meloni premier?

"Assolutamente no. Giorgia Meloni, come Matteo Salvini, come tanti esponenti di Forza Italia e degli altri partiti della coalizione ha tutte le carte in regola e l’autorevolezza per guidare un governo di alto profilo, credibile nel mondo, saldamente legato all’Europa e all’Occidente. Di tutto questo è garanzia la nostra stessa presenza".

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Perché ha insistito tanto sui collegi, e non accetta la regola dei sondaggi per dividerli?

"I sondaggi per definizione cambiano nel corso della campagna elettorale. In molte occasioni soprattutto negli ultimi anni si sono dimostrati poco attendibili. Lo ripeto: le tre grandi forze politiche del centro-destra sono tutte necessarie numericamente per vincere e politicamente per governare. Quindi non ha senso valutarle sulla base di sondaggi. Esiste la parte proporzionale perché siano gli elettori a misurare il peso dei singoli partiti. Mi consenta un’osservazione: io non posso accettare questa descrizione del centro-destra tutta concentrata sui problemi interni, sugli assetti di potere, sui seggi. Non è questo il centro-destra che io conosco e vedo ogni giorno. Io vedo una coalizione compatta, che sta mettendo a punto un grande programma con il quale chiedere agli italiani il consenso per una svolta profonda e al tempo stesso per non disperdere i buoni frutti del Governo Draghi. Questo è quello che conta: come diceva De Gaulle, “l’intendance suivra”, l‘intendenza – cioè i particolari tecnici – seguiranno".

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Quindi? Soddisfatto del vertice?

"Sono soddisfatto, prima di tutto perché dalla riunione di oggi esce un centrodestra unito, non sui posti ma sulle idee, sul programma, sui progetti per l’Italia e anche – ma questo è secondario – sui criteri per indicare il candidato premier. Abbiamo ancora molto lavoro da fare ma i presupposti sono ottimi, si lavora con lealtà e cordialità reciproca, ma soprattutto con la consapevolezza della grande responsabilità che abbiamo verso gli italiani e delle grandi attese che la maggioranza degli elettori ripongono in noi".

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Letta e Calenda fanno capire che la coalizione è quasi un espediente tecnico dovuto alla legge elettorale per superare la quota maggioritaria.

"In pratica quindi Letta e Calenda stanno dicendo di voler seguire le regole del peggiore trasformismo: chiedere i voti in nome di qualcosa di diverso da quello che vorranno fare davvero. Questo è il modo di restituire ai cittadini la fiducia nella politica? Ora è chiaro cosa intendo quando dico che l’esercizio del potere è per loro l’unico obiettivo, l’unico principio".

Apriamo una parentesi personale: quanto è stato doloroso per lei l’addio delle ministre Gelmini e Carfagna, che le stavano vicino da tanto e che le devono tutto?

"La risposta è implicita nella domanda. Sono ovviamente amareggiato, sia per la scelta che per il metodo che hanno voluto seguire".

Era un po' che i ministri forzisti – Brunetta, Carfagna e Gelmini – mordevano il freno. Non si aspettava lo strappo?

"Nonostante tutto no, ho continuato ad illudermi fino all’ultimo che prevalessero le ragioni della coerenza ed anche della convenienza. Non mi sarei aspettato una scelta del genere da persone con una lunga esperienza politica, maturata tutta al nostro interno in ruoli di responsabilità. Hanno rinnegato non me, ma i loro elettori, la loro storia, la loro vita: un comportamento poi che non ha davvero portato fortuna a chi lo ha posto in essere prima di loro. L’idea di un centro disancorato dal centro-destra porta ovviamente a creare un finto centro, alleato alla sinistra. Il contrario di quello che accade in Europa, di quello che chiede il PPE. L’idea di una coalizione che vada da Calenda e dalla Bonino all’estrema sinistra di Speranza certamente mi preoccupa ma al tempo stesso mi fa sorridere".

Perché?

"Il futuro governo di centro-destra avrebbe bisogno di un’opposizione seria e qualificata, non di un confuso agglomerato di sigle e di leader senza seguito. Il fatto che Enrico Letta sia pronto a seguire questa strada – avrebbe tenuto anche i grillini se appena avesse potuto – non mi stupisce ma mi preoccupa. Quello che mi lascia esterrefatto è che persone con la nostra storia e i nostri valori pensino di poter stare in quel progetto, in quel Campo Largo sempre più simile ad un Campo Santo".

A bocce ferme, qual è il suo giudizio su Draghi?

"Non do mai giudizi sulle persone. Ma certamente se non lo stimassi non lo avrei collocato io, superando notevoli resistenze in Italia e in Europa, prima alla guida di Bankitalia e poi della BCE, e non l’avrei indicato per primo alla guida del governo di unità nazionale che, le ricordo, è stato una nostra idea. Oggi Draghi è oggetto di un tentativo di strumentalizzazione da parte della sinistra al quale sono certo non si presterà".

E di Conte e Letta cosa pensa?

"La stima personale non è in discussione. Sul piano politico credo che la dissoluzione dei Cinque Stelle sia inarrestabile e sono sorpreso che per tentare di fermarla il professor Conte abbia abbandonato il profilo istituzionale per assumere comportamenti non responsabili e a dir poco discutibili. Non ha avuto verso il governo Draghi – pur essendo in maggioranza – lo stesso senso di responsabilità che avevamo messo in campo noi, pur dall’opposizione, nei confronti del suo governo. Quanto a Letta, direi che è l’emblema dell’immobilismo di un partito e di una sinistra divisa su tutto salvo che sulla conservazione dell’esistente. Se questa Italia, così com’è, vi piace allora il partito giusto da votare è il Pd".

Molti sono convinti che se il risultato sarà incerto Forza Italia potrebbe staccarsi dal centrodestra.

"Il problema non si pone, vinceremo con ampio margine e governeremo stabilmente per cinque anni. Per quanto riguarda Forza Italia cercheremo di spiegare agli italiani, nel corso della campagna elettorale, che siamo gli unici continuatori e gli unici testimoni in Italia della tradizione liberale, della tradizione cristiana, della tradizione garantista, della tradizione europeista e atlantista, dei principi e dei valori della civiltà occidentale. E vogliamo garantire a tutti gli italiani la democrazia, la sicurezza, il benessere, una giustizia giusta e una vera libertà".