Silvio Berlusconi, 86 anni, sorretto da Daniela Santanchè e Maurizio Gasparri a Palazzo Madama

Silvio Berlusconi, 86 anni, con Daniela Santanchè e Maurizio Gasparri (ImagoE)

Il giorno dopo la polvere, invece di depositarsi, diventa una tempesta. Galeotto un appunto, diventato pubblico grazie a una foto scattata giovedì in Senato, in cui Silvio Berlusconi usa quattro incontrovertibili aggettivi nei confronti della premier in pectore: "Giorgia Meloni, un comportamento supponente, prepotente, arrogante e offensiva". Come non bastasse, nella postilla si legge: "Nessuna disponibilità a cambiamenti, con una così non si può andare d’accordo". Lei risponde con una frase che sembra una pietra tombale sulla maggioranza, sulla sua coesione e sui numeri che dovrebbero portare alla formazione del nuovo governo: "Io non sono ricattabile", dice la premier in pectore. E le trattative sul governo si inchiodano.  Raccontano, ieri a tarda sera, che per calmare la Meloni furibonda ci sia voluta non solo la pazienza di Crosetto ma anche quella del neo presidente del Senato, Ignazio La Russa. Oggi le trattative sulla formazione del nuovo esecutivo andranno avanti sotto traccia. La Meloni ha detto chiaramente di "voler andare avanti, non mi interessa parlare con chi non ha rispetto" e sulla squadra tiene aperti i dossier economici e sull’energia, continuando, tra gli altri, i contatti con Roberto Cingolani. "Non c’è tempo da perdere. All’Italia serve un governo autorevole che lavori in modo spedito", è il mantra che ripete. Un punto fermo, in queste ore, sembra essere Giancarlo Giorgetti all’Economia, sdoganato da Matteo Salvini a Montecitorio con chiacchiere, battute e foto nel cortile, accanto al decano Umberto Bossi. Si dà in queste ore assai probabile anche Antonio Tajani alla Farnesina, mentre rimangono stazionarie le quotazioni del prefetto Matteo Piantedosi al Viminale. La questione del rapporto con Berlusconi, tuttavia, è destinata a pesare anche nei prossimi giorni e parecchio se, come si diceva ieri a caldo, dopo l’incidente del “foglietto“, la leader di Fratelli d’Italia ha intenzione di far pesare pure lo smacco subito a Palazzo Madama, con i 16 voti mancanti di Forza Italia per La Russa; nella scelta dei ministri, si ragiona in ambienti della maggioranza, FI pagherà pegno, a vantaggio della Lega. "Inutile dire – ragionava un esponente di FdI – che serva un chiarimento al più presto". Meloni, intanto, non sembra voler cedere sull’ex pm Carlo Nordio, con Francesco Paolo Sisto di FI tra i papabili per un ruolo di viceministro. Così come il più accreditato alla Difesa è Adolfo Urso di FdI. Al partito conservatore andrebbe pure il ministero dell’Istruzione (anche se finora non circolano nomi) e lo Sviluppo economico con Guido Crosetto in pole, ma anche in pista per la poltrona di sottosegretario alla presidenza del Consiglio qualora non dovesse concretizzarsi il passaggio a Palazzo Chigi di Giovanbattista Fazzolari, il più accreditato, in queste ore, per tale poltrona. Ma pronto anche per il dicastero per l’Attuazione del programma. In alternativa a nomi squisitamente politici, si potrebbe far strada per il sottosegretariato alla presidenza un profilo tecnico. La Lega – complice l’asse rafforzato tra Salvini e Meloni dopo la prova di fiducia al Senato – potrebbe conquistare in tutto 6 ministeri: oltre a Giorgetti e Piantedosi, si fa largo l’ipotesi di Salvini alle Infrastrutture. Si confermerebbe, inoltre, l’ipotesi di Gian Marco Centinaio all’Agricoltura e quella di Roberto Calderoli al ministero delle Riforme. In aggiunta ci potrebbe essere un incarico a Simona Baldassarre per il dicastero della Famiglia e natalità. Dalla presunta ira meloniana sarebbe “salva“ Elisabetta Casellati, unica a votare insieme al Cav: potrebbe spuntare un incarico alla Pubblica amministrazione. Per FI, oltre a Tajani, entrerebbero nella squadra Anna Maria Bernini al dicastero dell’Università, Paolo Zangrillo alla Salute (ministero chiesto espressamente dal partito) che è in alternativa a Guido Bertolaso.

Politica

Il giorno dopo la polvere, invece di depositarsi, diventa una tempesta. Galeotto un appunto, diventato pubblico grazie a una foto scattata giovedì in Senato, in cui Silvio Berlusconi usa <a href="https://www.quotidiano.net/elezioni/berlusconi-meloni-appunti-1.8180266">quattro incontrovertibili aggettivi </a>nei confronti della premier in pectore: "Giorgia Meloni, un comportamento supponente, prepotente, arrogante e offensiva". Come non bastasse, nella postilla si legge: "Nessuna disponibilità a cambiamenti, con una così non si può andare d’accordo". Lei risponde con una frase che sembra una pietra tombale sulla maggioranza, sulla sua coesione e sui numeri che dovrebbero portare alla formazione del nuovo governo: "Io non sono ricattabile", dice la premier in pectore. E le trattative sul governo si inchiodano. 
<img alt="Silvio Berlusconi, 86 anni, con Daniela Santanchè e Maurizio Gasparri (ImagoE)" data-img="/polopoly_fs/1.8181026!/httpImage/image.jpg_gen/derivatives/wide_680/image.jpg" data-img-alt="Silvio Berlusconi, 86 anni, con Daniela Santanchè e Maurizio Gasparri (ImagoE)" data-img-thumb="/polopoly_fs/1.8181026!/httpImage/image.jpg_gen/derivatives/wide_325/image.jpg" data-polopoly-id="1.8181026" data-shortcode="true" data-type="image" polopoly:contentfilepath="/httpImage/image.jpg_gen/derivatives/wide_325/image.jpg" polopoly:contentid="1.8181026" src="https://cdn.quotidiano.net/polopoly_fs/1.8181026!/httpImage/image.jpg_gen/derivatives/wide_325/image.jpg" title="Silvio Berlusconi, 86 anni, con Daniela Santanchè e Maurizio Gasparri (ImagoE)"> 
Raccontano, ieri a tarda sera, che per calmare la Meloni furibonda ci sia voluta non solo la pazienza di Crosetto ma anche quella del neo presidente del Senato, Ignazio La Russa. Oggi le trattative sulla formazione del nuovo esecutivo andranno avanti sotto traccia. La Meloni ha detto chiaramente di "voler andare avanti, non mi interessa parlare con chi non ha rispetto" e sulla squadra tiene aperti i dossier economici e sull’energia, continuando, tra gli altri, i contatti con Roberto Cingolani. "Non c’è tempo da perdere. All’Italia serve un governo autorevole che lavori in modo spedito", è il mantra che ripete. Un punto fermo, in queste ore, sembra essere Giancarlo Giorgetti all’Economia, sdoganato da Matteo Salvini a Montecitorio con chiacchiere, battute e foto nel cortile, accanto al decano Umberto Bossi. Si dà in queste ore assai probabile anche Antonio Tajani alla Farnesina, mentre rimangono stazionarie le quotazioni del prefetto Matteo Piantedosi al Viminale. 
La questione del rapporto con Berlusconi, tuttavia, è destinata a pesare anche nei prossimi giorni e parecchio se, come si diceva ieri a caldo, dopo l’incidente del “foglietto“, la leader di Fratelli d’Italia ha intenzione di far pesare pure lo smacco subito a Palazzo Madama, con i 16 voti mancanti di Forza Italia per La Russa; nella scelta dei ministri, si ragiona in ambienti della maggioranza, FI pagherà pegno, a vantaggio della Lega. "Inutile dire – ragionava un esponente di FdI – che serva un chiarimento al più presto". 
Meloni, intanto, non sembra voler cedere sull’ex pm Carlo Nordio, con Francesco Paolo Sisto di FI tra i papabili per un ruolo di viceministro. Così come il più accreditato alla Difesa è Adolfo Urso di FdI. Al partito conservatore andrebbe pure il ministero dell’Istruzione (anche se finora non circolano nomi) e lo Sviluppo economico con Guido Crosetto in pole, ma anche in pista per la poltrona di sottosegretario alla presidenza del Consiglio qualora non dovesse concretizzarsi il passaggio a Palazzo Chigi di Giovanbattista Fazzolari, il più accreditato, in queste ore, per tale poltrona. Ma pronto anche per il dicastero per l’Attuazione del programma. In alternativa a nomi squisitamente politici, si potrebbe far strada per il sottosegretariato alla presidenza un profilo tecnico. 
La Lega – complice l’asse rafforzato tra Salvini e Meloni dopo la prova di fiducia al Senato – potrebbe conquistare in tutto 6 ministeri: oltre a Giorgetti e Piantedosi, si fa largo l’ipotesi di Salvini alle Infrastrutture. Si confermerebbe, inoltre, l’ipotesi di Gian Marco Centinaio all’Agricoltura e quella di Roberto Calderoli al ministero delle Riforme. In aggiunta ci potrebbe essere un incarico a Simona Baldassarre per il dicastero della Famiglia e natalità. Dalla presunta ira meloniana sarebbe “salva“ Elisabetta Casellati, unica a votare insieme al Cav: potrebbe spuntare un incarico alla Pubblica amministrazione. Per FI, oltre a Tajani, entrerebbero nella squadra Anna Maria Bernini al dicastero dell’Università, Paolo Zangrillo alla Salute (ministero chiesto espressamente dal partito) che è in alternativa a Guido Bertolaso. 
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