Mercoledì 24 Aprile 2024

Governo, l'alfabeto della crisi

Tutte le caratteristiche della crisi dalla A alla Z

Mario Draghi (Ansa)

Mario Draghi (Ansa)

Roma, 23 luglio 2022 - A come Agenda Draghi. Ci sono quelli che si credono San Giorgio e altri che vorrebbero polarizzare la pubblica opinione in draghiani e no. "Da Letta a Di Maio", ci sono quasi tutti: mancano solo Laa-Laa dei Teletubbies e il Mostro di Düsseldorf.

Beppe Grillo attacca Di Maio: "Gigino 'a cartelletta'. Due mandati luce sono nella tenebra"

B come Berlusconi. Berlusconi dice di essere un sincero liberale, ma la rivoluzione è finita da tempo e l’alba tarda ad arrivare. Magari pensa di strumentalizzare la Lega per fare il presidente del Senato, ma oggi il Cav. è il primo dei salviniani.

C come Campolargo (cfr. Camposanto). Il Pd dice che con il M5s è finita. "Questo strappo", ha detto Dario Franceschini al Corriere, "rende impossibile ogni alleanza con i 5 stelle". Tempo due settimane - anche meno - e fra Pd e M5s sarà tutto dimenticato.

D come Dadone (Fabiana). La ministra per le Politiche giovanili non s’è dimessa, così come tutti i ministri che hanno fatto cadere il governo e sono rimasti al loro posto: "Questa crisi non l’abbiamo innescata noi così come non l’abbiamo conclusa". Meglio di Shaggy: "It wasn’t me".

E come Ennio (Flaiano). Come sempre nei momenti difficili bisogna affidarsi ai migliori, che guardacaso sono pure quelli che non ci sono più. Chessò, Edmondo Berselli, Karl Kraus, Giovanni Papini. O Flaiano: "La situazione politica italiana è grave ma non è seria".

F come fasciocomunista. È Dibba, va da sé. Danilo Toninelli lo invoca, dice che c’è bisogno di lui nel M5s. In effetti da quelle parti serve uno che consulti regolarmente il suo meccanico per prendere le decisioni importanti. C’è solo un problema: Dibba deve prima interrompere il suo tour delle migliori autocrazie e smettere di scrivere la sua Lonely Planet sulle dittature.

G come Giorgia Meloni. Svetta nei sondaggi, rischia di diventare presidente del Consiglio, vuole fondare il partito conservatore, che in Italia non è mai esistito. Ha però un problema di eredità, di fardelli storici, con tanto di fiamma nel simbolo.

E di classe dirigente: ora che i voti fioccano, c’è da evitare l’effetto Lega nazionale di Salvini, con lo sbarco di impresentabili politici nelle liste elettorali (come avvenuto nel Mezzogiorno).

H come Hotel. È ora, per i parlamentari, di iniziare a rivedere i propri alloggi. Case, affittacamere, alberghi. La dolce vita è finita, a Roma ad agosto ci rimarrà solo Russell Crowe.

I come Inflazione. Almeno prima c’era Mario Draghi e sembrava - ma era una distorsione pure quella, beninteso - che ci fosse sempre uno scudo pronto a salvare l’economia, come quello che - sono dieci anni la prossima settimana - lanciò proprio l’allora presidente della Bce nel 2012. Ora ci vogliono lasciare soli con Giulio Tremonti.

L come Liberale. È proprio vero che le parole non vogliono più dire niente. Riformista, moderato. Ormai si regalano a chiunque, persino a Luigi Di Maio, che si è appena sfilato il gilet giallo. Servono peraltro a identificare il centro, dove è già partita la gara a chi farà l’ego della bilancia.

M come M5s. Il Movimento è partito.

N come Nord. Chi si aspetta moti d’orgoglio da parte del produttivo Nord rimarrà deluso. Giancarlo Giorgetti e Luca Zaia non possono nulla contro la natura distruttrice di Salvini: le rottamazioni non sono roba da leghisti, essendo la Lega l’ultimo partito leninista rimasto in Italia.

O come Occhi della tigre. "A partire dalla giornata di oggi, dobbiamo avere gli occhi di tigre", dice Enrico Letta. O gli occhi del Conte.

P come Papeete. Siamo già al secondo. Solo che questo è un Papeete allargato. Berlusconi, Conte, Salvini. Giravano più mojito.

Q come Quattrini. Nel M5s c’è chi ha calcolato che la legislatura finita anzitempo costerà 70 mila euro ai parlamentari. Un tempo erano felici di restituirne una parte, felici e francescani. Oggi coltivano solo il desiderio di essere come tutti.

R come Rigassificatore di Piombino. Si è guadagnato pure una citazione di Mario Draghi nell’intervento al senato. Curiosamente, anche una di Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega al Senato: "È impossibile fare l’interesse del paese con questi compagni di viaggio, con chi dice no ai rigassificatori". Qualcuno lo ha avvertito che la Lega ha manifestato contro l’impianto di Piombino insieme a Pd, Fdi, Sel e M5S?

S come Sibilia (Carlo). "Noi siamo una forza progressista», assicura fra le risate di Friends il deputato del M5s, che nella sua bio su Twitter ci informa di essere parlamentare da 9 anni e sottosegretario all’Interno da 4. Chissà se in questi quasi dieci anni di corso accelerato nelle istituzioni (a spese nostre) avrà iniziato a credere pure all’allunaggio.

T come Thailandese. È la corrente di Goffredo Bettini, di cui l’ex europarlamentare è gran mogol. Le sue giovani marmotte hanno prodotto risultati strabilianti in questi anni, compreso il noto campolargo (vedi sopra).

U come Ursula von der Leyen. La presidente della Commissione europea ci guarda preoccupata, ma i più preoccupati siamo noialtri: c’è già Salvini che pubblica su Instagram le foto dei barconi. "Torna la sicurezza, torna il coraggio". Torna il giorno della marmotta.

V come Vecna. Ormai è chiaro che siamo finiti nel Sottosopra di Stranger Things. Solo che non abbiamo capito chi potrebbe fare Vecna (così, a occhio, diremmo Beppe Grillo).

Z (quella di Putin). Se c’è uno che può festeggiare per la caduta del governo Draghi, beh, quello è Putin, che sentitamente ringrazia Conte, Salvini e Berlusconi per l’operazione politica speciale.