Un leader in cinque parole: Giuseppe Conte

L'ex premier dice no alle "accozzaglie" e riscopre alcuni temi tipici della sua base. Per questo il Movimento 5 Stelle è tornato protagonista, e il vento ha ripreso a soffiare in poppa

Il presidente M5s Giuseppe Conte

Il presidente M5s Giuseppe Conte

Dalla parte giusta

È l’hashtag della campagna elettorale di Beppe Conte. Come se appunto ce ne fosse una sbagliata. Un termine che trasuda moralismo già a leggerlo, così, smaterializzato in qualche tweet. Figurarsi se a pronunciarlo è il capo di un partito che con il moralismo ci ha costruito una stagione politica di grande successo. Alla fine, il populismo si gioca sempre sulla polarizzazione: da una parte i buoni, dall’altra i cattiva. Da una parte noialtri che facciamo gli interessi del popolo, dall’altra quella dei poteri più o meno forti che tengono in ostaggio la gente. Quella che ovviamente sta dalla parte giusta. 

Dignità 

Conte la ripete in continuazione, la parola dignità. Lo chiamavano dignità, insomma. La usa quando deve descrivere le trattative con il Pd, la usa quando dice che il Palazzo vuol fare fuori il M5s, partito “scomodo” (altra parola chiave) che punta a rappresentare, dice Conte, i veri interessi del popolo sovrano. “Nove euro lordi l’ora di salario minimo legale per dire stop alle paghe da fame e dare dignità ai lavoratori che oggi percepiscono di meno”, scrive il M5s nel suo programma elettorale. “Rafforzamento delle misure del decreto dignità per mettere i lavoratori, in particolare i giovani, in condizione di sviluppare progetti di vita agevolando i contratti a tempo indeterminato”; “Stage e tirocini non possono essere strumento di sfruttamento della manodopera. Prevedere pertanto un compenso minimo per i tirocinanti e il riconoscimento del periodo di tirocinio ai fini pensionistici”. 

 Listino

Conte si è costruito e ha messo ai voti, approvato online a pavloviana maggioranza, un listino di 15 futuri deputati e senatori che costituiranno la sua falange in Parlamento. Al voto hanno partecipato 50 mila persone e il sì al listino presidenziale è passato con oltre l’86 per cento. Festa grande. I 15 saranno candidati in uno o più collegi plurinominali e sono: Chiara Appendino, Federico Cafiero de Raho, Maria Domenica Castellone, Alfonso Colucci, Sergio Costa, Livio De Santoli, Barbara Floridia, Michele Gubitosa, Ettore Antonio Licheri, Stefano Patuanelli, Riccardo Ricciardi, Roberto Scarpinato, Francesco Silvestri, Alessandra Todde, Mario Turco. Molte sono vecchie conoscenze, da Chiara Appendino - già sindaca di Torino - a Riccardo Ricciardi, parlamentare performer che negli ultimi mesi è diventato un ultrà contiano, modalità Fantozzi.

Giovani

Anche Conte è su TikTok, anche Conte vuole difendere gli interessi dei giovani. E chi altri non vorrebbe farlo, d’altronde. Il programma del M5s ha una parte proprio sui giovani. “Per il loro futuro, di benessere e stabilità”. Dalla “Pensione garanzia giovani” (“Un aiuto concreto a tutti quei giovani con carriere intermittenti che fanno fatica ad avere una pensione”) al riscatto gratuito della laurea (“Un incentivo allo studio universitario e un riconoscimento dell’impegno profuso nel percorso di studi in vista dell’attività lavorativa”). Dagli incentivi all’imprenditoria giovanile e “alla sburocratizzazione delle startup” alla stabilizzazione degli sgravi per l’acquisto della prima casa da parte degli fino alla “proroga dello sgravio per l’assunzione di giovani under 36 in tutta Italia”. 

Accozzaglia

“Non sentite già aria di nuove larghe intese? Che c’è una campagna molto strana con la candidata avvantaggiata che dosa le uscite. Mi ha colpito molto lo spin doctor della Meloni, Crosetto, che su Avvenire accenna al fatto che si potrà fare un altro governo dei migliori. Sono già pronti a tirar fuori un altro esponente della comunità finanziaria, c’è sempre il migliore dei migliori. Lo diciamo chiaramente: no ad accozzaglie e larghe intese - lo abbiamo fatto una volta perché il paese era in braghe di tela, per senso di responsabilità - noi non ci saremo”, dice Conte. Fa un po’ sorridere che Conte, l’uomo che si alleato con tutti - con Matteo Salvini, poi con il Pd e Matteo Renzi, poi con il Pd, Renzi, Salvini e Silvio Berlusconi sotto Mario Draghi - oggi dica “no alle accozzaglie”.