Elezioni, i segreti della 'Bestia social' di Giorgia Meloni

Ecco chi è Tommaso Longobardi, il mago della comunicazione di Fratelli d'Italia. Giovanissimo, formato dalla Casaleggio Associati. C'è lui dietro allo slogan 'Io sono Giorgia' e alle ultime trovate social della leader di FdI. Come la foto della mamma obesa. In questa (rarissima) intervista spiega i segreti del suo lavoro

Tommaso Longobardi è il ‘genius loci’ di Giorgia Meloni sui social network: dal febbraio del 2018 ‘accompagna’ l’ascesa della leader di Fratelli d’Italia decidendo dove, come e quando farla “parlare” sulla Rete. Giovanissimo (31 anni), romano, laurea triennale in psicologia, si è ‘formato’ alla Casaleggio Associati. Riservato, lavora dietro le quinte e non ama parlare di sé. Ha iniziato con loro 8 anni fa: è stato il suo primo lavoro come social media manager. Per due anni è stato nell’ufficio di Gian Roberto, e di comunicazione politica ho cominciato a occuparsi quando si è trasferito a Roma lavorando per diverse aziende. E’ arrivato a FdI grazie al passaparola: quando lavori bene funziona così. Avevo curato alcuni profili che sono arrivati sul tavolo della Meloni e ha iniziato a buttare giù qualche progetto per la campagna delle Politiche 2018.

La foto di Salvini e Meloni sorridenti dopo l'incontro a Messina. "Uniti si vince"

Giorgia Meloni con il suo guru social Tommaso Longobardi (ImagoE)
Giorgia Meloni con il suo guru social Tommaso Longobardi (ImagoE)

Longobardi, prima c’era ‘la Cosa’ di Beppe Grillo che lei ben la conosce, avendoci lavorato. Poi la ‘Bestia’ di Salvini, oggi in difficoltà. Oggi qualcuno parla di ‘Bestia nera’, riferendosi scherosamente ai social di FdI. E’ un termine appropriato o offensivo? “Credo che questi termini siano nati semplicemente per dare una definizione a qualcosa che, in passato, si aveva difficoltà a definire e comprendere, quindi lasciano il tempo che trovano. Fino a qualche anno fa, i cittadini pensavo che dietro le pagine dei leader ci fossero realmente i politici a gestire tutto, per quanto talvolta possa questo accadere tuttora. Era inconcepibile e sconosciuta a molti la figura dei social media manager. Allora si costruì la leggenda delle macchine occulte dietro gli staff politici, che chissà cosa tramavano per generare grossi numeri. Ma tutti i partiti, ormai, si sono dotati di una macchina social e dare una definizione a ogni squadra è superfluo”. 

E’ vero che ha inventato lei lo slogan Io sono Giorgia? “Il trend Io sono Giorgia si sviluppa dopo un suo discorso a piazza San Giovanni e a seguito di una challenge nata su TikTok da parte di alcuni influencer. L’obiettivo della challenge era quello di ridicolizzare il suo discorso, ma alla fine si rivelò un boomerang per chi la lanciò e divenne pura propaganda per Giorgia“.

Da lì fu un’ascesa: tra remix, video di influencer e video montaggi di ogni tipo. “Non ci fu nulla di studiato, se non rilanciare qualche simpatico video nato dalla rete per incoraggiare il fenomeno“.

I social della Meloni hanno visto numeri in costante crescita, oggi altissimi. Merito suo, o vostro? “I social possono esser ben gestiti, ma senza sostanza e concretezza politica si ha comunque difficoltà nel farli crescere. Diciamo che un fattore non preclude l’altro”.

Come lavorate? Su quali social e strategie? “Cerchiamo di essere presenti su tutti i social, nella comunicazione politica si ambisce sempre a parlare a ogni target possibile. Poi, chiaramente, è complicato, per un leader, riuscire a dedicare tempo e spazio alla personalizzazione di ogni piattaforma, quindi tentiamo di adeguare il messaggio ovunque”. 

La foto della Meloni con la madre ‘obesa’ e la sorella abbracciate ha ‘spaccato’. E’ evidente che il ’coté personale’ funziona sempre. La foto ha totalizzato oltre tre volte le interazioni che ottiene normalmente un post di Giorgia su Instagram. Serviva rimediare all’errore dell'affermazione sulle devianze nello sport? “È servita semplicemente per rispondere a alcune mistificazioni rese virali in rete - forse pretestuosamente - su un punto del programma politico di Fratelli d’Italia riguardante lo sport”. 

Calenda è appena ‘sbarcato’ su TitTok. Perché la Meloni non usa anche questo social? “Giorgia è sbarcata molto tempo fa su TikTok, sempre usando un approccio diverso rispetto allo standard di quel social: quindi niente balletti e molti video legati al contesto politico/sociale”.

Si dice che FdI ha un atteggiamento ‘conservativo’ sulla comunicazione e che gli ‘scivoloni’ siano dovuti a ricerca di audience… “Capita di usare post che possano provocare reazioni discordanti in maniera consapevole, come può capitare per qualsiasi lavoratore di commettere errori”. 

Ma le campagne elettorali, stante che i voti bisogna prenderli, si vincono pure sui social? “Credo che parlare di “vittoria”, sui social, sia molto relativo. Qual è la vittoria? Avere più numeri e interazioni o più voti? La risposta è chiara. Avere più numeri non sempre è sinonimo di avere più voti e molte elezioni passate lo hanno ben dimostrato. Il social è un media e, come tale, permette di avere una grossa cassa di risonanza in termini propagandist ici, ma questo non basta a vincere le elezioni. Possedere tanti numeri sui social è come avere un’emittente televisiva privata, ma senza una buona struttura territoriale, concretezza, leadership e idee non ci fai molto”.