Giovedì 18 Aprile 2024

Tre leader, ma la piazza vuole Giorgia Meloni: "Una star, è stata la più coerente"

Il popolo del centrodestra sfoggia ottimismo. Tra canzoni di Battisti, bandiere di FdI e l’immancabile Tolkien

Giorgia Meloni (Ansa)

Giorgia Meloni (Ansa)

Roma, 22 settembre 2022 - ​È la piazza del centrodestra, tanto unitaria che sul palco spunta in carne ed ossa persino il padre nobile, ovvero il Cavaliere. Solo che il colpo d’occhio restituisce l’immagine di un’adunata tricolore con ospiti certo graditi, ma sempre ospiti. Colori, manifesti, bandiere, palloncini sono di FdI. Pure gli slogan inneggiano a Giorgia: "Auguri e figlie femmine". Certo, siamo nella romanissima piazza del Popolo: il Lazio è roccaforte della destra dai tempi del Msi, e nella capitale l’egemonia è appena meno pronunciata. A fare la ’ola’ per la Meloni non ci sono solo gli epigoni di Alleanza Nazionale, ma anche i fan ’pentiti’, che hanno cioè cambiato casacca. Parecchi gli ex elettori di Silvio: "Massimo rispetto per Berlusconi, ma stavolta ci dà più fiducia lei: è stata l’unica coerente"; dicono in coro Luciana e Michela. I leghisti quasi si contano: "Penso alle bollette e voto Salvini tutta la vita", dichiara Claudio. C’è persino una ex militante di Rifondazione comunista: "Ho fatto il ’68, poi ho seguito Bertinotti ma ormai la sinistra ci imbroglia", sibila Rossana.

Piazza piena, ma non stracolma: dai capannelli che si formano nell’attesa che inizino le danze si scopre che la linea atlantista della leader si è imposta su una base fino a pochi mesi fa di umori opposti senza sforzo: "Giusto mandare armi all’Ucraina, doveroso aiutare quel popolo", afferma il sedicenne Filippo. "Siamo per la patria: figuriamoci se non tifiamo per l’Ucraina", rilancia Stefano. Recita infatti uno striscione di Gioventù nazionale, forse il più eloquente di tutti. "È tempo di Patria!". Soprattutto i ragazzi sono scatenati: saltano, cantano, si felicitano con se stessi in anticipo: "Stavolta ci siamo: tocca a noi". Anzi, se la ridono, "a Giorgia".

Qualche punta di arditismo c’è: molti indossano magliette con la scritta: "Ricordati di osare sempre, anche con i venti contrari". Ma la regia è attenta a non infiammare gli animi: la piazza deve confermare il messaggio che la nuova padrona di casa ha cercato di veicolare sin dall’inizio della campagna elettorale: questa è una destra affidabile, conservatrice ma non estremista. È la destra di Margaret Thatcher e di Liz Truss, non quella di Marine Le Pen. Perciò sotto con la musica Lucio Battisti, che un po’ di nostalgia non guasta mai: anche lui ha radici affondate negli anni settanta ma senza turbare nessuno. Poi, c’è Battisti e Battisti, e quello che viene fatto risuonare in continuazione è, guarda caso, Non sarà un’avventura . Obliqua ma inconfondibile anche l’evocazione degli anni lontani dei campi hobbit lanciata da Pino Insegno nella presentazione di Giorgia: "Verrà il giorno della sconfitta, ma non è questo". Citazione da Tolkien, il Signore degli anelli, testo sacro della destra.

Una nota stonata c’è quando si arriva a Palazzo Chigi: le divisioni del vertice si riflettono nella base. Giorgia premier, se prende più voti? "E mica è scontato", sbotta Enzo (FI). Netti anche i leghisti: "Tocca al presidente della Repubblica dare l’incarico". Anche se poi tutti assicurano: "In caso di vittoria reggeremo 5 anni". Qualche tensione è prevedibile, ma non riguarderà le ombre del passato. La polemica sulla presenza della fiamma presente qui ovunque appare distante. Non è detto che sia così: "Per noi togliere la fiamma sarebbe stato un colpo al cuore", assicurano Paola e Davide militanti passati indenni dal Msi ad An a FdI.