Venerdì 19 Aprile 2024

Elezioni, una lettera al giorno: G come gas

I temi energetici dominano la campagna elettorale, e le preoccupazione di famiglie e imprese. Ma nessuno ha l'idea in grado di risolvere la questione. All'orizzonte resta l'incubo razionamento

Un gasdotto Eni (Ansa)

Un gasdotto Eni (Ansa)

Ceneremo tutti a lume di candela e non perché siamo neo romantici, ma per risparmiare sull’energia. O perché, più banalmente, il governo dovrà imporre delle restrizioni ai consumi. Una provocazione? Mica tanto. Il gas è la vera ‘parola chiave’ di questa campagna elettorale che per voce di Calenda doveva addirittura interrompersi, in nome del tentativo di trovare una linea comune delle forze politiche per far fronte all’emergenza che si va palesando all’orizzonte e che è comunque all’attenzione del governo uscente, ma è destinata a travolgere il governo che verrà con più forza, forse, di quanto è stata travolgente l’onda d’urto della pandemia. 

Ecco, allora, il quadro sul gas, che vede la proposta di un tetto al prezzo che sarà presentata dalla Commissione Ue nelle prossime settimane, probabilmente dopo il consiglio Energia straordinario del 9 settembre, convocato per dare una risposta all’emergenza scatenata dall’impennata dei prezzi dell’elettricità. La proposta, invece, di riforma del mercato elettrico arriverà all’inizio del prossimo anno, ma è chiaro che famiglie e imprese italiane (e non soltanto italiane) hanno bisogno di interventi urgenti e consistenti. E i partiti non smettono di fare pressing su Palazzo Chigi perché tolga loro, il più possibile, le castagne dal fuoco. Draghi, però, non vuole sentire parlare di scostamenti di bilancio  (leggi nuovo debito) e si studiano misure diverse, ancora tuttavia non chiare, come quella di fare pressione sulle aziende perché paghino l’extragettito, come previsto dai decreti del governo Draghi, anziché fare ricorso contro la misura. Se, come si dice a Bruxelles, la riduzione delle forniture russe dovesse proseguire ai livelli odierni, o addirittura peggiorare, gli inversi freddi potrebbero diventare di più di solo quello che ci attende. È da giugno, d’altra parte, che le forniture di gas dalla Russia verso l’UE fanno segnare un -70% rispetto al periodo pre-crisi. Per l’Europa significa dover trovare alternative a quasi un terzo di tutte le forniture di gas. E, proprio per questo, i prezzi del metano oggi volano intorno ai 300 €/MWh, 15 volte più alti rispetto all’anno scorso. L’UE ha già raggiunto l’obiettivo che si era prefissata per ottobre. Ma il dato maschera una realtà preoccupante: anche così, il gas conservato negli stoccaggi basta solo per il 20% dei consumi tedeschi o italiani, e ancor meno per Polonia (15%) e Bulgaria (10%), paesi che a maggio hanno deciso di fare del tutto a meno del gas russo. I governi UE si trovano così di fronte alla prospettiva di dover razionare il gas per ridurre i consumi invernali mentre le opinioni pubbliche chiedono aiuti per far fronte a bollette più che raddoppiate. Una tempesta perfetta, insomma, per il governo che verrà.

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