Mercoledì 24 Aprile 2024

Elezioni, una lettera al giorno: F come Flat tax

Il centrodestra insiste per questa misura, che però appare di difficile applicazione per i conti pubblici. Oltre a essere è fortemente penalizzante per i redditi più bassi.

Matteo Salvini a fano per la campagna elettorale (Ansa)

Matteo Salvini a fano per la campagna elettorale (Ansa)

Lo sanno tutti, anche chi la propone, che la flat tax, al di là degli slogan, è una misura economica difficilmente applicabile. Secondo le stime degli esperti, riportate qualche giorno fa dal Sole 24 Ore, il costo della Flat tax come proposta da Berlusconi (quella al 23%) costerebbe circa 30 miliardi l’anno. Con la Flat tax, come piace alla Lega (al 15%) i costi crescerebbero invece a 50 miliardi di euro l’anno. Con questa crisi, quei costi per la fiscalità generale sono difficilmente sostenibili. 

Ma al problema delle risorse, si aggiunge quello del principio della progressività del prelievo, così com’è previsto dalla Costituzione, principio che potrebbe impedire l’imposta unica per tutti, anche se nel centrodestra si sostiene che la Costituzione sarebbe salva, modulando in modo congruo le aliquote (sì, ok, ma come? Non si è capito, ndr). In soldoni: il taglio delle tasse si può attuare solo aumentando entrate di altro tipo o tagliando la spesa pubblica (i regolamenti europei e i vincoli di bilancio, infatti, non permettono di fare deficit sulle materie fiscali). L’ufficio studi della Uil aveva sintetizzato tempo fa i calcoli di molti economisti per quantificare l’impatto che avrebbe una Flat tax generalizzata al 15% per i redditi familiari fino a 55 mila euro. Risultato? Una Flat tax generalizzata, che superi tutte le attuali deduzioni e detrazioni, è fortemente penalizzante per i redditi più bassi.

Salvini, però, non molla. "Vorrei che mi si venisse a dire che chi guadagna 70 mila euro con due figli a carico è un riccone", ha detto il segretario della Lega. "La flat tax c’è già per 2 milioni di lavoratori (le partite iva, ndr), noi vogliamo estenderla - ha proseguito - la nostra proposta è per famiglie monoreddito e con due redditi, non alla Berlusconi. Estendere la flat tax al 15% è urgente», ha concluso.

Ma se tutti gli esperti dicono che non solo sarebbe inapplicabile, che penalizzerebbe i redditi più bassi, che potrebbe incrementare le disparità sociali, perché il centrodestra insiste con una riforma fiscale che, negli anni, non è mai stata realizzata, neppure quando i medesimi erano al governo (con Berlusconi, per dire)? Perchè l’elettorato di riferimento del centrodestra affonda le radici tra redditi più alti del Paese, favoriti dall’eventuale ‘tassa piatta’, e poco avvezzi, da sempre, a pensare, per dirla con il compianto Padoa Schioppa, che ‘pagare le tasse sia una cosa bellissima’. Un elettorato, per altro, da sempre anche poco sensibile all’altro tema, quello del recupero dell’evasione fiscale e del sommerso, che la flat tax, a dispetto della narrazione elettorale della Lega, non aiuterebbe per nulla a far emergere. C’è da scommettere, quindi, vista soprattutto la congiuntura economica, che anche stavolta la misura resterà nel cassetto.

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