Ettore Rosato: "Letta decide tutto guidato dal rancore. E scarica il ceto medio"

Il presidente di Italia Viva: i dem ormai sono un partito di sinistra. "La nostra ambizione è sparigliare le carte di questa campagna. Se avremo successo sarà più semplice riconfermare Draghi"

Ettore Rosato, 54 anni

Ettore Rosato, 54 anni

Roma, 16 agosto 2022 - Degli affari interni del suo ex partito Ettore Rosato ha poca voglia di parlare. Ma il presidente di Italia Viva un commento caustico non se l’è risparmiato: "Letta continua a criticare la formazione delle liste nel 2018. Ma lui ha fatto esattamente la stessa cosa".

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In verità, Letta sostiene di aver usato un metodo diametralmente opposto rispetto a quello che seguì 4 anni fa l’allora segretario dei democratici, Matteo Renzi. "Il caos che si è determinato nel Pd in queste ore è frutto del metodo: il leader del partito ha deciso tutto. Io mi sono limitato a sottolineare che che è curioso segnalare differenze quando il metodo è lo stesso, anzi peggiore, perché infarcito di ipocrisie. Ma sono problemi del Pd, non ci riguardano".

Renzi sostiene che le scelte di Letta sono guidate dal rancore. È d’accordo? "Sì. E mi spiace che un partito come il Pd viva di rancori".

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Capisco che non le interessi parlare di quello che non è più il suo partito, ma è naturale chiedersi perché Letta abbia scelto di allearsi con Sinistra italiana e i Verdi piuttosto che con voi. "Il Pd è ormai un partito di sinistra, che ha perso di vista il riformismo e l’attenzione al ceto medio, ai professionisti e alle aziende. Del resto, nel 2019 non ce ne siamo andati a caso: il Pd ha fatto una svolta culturale a sinistra, evidenziata da liste, programmi, alleanze. E una deriva speculare subisce anche la destra".

In che senso? "Un tempo il baricentro di quell’alleanza era Forza Italia, oggi la coalizione è stata assorbita dalla Meloni e dal radicalismo di Salvini".

Se le cose stanno così, in un certo senso sia la destra sia la sinistra finiscono per fare il vostro interesse. "L’importante è contro quale interesse stanno andando: contro quello del Paese".

Perché? "Quando si usano temi facendoli diventare divisivi, che siano l’immigrazione o i diritti, e si agitano come una clava elettorale, a rimetterci sono le soluzioni ai problemi concreti degli italiani".

È per questo, perché cioè nessuno dei due schieramenti fa gli interessi del Paese, che Calenda profetizza che chiunque vinca andrà in crisi entro sei mesi? "Italia sul serio vuol dire proprio questo: mettere al centro i problemi del Paese, rompendo questi due schieramenti che si autolegittimano sulle divisioni".

E quale sarebbe invece il modo di affrontare sul serio i problemi dell’Italia? "L’impoverimento delle famiglie e le difficoltà delle imprese a causa della crisi economica che avanza si affrontano con una sana gestione delle risorse del PNRR e con un piano di riforme vere".

Non rischiate però di essere schiacciati dalla logica del voto utile, brandita sia a sinistra sia a destra? "Invitare al voto utile significa chiedere di votare per noi".

Addirittura? "Il voto è utile per risolvere i problemi, non per amplificare lo scontro ideologico tra chi parla ancora di comunisti e fascisti".

Andiamo al sodo: dove piazzate l’asticella il 25 settembre? A partire da quale percentuale vi riterrete soddisfatti? "Quando siamo partiti con Calenda nella campagna elettorale a Roma venivamo accreditati al 6 per cento. Abbiamo chiuso al 20".

È quello il vostro obiettivo? "La nostra ambizione è irrompere in una campagna elettorale in cui la sinistra sta preparando l’opposizione e la destra già apparecchia la sua spartizione".

Insomma puntate a non far vincere nessuno per riconfermare Draghi. "Quando i candidati premier sono Meloni, Salvini, Letta e Conte come si fa a non augurarsi il successo della nostra campagna elettorale e la permanenza di Draghi?".

Torniamo alle liste elettorali: quale sarà il vostro metodo per scegliere i candidati? "Coinvolgere i tanti amministratori e le tante persone che si sono avvicinate a noi in queste settimane nelle quali è nata l’unica vera novità di questa campagna elettorale: un terzo polo che parte terzo ma che terzo non vuole restare".