Elly Schlein ed Emma Bonino

Roma, 26 settembre 2022 - È un Parlamento nuovo e pieno di assenze illustri quello che va a comporsi dopo il voto di ieri, e non soltanto per i nuovi numeri entrati in vigore da questa legislatura: 400 deputati e 200 senatori anziché i 630 alla Camera e i 315 al Senato di prima, con dunque due camere pressoché dimezzate. A questo si sommano infatti i risultati nei collegi uninominali che, sfida dopo sfida, hanno riservato non poche sorprese. Ecco le principali. Nuovo governo, il toto-ministri: per Salvini niente Viminale Emma Bonino, assente illustre Bandiera radicale, poi ministra, commissaria europea e soprattutto parlamentare, per Emma Bonino quella che va ad aprirsi sarà la prima legislatura che non la vede presente o con dei ruoli. Senatrice uscente, il suo collegio uninominale, Lazio 2, dove era candidata per il Centrosinistra al Senato, ha visto trionfare Lavinia Mennuni, consigliera comunale romana di Fratelli d'Italia, con il 36,6%. Seconda Bonino, appunto, che vince la sua sfida personale contro l'ex alleato Carlo Calenda (32,2% per l'ex radicale contro il 14,7% per il leader di Azione), ma non è bastato per vincere la sfida con la destra. Frasi pro Hitler: il caso di Calogero Pisano, eletto con Fratelli d'Italia Luigi Di Maio sconfitto dagli ex amici Anche per Luigi Di Maio, ex triumviro del Movimento 5Stelle, fuoriuscito prima di questa tornata elettorale in rotta con la scelta di Giuseppe Conte di mettere in discussione il governo Draghi, il posto in Parlamento è sfumato. L'ex leader pentastellato, oggi fondatore di Impegno Civico e con quel simbolo candidato all'uninominale alla Camera nel collegio di Napoli-Fuorigrotta 2 con il Centrosinistra, si è fermato al 25% delle preferenze, doppiato proprio dal candidato grillino Sergio Costa, ex carabiniere, già ministro dell'Ambiente con il governo Conte I. Casini ha la meglio su Sgarbi La sfida bolognese tra Pierferdinando Casini, candidato per la seconda volta come indipendente tra le file del centrosinistra, e Vittorio Sgarbi, il nome messo in campo dal Centrodestra per contrastarlo, alla fine non c'è stata affatto. Nonostante i primissimi risultati, forti di una maggiore velocità nello scrutinio dei seggi di provincia, avessero dato a sorpresa un netto vantaggio al critico d'arte, l'arrivo della cavalleria dem del comune di Bologna ha ribaltato il risultato su più attesi pronostici: oltre il 40% il primo, contro il 32% dello sfidante: è tra i risultati migliori ottenuti dal Pd, l'unico feudo che tiene, nonostante la candidatura di un indipendente moderato di lungo corso avesse fatto mugugnare la base dem. Fiano sconfitto da Rauti jr In un altro ex feudo di sinistra, per dire, a Sesto San Giovanni, ormai ex Stalingrado d'Italia, le cose sono andate diversamente, e così proprio nel comune della cintura milanese, considerato un collegio blindato, il dem Emanuele Fiano, figlio di un sopravvissuto ad Auschwitz, lascerà il Paerlamento dove siede dal 2006. Inutile il suo magro 30%: il seggio che gli era stato promesso in Senato andrà ad Isabella Rauti, figlia di Pino, ex segretario del Movimento Sociale Italiano. Torna Silvio Berlusconi, Pippo Civati resta fuori Il cavaliere, padre nobile di Forza Italia, aveva lasciato il Senato con disonore a legislatura ancora in corso, decaduto dal suo scranno in seguito alla sua condanna definitiva per frode fiscale. Per questo era ritenuta simbolica la sua candidatura proprio a Palazzo Madama. Ha vinto lui: tornerà in Senato dopo aver vinto la sfida all'uninominale con il 50,3% delle preferenze contro Federica Perella, assessore alla Cultura del Comune di Seregno. Stessa fortuna non ha avuto Pippo Civati, ex enfant prodige del Pd, poi fondatore di Possibile, quindi editore, convinto poi a rimettersi in partita come capolista al Plurinominale in Emilia-Romagna tra le file di Sinistra Italiana-Verdi. Civati era assente dalla Camera dal 2018, non fu rieletto dopo essersi candidato con Art. 1, e rimarrà fuori anche a questo giro, salvo sorprese: per lui nessun ritorno trionfale. Addio Marcucci, De Maria invece tiene Andrea Marcucci, senatore uscente del Pd, ieri sera è stato il primo ad ammettere la sua personale sconfitta: candidato nel collegio uninominale di Livorno al Senato, ha preso il 32.9% e al suo posto è passato il deputato leghista Manfredi Potenti della Lega. Un altro Andrea, questa volta De Maria, stesso partito, candidato all'uninominale a Carpi, dunque in posizione complicata perché fuori dalla sua Bologna di elezione, ha dovuto attendere tutta la notte in fibrillazione ma alla fine ha potuto festeggiare: manterrà sul filo di lana lo scranno in Parlamento che tiene dal 2013. Il candidato del Centrodestra, Giuseppe Galati, FdI, si è fermato solo uno 0,7% al di sotto di lui. Esce Cirinnà, entra Schlein Resta fuori dal Parlamento anche la pasionaria dei diritti delle donne e madre delle unioni civili, Monica Cirinnà, che già a inizio campagna elettorale aveva protestato per il collegio difficile che le era stato assegnato, il Lazio 4. Presentimento giusto (anche se poi nessun collegio sicuro si è rivelato tale), visto che, il suo nome si è fermato al 20,95 % più che bissato da quello di Ester Mieli, che ha totalizzato il 48,6%. Farà il suo ingresso trionfale alla Camera invece Elly Schlein, vicepresidente della Regione Emilia-Romagna, dov'era candidata come capolista del Plurinominale. Aveva scaldato i cuori nel comizio di chiusura dei dem qualche giorno fa in Piazza Ss. Apostoli e ha guadagnato il suo scranno in Parlamento, secondo qualcuno trampolino verso la segreteria Pd, dove è appena iniziata la resa dei conti.

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Roma, 26 settembre 2022 -&nbsp;È un Parlamento nuovo e pieno di assenze illustri quello che va a comporsi dopo il <a href="https://www.quotidiano.net/elezioni/elezioni-risultati-diretta-26-09-2022-1.8116714">voto di ieri</a>, e non soltanto per i nuovi numeri entrati in vigore da questa legislatura: 400 deputati e 200 senatori anziché i 630 alla Camera e i 315 al Senato di prima, con dunque due camere pressoché dimezzate. A questo si sommano infatti i risultati nei collegi uninominali che, sfida dopo sfida, hanno riservato non poche sorprese. Ecco le principali. 
<a data-img="/polopoly_fs/1.8117876!/httpImage/image.JPG_gen/derivatives/wide_680/image.JPG" data-img-alt="Matteo Salvini e Giorgia Meloni (Imagoeconomica)" data-img-thumb="/polopoly_fs/1.8117876!/httpImage/image.JPG_gen/derivatives/wide_325/image.JPG" data-polopoly-id="1.8117850" data-shortcode="true" data-type="article" href="https://www.quotidiano.net/elezioni/nuovo-governo-meloni-ministri-1.8117850" title="Nuovo governo, il toto-ministri: per Salvini niente Viminale">Nuovo governo, il toto-ministri: per Salvini niente Viminale</a> 
Emma Bonino, assente illustre 
Bandiera radicale, poi ministra, commissaria europea e soprattutto parlamentare, per Emma Bonino quella che va ad aprirsi sarà la prima legislatura che non la vede presente o con dei ruoli. Senatrice uscente, il suo collegio uninominale, Lazio 2, dove era candidata per il Centrosinistra al Senato, ha visto trionfare Lavinia Mennuni, consigliera comunale romana di Fratelli d'Italia, con il 36,6%. Seconda Bonino, appunto, che vince la sua sfida personale contro l'ex alleato Carlo Calenda (32,2% per l'ex radicale contro il 14,7% per il leader di Azione), ma non è bastato per vincere la sfida con la destra. 
<a data-img="/polopoly_fs/1.8118165!/httpImage/image.jpg_gen/derivatives/wide_680/image.jpg" data-img-alt="Calogero Pisano con Giorgia Meloni (Imagoeconomica)" data-img-thumb="/polopoly_fs/1.8118165!/httpImage/image.jpg_gen/derivatives/wide_325/image.jpg" data-polopoly-id="1.8118088" data-shortcode="true" data-type="article" href="https://www.quotidiano.net/elezioni/calogero-pisano-fratelli-d-italia-1.8118088" title="Frasi pro Hitler: il caso di Calogero Pisano, eletto con Fratelli d&amp;#39;Italia">Frasi pro Hitler: il caso di Calogero Pisano, eletto con Fratelli d'Italia</a> 
Luigi Di Maio sconfitto dagli ex amici 
Anche per&nbsp;<a href="https://www.quotidiano.net/elezioni/di-maio-fuori-dal-parlamento-1.8116780">Luigi Di Maio</a>, ex triumviro del Movimento 5Stelle, fuoriuscito prima di questa tornata elettorale in rotta con la scelta di Giuseppe Conte di mettere in discussione il governo Draghi, il posto in Parlamento è sfumato. L'ex leader pentastellato, oggi fondatore di Impegno Civico e con quel simbolo candidato all'uninominale alla Camera nel collegio di Napoli-Fuorigrotta 2 con il Centrosinistra, si è fermato al 25% delle preferenze, doppiato proprio dal candidato grillino Sergio Costa, ex carabiniere, già ministro dell'Ambiente con il governo Conte I. 
Casini ha la meglio su Sgarbi 
La sfida bolognese tra <a href="https://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/politica/risultati-senato-casini-sgarbi-1.8116230">Pierferdinando Casini</a>, candidato per la seconda volta come indipendente tra le file del centrosinistra, e <a href="https://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/politica/risultati-senato-casini-sgarbi-1.8116230">Vittorio Sgarbi</a>, il nome messo in campo dal Centrodestra per contrastarlo, alla fine non c'è stata affatto. Nonostante i primissimi risultati, forti di una maggiore velocità nello scrutinio dei seggi di provincia, avessero dato a sorpresa un netto vantaggio al critico d'arte, l'arrivo della cavalleria dem del comune di Bologna ha ribaltato il risultato su più attesi pronostici: oltre il 40% il primo, contro il 32% dello sfidante: è tra i risultati migliori ottenuti dal Pd, l'unico feudo che tiene, nonostante la candidatura di un indipendente moderato di lungo corso avesse fatto mugugnare la base dem. 
Fiano sconfitto da Rauti jr 
In un altro ex feudo di sinistra, per dire, a Sesto San Giovanni, ormai ex Stalingrado d'Italia, le cose sono andate diversamente, e così proprio nel comune della cintura milanese, considerato un collegio blindato, il dem Emanuele Fiano, figlio di un sopravvissuto ad Auschwitz, lascerà il Paerlamento dove siede dal 2006. Inutile il suo magro 30%: il seggio che gli era stato promesso in Senato andrà ad Isabella Rauti, figlia di Pino, ex segretario del Movimento Sociale Italiano. 
Torna Silvio Berlusconi, Pippo Civati resta fuori 
Il <a href="https://www.quotidiano.net/elezioni/berlusconi-forza-italia-1.8116087">cavaliere</a>, padre nobile di Forza Italia, aveva lasciato il Senato con disonore a legislatura ancora in corso, decaduto dal suo scranno in seguito alla sua condanna definitiva per frode fiscale. Per questo era ritenuta simbolica la sua candidatura proprio a Palazzo Madama. Ha vinto lui: tornerà in Senato dopo aver vinto la sfida all'uninominale con il 50,3% delle preferenze contro Federica Perella, assessore alla Cultura del Comune di Seregno. Stessa fortuna non ha avuto Pippo Civati, ex enfant prodige del Pd, poi fondatore di Possibile, quindi editore, convinto poi a rimettersi in partita come capolista al Plurinominale in Emilia-Romagna tra le file di Sinistra Italiana-Verdi. Civati era assente dalla Camera dal 2018, non fu rieletto dopo essersi candidato con Art. 1, e rimarrà fuori anche a questo giro, salvo sorprese: per lui nessun ritorno trionfale. 
Addio Marcucci, De Maria invece tiene 
Andrea Marcucci, senatore uscente del Pd, ieri sera è stato il primo ad ammettere la sua personale sconfitta: candidato nel collegio uninominale di Livorno al Senato, ha preso il 32.9% e al suo posto è passato il deputato leghista Manfredi Potenti della Lega. Un altro Andrea, questa volta De Maria, stesso partito, candidato all'uninominale a Carpi, dunque in posizione complicata perché fuori dalla sua Bologna di elezione, ha dovuto attendere tutta la notte in fibrillazione ma alla fine ha potuto festeggiare: manterrà sul filo di lana lo scranno in Parlamento che tiene dal 2013. Il candidato del Centrodestra, Giuseppe Galati, FdI, si è fermato solo uno 0,7% al di sotto di lui. 
Esce Cirinnà, entra Schlein 
Resta fuori dal Parlamento anche la pasionaria dei diritti delle donne e madre delle unioni civili, Monica Cirinnà, che già a inizio campagna elettorale aveva protestato per il collegio difficile che le era stato assegnato, il Lazio 4. Presentimento giusto (anche se poi nessun collegio sicuro si è rivelato tale), visto che, il suo nome si è fermato al 20,95 % più che bissato da quello di Ester Mieli, che ha totalizzato il 48,6%. Farà il suo ingresso trionfale alla Camera invece Elly Schlein, vicepresidente della Regione Emilia-Romagna, dov'era candidata come capolista del Plurinominale. Aveva scaldato i cuori nel comizio di chiusura dei dem qualche giorno fa in Piazza Ss. Apostoli e ha guadagnato il suo scranno in Parlamento, secondo qualcuno trampolino verso la segreteria Pd, dove è appena iniziata la resa dei conti.

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