L'alfabeto di Enrico Letta: da Scegli a campo largo

Un leader in cinque parole. Le card diventate presto una parodia

Ogni leader ha un suo alfabeto di riferimento, ognuno almeno cinque parole che lo descrivono. Ecco quelle di Enrico Letta.

Scegli

Il poco tempo a disposizione permette ai leader di dare il peggio di sé. Tra chi sbarca su TikTok e chi sembra uscito da una pagina satirica di Facebook, la classe dirigente è caccia di voti a colpi di meme. Come Enrico Letta con le sue card ('Scegli') diventate presto una parodia. Fra le varie cose che insegna la lettura di Topolino ce n’è una di comunicazione: le parodie si fanno sui grandi classici. Se l’obiettivo di una campagna elettorale improntata alla polarizzazione esasperata è diventare immediatamente una parodia e non già un classico, pare evidente che ci sia un problema politico più che di comunicazione.

Campo largo

Letta ci aveva sperato. Aveva sperato cioè che Carlo Calenda ci cascasse. Alla fine però il 'campo largo' da Fratoianni a Calenda non è nato e con l’addio dell’ex ministro dello Sviluppo Economico alla coalizione cosiddetta progressista, al segretario del Pd non rimane che crogiolarsi con la sinistra-centro. Letta è dunque rimasto in compagnia di Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli, Emma Bonino e Luigi Di Maio. Non hanno voti ma hanno posti da occupare. In più c’è da cercare un equilibrio fra le istanze riformiste del Pd, rimaste orfane di rappresentanza da quando se n’è andato Matteo Renzi, e la sinistra che domina il partito, da Goffredo Bettini a Peppe Provenzano. I quali possono legittimamente festeggiare per la dipartita politica dell’ex ministro dello Sviluppo Economico. "Ho ascoltato Carlo Calenda. Mi pare da tutto quel che ha detto che l’unico alleato possibile per Calenda sia Calenda", ha provato a giustificarsi Letta. Calenda d’altronde era disposto a tutto, ma non a confondersi con chi ha sempre votato la sfiducia al governo Draghi, è contro i rigassificatori e contro l’invio delle armi (e, nel caso di Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana, con chi è contrario anche all’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato). Alla fine anche il leader di Azione ha scelto.

Salario minimo

Anche il Pd, come il M5s, propone il salario minimo: "Dobbiamo dire basta al precariato, al lavoro povero e al lavoro nero, intervenendo drasticamente sulle diverse cause che alimentano i processi di una disuguaglianza radicata, diffusa e inaccettabile", dice il programma di Enrico Letta. "Vogliamo applicare al più presto in Italia il salario minimo previsto dalla Direttiva europea, riprendendo il percorso interrotto da chi ha fatto cadere il governo Draghi, proprio alla vigilia della sua possibile approvazione". I Cinque stelle però ironizzano: "Dopo aver ostacolato la nostra proposta di legge in Parlamento, con l’inizio della campagna elettorale il Partito democratico ha riscoperto il salario minimo. ‘Una misura prioritaria’ per Pd e per Letta. E cosa ne pensano l’ex leader della Cgil, Susanna Camusso, e Annamaria Furlan, già segretaria generale della Cisl? Ambedue sono candidate nel Pd e in passato hanno detto cose molto chiare in proposito".

La destra

Enrico Letta almeno non dice "le destre" come certi suoi compagni di partito. Dice però "la destra" a sottolineare la natura estremista dell’avversario. Quindi destra-centro anziché centro-destra. Potranno sembrare questioni di lana caprina, ma dal punto di vista comunicativo il segretario del Pd ha scelto di polarizzare lo scontro. In questo modo peraltro individua il vero avversario della coalizione: non Matteo Salvini, ma Giorgia Meloni. Con cui, va detto, Letta per un anno ha fatto un gioco di sponda. I risultati però per ora non si vedono. Se non a vantaggio di Meloni.

Transizione

Nel programma del Pd la parola "transizione" (ecologica) compare in 37 pagine. "La transizione ecologica rappresenta una grandissima occasione per ammodernare l’Italia e reindirizzarne la traiettoria di sviluppo in uno scenario di sostenibilità. La sfida della lotta al cambiamento climatico non deve essere combattuta in chiave difensiva. Dobbiamo al contrario avere la forza di operare un cambio di paradigma, per costruire un modello che guardi agli interessi non solo dei singoli attori economici, ma della comunità nel suo complesso, di oggi e delle future generazioni". È il nuovo cavallo di battaglia trasversale, visto che ne parlano tutti, da Luigi Di Maio a Conte. Affollamento ecologico?