Elezioni, i democratici tornano progressisti. Letta studia l’alleanza variabile

Accordo allargato ma senza foto di gruppo. Solo intese singole. Restano i veti incrociati, rebus Calenda

Il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta (Ansa)

Il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta (Ansa)

Roma, 24 luglio 2022 - E dunque, il "Fronte democratico e progressista" è nato. Al netto del fatto che evoca brutti ricordi (l’Alleanza dei Progressisti di Occhetto del 1994), ieri lo ha descritto così il segretario dem, Enrico Letta, in un’intervista rilasciata a Repubblica. Il problema, sia sul piano politico sia elettorale, è se sarà anche un Fronte repubblicano, come dice Carlo Calenda, o un’"Unione repubblicana". Come la declina un fresco approdato in Azione, con la Gelmini, il ministro ex FI Renato Brunetta. Il quale, ieri, ha ripescato "l’appello ai liberi e forti" del 1919 con cui don Sturzo fondò il Ppi, secondo cui si andrebbe oltre i modelli Progressisti 1994 e pure Unione 2006, e più vicini al modello “Aventino“ che, nel 1924, si oppose a Mussolini. Il nemico da battere, cioè, sarebbe “il fascismo“. In ballo, del resto, ci sono le chanche di pareggio, se non di vittoria, in più collegi uninominali possibili, mentre invece, nel proporzionale, vale il vecchio adagio dell’ognun per sé e Dio per tutti.

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Ad ora, la sola cosa certa è il listone del Pd. Si chiamerà Democratici e Progressisti, il simbolo sarà quello del Pd-Pse, dentro saranno inglobati Articolo 1 (segretario Roberto Speranza), il Psi (segretario, Enzo Maraio), e Demos (in pratica, è la Comunità di Sant’Egidio). A loro, il Pd dovrà fare largo, cedendo seggi, sia nei collegi sia nel proporzionale. La seconda gamba è la lista che, sotto l’egida del sindaco di Milano, Beppe Sala, riunirà Ipf di Luigi Di Maio ("con lui il dialogo è aperto", dice Letta), molti sindaci di città importanti, la società civile (Agorà, associazioni, ecc.), parlamentari di partiti minori in fuga dai loro partiti, tra cui di Iv. E Renzi – che ha lanciato il simbolo di una "R" rovesciata (Riformisti) e i suoi? A oggi, pare di no, ma l’ultima parola non è stata ancora scritta.

Terza gamba, i rosso-verdi di Nicola Fratoianni (SI) e Angelo Bonelli (Verdi) che alcuni sondaggi quotano al 4% e invece altri vedono già più bassi. Manca, appunto, solo la quarta gamba, quella di Azione di Carlo Calenda e +Europa di Bonino, che si porta in dote anche gli ex ministri azzurri (Gelmini, Brunetta e, forse, ma ancora riflette, la Carfagna). Letta – che dei ministri ex azzurri loda "il grande coraggio", non cita mai Renzi (né Toti, se è per questo) – dice, invece, di Calenda che "di tutti i protagonisti possibili, è il più consistente". Quindi, per Letta, è un “sì“. Ma Calenda cosa vuol fare, invece? Oggi, alla Stampa estera, Azione presenta il suo programma. "Ci devono dare risposte sui nostri 14 punti, ma su tutti-tutti", dicono i Calenda boys che tifano per la corsa in solitaria. Tra i 14 punti, c’è pure il nucleare. La bicicletta rosso-verde neppure lo vuol sentire nominare (il nucleare, e pure Calenda), a Calenda fanno schifo (li chiama "frattaglie di straccioni").

Insomma, la partita è ancora tutta aperta, ma nel Pd avrebbero trovato come quadrare il cerchio: "Nessuna foto di gruppo, nessun tavolo comune, nessun caravanserraglio modello Unione. Accordi singoli con tutti quelli che ci stanno per andare insieme nei collegi: tanti simboli e un candidato". Si decide tutto nella Direzione del Pd di domani. Stavolta, però, tempus fugit. Le urne incombono.

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