Mercoledì 24 Aprile 2024

Elezioni, una lettera al giorno: I come IO

Finiti i partiti classici, eccezion fatta per il Pd siamo nell'era dei partiti personali. Dove l'ego conta fortissimo. Ne sanno qualcosa Berlusconi, Calenda e Renzi

Il leader di Azione Carlo Calenda (ANSA)

Il leader di Azione Carlo Calenda (ANSA)

L’ego. Questa è una delle campagne elettorali più ‘egotiche’ di sempre. D'altra parte, in epoca di partiti personali, è un po' lo sbocco obbligato, e il solo Pd fa davvero eccezione (lì vige la regola che vale prima la "comunità". Al netto di un Silvio Berlusconi che, impavido, nei giorni scorsi è sbarcato su Tik Tok per fare un appello ai ‘giovani’, ma di fatto per ribadire che Forza Italia è lui e solo lui, quelli che sicuramente sono sotto i riflettori perché non perdono occasione di orientarsi immancabilmente verso la ‘luce’ dei media sono Carlo Calenda e Matteo Renzi, leader ‘carismatici’ consapevoli che le parabole dei ‘carismatici’, appunto, è roba sciabile e che una volta persa, non la si riconquista più. Ecco, quindi che, consapevoli dei rischi, si sono alleati, anche se gli elettori - va detto - sembrano in attesa di vedere quando ci sarà il botto tra i due, inevitabile quando le personalità sono così ipertrofiche da non consentire ombre di alcun genere, figurarsi quella di un ‘alleato’. Botto che al momentol non c'è stato, anche perché Renzi ha accettato di assumere (e per il momento) mantenere un ruolo uyn po' defilato. Cosa abbastanza anomale per lui (come si cambia....)

Per capire i caratteri - pardon, gli ‘ego’ - di Calenda e Renzi è soprattutto significativo il caso Lucca dove entrambi hanno appoggiato Alberto Veronesi, che al primo turno ha raccolto il 3,65% grazie al sostegno di Italia Viva e Azione. Ma quando al ballottaggio Veronesi, figlio del compianto oncologo, ha scelto di appoggiare Mario Pardini, l’aspirante sindaco del centrodestra che nel frattempo si era apparentato con i neofascisti di Casapound e con i no green pass, sono volati gli stracci. Calenda si è dato alla rissa social. «Sembrava una persona seria, è un incapace», meritandosi una replica al vetriolo: «Voleva piazzare un suo in giunta come al mercato dei capponi». Renzi, invece, è evaporato. Prima ancora c’erano state Milano e Roma e la storia non è finita bene in nessuno dei due casi. Insomma, la cronaca non gioca a favore di una resistenza ‘di coppia’ post elettorale. Perchè, come dice il vecchio proverbio, quando sono “troppi galli a cantare, non si fa mai giorno”. Soprattutto, si combina politicamente molto poco.