Chiara Ferragni contro la Meloni: "Nelle Marche governate da FdI impossibile abortire"

L'influencer si schiera nella campagna elettorale con un post su Instagram: "Se la Destra vince le elezioni questa politica rischia di diventare nazionale". La replica del partito: "L'influencer si informi"

Chiara Ferragni (Imagoeconomica)

Chiara Ferragni (Imagoeconomica)

Milano, 24 agosto 2022 - Un invito a non votare Meloni, esplicito, anche se 'nascosto' fra le storie Instagram. Chiara Ferragni si schiera in vista delle elezioni del 25 settembre chiamando in causa il 'caso Marche'. Nella regione che governa, "Fratelli d'Italia ha praticamente reso impossibile abortire - scrive l'influencer -. Una politica che rischia di diventare nazionale se la Destra vince le elezioni". Poi l'appello: "Ora è il nostro tempo di agire e fare sì che queste cose non accadano". Ieri per l'appunto Giorgia Meloni era ad Ancona per aprire la campagna elettorale: non è un caso che l'intervento della Ferragni arrivi poche ore dopo.

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Il post di Chiara Ferragni in una story su Instagram
Il post di Chiara Ferragni in una story su Instagram

Aborto nelle Marche, cos'ha scritto il Guardian

Alla questione marchigiana due giorni fa dedicava un articolo il quotidiano britannico The Guardian, che spiegava come "una delle prime mosse del consiglio regionale sia stata stata quella di non applicare una misura del ministero della Salute, introdotta lo scorso anno, che permette alle cliniche, non solo agli ospedali, di fornire la pillola abortiva". Non solo: "Mentre la politica nazionale prevede che gli aborti possano essere effettuati fino a nove settimane di gravidanza, nelle Marche il limite è di sette settimane". Il Guadian sottolinea anche come il "laboratorio Marche" rischia di essere esteso all'Italia intera in caso di vittoria di un governo a guida Meloni.

Il Pd ringrazia Ferragni: un faro sulle Marche

Il post dell'imprenditrice da 30 milioni di follower è stato ripreso da esponenti del Partito democratico. La deputata marchigiana Alessia Morani ringrazia la Ferragni perché "accende un faro sulle Marche governate da Fdi. Sono due anni che portiamo avanti questa battaglia da sole nell'indifferenza dei più'".

Le fa eco il deputato dem e Commissario regionale del Pd, Alberto Losacco, che spiega: "In una regione con un altissimo numero di medici obiettori, la Giunta regionale ha scelto di non recepire le direttive nazionali del 2020 sulla pillola abortiva, dicendo che qui nascono pochi bambini e che la natalità viene prima del diritto di scelta delle donne". Le Marche come il Texas, dice Losacco: "Questa Regione che la Meloni indica come modello per il Paese, è un laboratorio dei diritti negati, proprio come il Texas, come l'Ungheria di Orban. Chiara Ferragni ha ragione da vendere". 

La replica di Fratelli d'Italia

Giorgia Meloni in passato ha definito l'aborto "un fallimento", anche se ha dichiarato che l'abolizione della legge sull'aborto in Italia (194) non è nella sua agenda politica.

La replica di Fratelli d'Italia alla Ferragni è affidata a Isabella Rauti, responsabile del dipartimento famiglia di Fdi ed Eugenia Roccella candidata nelle liste di Fratelli d'Italia: "Se la stampa e le influencer vogliono occuparsi seriamente dell'aborto nella regione Marche, dovrebbero informarsi sulla base dei dati e consultare le relazioni annuali al Parlamento sulla legge 194.- scrivono in una nota congiunta -. Per esempio, leggendo l'ultima firmata dal ministro Speranza si evince che nelle Marche l'offerta del cosiddetto servizio di Ivg è di gran lunga superiore a quella nazionale: le interruzioni volontarie di gravidanza, possono essere effettuate nel 92,9% delle strutture sanitarie mentre la media italiana è del 62%".

"Per quanto riguarda gli obiettori, il numero di aborti a carico dei medici non obiettori è 0,8 aborti a settimana, non sembra quindi che l'obiezione di coscienza, diritto civile previsto dalla legge 194, sia un ostacolo. Per quanto riguarda il cosiddetto 'aborto chimico' (pillola RU486), invece, va ricordato che le linee guida del Ministero non sono vincolanti (infatti l'Emilia Romagna ne ha sempre avute di proprie, diverse da quelle nazionali); e soprattutto che quelle attuali, emanate dal ministro Speranza, non rispettano la stessa legge 194, quando prevedono che l'aborto possa essere effettuato nei consultori ovvero fuori dalle strutture ospedaliere. È doveroso ricordare anche che la pillola Ru486 è un aborto più economico per il servizio sanitario ma più pericoloso per la salute delle donne, considerati i numerosi effetti collaterali e una mortalità più alta, come emerge dalla letteratura scientifica in materia". 

Le attiviste: "Situazione denunciata da anni sia con la sinistra sia con la destra"

Con l'influencer concordano le femministe di 'Non una di meno', che hanno manifestato davanti alla Regione il 21 settembre 2021, Giornata Internazionale dell'Aborto sicuro. "È una situazione che denunciamo da anni, da quando c'era il governo di centrosinistra e che negli ultimi due anni, con il governo di centrodestra, si è ulteriormente accentuata", dice l'attivista Marte Manca. Che stima l'obiezione di coscienza, a seconda delle strutture ospedaliere, "tra il 70% e il 100%". 'Non una di meno' torna alla carica anche sulla "mancata applicazione delle linee di indirizzo ministeriali per la Ru486, non recepite nelle Marche" dove la pillola abortiva non viene somministrata nei consultori. Una scelta accompagnata da proteste e polemiche all'inizio del 2021, soprattutto quando il capogruppo di Fdi in Consiglio regionale parlò di "sostituzione etnica" e definì quella per l'aborto "una battaglia di retroguardia".