Mercoledì 24 Aprile 2024

Liste centrodestra, si tratta a oltranza. In Basilicata il nodo Casellati

Bernini correrebbe in Veneto, Lotito in Molise. Ma i territori non ci stanno. Sgarbi a Bologna nello scontro diretto con Casini. Tajani: "Ma oggi si chiude"

Maria Elisabetta Casellati, presidente del Senato

Maria Elisabetta Casellati, presidente del Senato

Roma, 21 agosto 2022 - Montavano silenziosamente da giorni. Alla fine, le tensioni dentro Forza Italia sono esplose fragorosamente rendendo impossibile chiudere le liste. Se ne riparlerà oggi. Questo almeno promette il coordinatore nazionale, Antonio Tajani: "Entro domenica chiudiamo". A rallentare la marcia ha contribuito il funerale di Niccolò Ghedini al quale ha preso parte lo stato maggiore azioni, con l’eccezione di Berlusconi. "Troppo coinvolto emotivamente", spiegano. Ma il vero ostacolo è la penuria di posti sicuri, e la necessità di tagliare teste non solo dei peones ma anche di notabili.

Tutto può cambiare fino all’ultimo minuto. Intanto, però, l’incendio divampa soprattutto intorno al caso della Basilicata: è stata paracadutata qui, nel collegio uninominale la presidente uscente del Senato, Elisabetta Casellati. Elezione sicura, ma quel posto è stato ’scippato’ a Giuseppe Moles, coordinatore regionale nonché sottosegretario all’editoria. La controproposta? Capolista nel proporzionale ma è lui il primo a considerare l’elezione una missione impossibile. E non lo ha mandato a dire a Tajani. "Non ci posso stare". Ma non è solo il diretto interessato – che pure convince i candidati nelle liste proporzionali ad accettare "comunque" candidatura di servizio – il partito lucano insorge e rumoreggia. "Moles ha portato FI dal 4 al 12,5%, la Basilicata merita rispetto", sbotta il consigliere regionale Gerardo Bellettieri. E, con gli eletti locali, scrive al coordinatore azzurro di ripensarci.

La Casellati avrebbe preferito di gran lunga lasciare il posto a Moles per correre nel suo Veneto. E ha considerato un affronto la scelta di destinare quel seggio alla capogruppo al Senato Anna Maria Bernini. Il coordinatore regionale, Michele Zuin dà l’okay allo scambio, non così il suo vice, Dario Bond forzista che prepara le valigie. "Non ho ancora ufficializzato la decisione, ma lascerò FI". Rivolta anche in Molise dove l’idea di paracadutare il presidente della Lazio, Claudio Lotito, non piace ai funzionari locali: gli porta via un seggio buono. La fibrillazione è più diffusa perché i sacrificati saranno ovunque: Francesco Giro sorbisce l’amaro calice con eleganza: "Dopo 25 anni è arrivato il momento di fare un passo indietro". Condannata anche Gabriella Giammanco, e in bilico, ma più di là che di là, anche Deborah Bergamini e Sestino Giacomoni. In lista ci saranno, ma con elezione che definire incerta è peccare di ottimismo.

Tra le candidature di peso, ecco Sgarbi a Bologna in una sfida diretta per Palazzo Madama con Pier Ferdinando Casini. ll duello più importante sarebbe però quello che vagheggiano in via della Scrofa: Giulio Tremonti verrà candidato nel collegio per il Senato di Milano centro e lo stato maggiore di FdI spera che il Pd abbia il coraggio di contrapporgli capolista nel proporzionale. Gli elettori sarebbero chiamati a scegliere tra due persone che incarnano concezioni opposte della politica economica. Nel partito di Giorgia Meloni quasi non si registrano tensioni tanti sono i posti a disposizione. In compenso è iniziata la battaglia ben più dura che si scatenerà dopo il voto: quella per la formazione del governo. Guido Crosetto non è candidato ma in pole position per un dicastero. "Nulla è scontato", sibila un alto dirigente. Ultimo enigma da sciogliere dove sceglierà di candidarsi Giorgia Meloni: una decisione non c’è ma ieri sembrava orientata a correre all’Aquila.

E il terzo Polo? Renzi si presenta per il Senato in Toscana, Lombardia, Campania e Puglia, la Boschi per la Camera in Calabria, Ettore Rosato in Friuli Venezia Giulia. Ripescato in extremis Marcello Pittella, che lascia il Pd per Azione, e sarà candidato in Basilicata. Ma la sfida più significativa sarà quella di Roma, e Calenda non ha alcuna intenzione di circoscrivere lo scontro a una faccenda privata tra lui e l’ex alleata Emma Bonino. Così, schiaccia la palla offerta dal caso Ruberti: "È un’ occasione per sconfiggere il truce sistema di potere della destra e del Pd".