Caterina Cerroni, molisana di Agnone, 31 anni, cordinatrice nazionale dei Giovani del Pd, è tra i cinque under 35, candidati da Letta con la concreta speranza di entrare in Parlamento.
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Prima un documento di protesta dei giovani Pd, poi un ribollire di note locali contro i catapultati. Alla fine non è poco quello che avete ottenuto?
"Prima del nostro documento il tema dei giovani nel Pd era assente".
Senza protesta, anche i quattro moschettieri sarebbero stati tagliati?
"Senza alzare la voce, saremmo stati sacrificati ancora una volta".
Come lo spiega?
"Da una parte il contesto in cui si è lavorato è stato drammatico a causa del taglio dei parlamentari. Dall’altra il risultato atteso è molto più incerto che in passato. Quindi gli spazi sono pochi e, in questi casi, si sacrifica il rinnovamento, giustificandolo con l’allargamento della coalizione".
Che cosa ha detto a Letta quando gli ha prospettato le candidature under 35?
"Che non ci stavamo a fare né gli schiavi volontari né essere messi in lista senza speranza di elezione".
I catapultati da una parte all’altra dell’Italia rappresentano un problema, la gente li rimbalza e non va a votare. Cosa ne pensa?
"Occorre un equilibrio tra rappresentanza territoriale e politica".
Franceschini e Furlan in Campania, la friulana Serracchiani in Piemonte: hanno poco da spartire con il territorio?
"Franceschini è una figura nazionale, un ministro, può essere una spinta per la lista…".
Lo vada a dire ai giovani piddini campani.
"Lo so, lo so, ma in Campania abbiamo strappato Marco Sarracino come capolista, sarà lui l’equilibrio tra territorio e catapultati".